Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Elisa Iacobellis
in Poesie (Poesie d'Autore)

Quasi fuori dal cielo

Quasi fuori dal cielo ormeggia tra due montagne la metà della luna.
Roteante, vagabonda notte, quella che scava gli occhi.
Chissà quante stelle triturate nella pozzanghera! Fa una croce a lutto tra le mie ciglia, fugge.
Fucina di metalli azzurri, notti di lotte silenziose,
il mio cuore gira come un volano impazzito.
Bimba venuta da lontano, da tanto lontano qui condotta,
folgora a volte il suo sguardo sotto il cielo.
Piagnisteo, tempesta, mulinello di furia,
incrocia sul mio cuore senza fermarti.
Vento dei sepolcri, travolge, distruggi disperdi la tua radice sonnolenta.
Sradica i grandi alberi sulla sua opposta riva.
Eppure tu, bimba chiara, domanda di fumo, spiga.
Era colei che formava il vento con foglie brillanti.
Oltre le montagne notturne, giglio bianco d'incendio,
oh nulla posso dire! Era fatta di tutte le cose.
Angoscia che mi hai aperto il petto a coltellate,
è ora di seguire un'altra strada, dove lei non sorrida.

Temporale che ha sepolto le campane, torbido fermento di burrasche
perché toccarla ora, perché intristirla?

Ah seguire il cammino che si allontana da tutto,
dove non stia già aspettando l'angoscia, la morte, l'inverno
con i suoi occhi tra la rugiada.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Francesca Fontana
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io

    Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io
    fossimo presi per incantamento,
    e messi in un vasel ch'ad ogni vento
    per mare andasse al voler vostro e mio,

    sì che fortuna od altro tempo rio
    non ci potesse dare impedimento,
    anzi, vivendo sempre in un talento,
    di stare insieme crescesse 'l disio.

    E monna Vanna e monna Lagia poi
    con quella ch'è sul numer de le trenta
    con noi ponesse il buono incantatore:

    e quivi ragionar sempre d'amore,
    e ciascuna di lor fosse contenta,
    sì come i' credo che saremmo noi.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Marianna Mansueto
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      "Addormentarsi adesso
      svegliarsi tra cento anni, amor mio..."

      "No,
      non sono un disertore.
      Del resto, il mio secolo non mi fa paura
      il mio secolo pieno di miserie e di scandali
      il mio secolo coraggioso grande ed eroico.
      Non ho mai rimpianto d'esser venuto al mondo troppo presto
      sono del ventesimo secolo e ne son fiero.
      Mi basta esser là dove sono, tra i nostri,
      e battermi per un mondo nuovo..."
      "Tra cento anni, amor mio..."
      "No,
      prima e malgrado tutto.
      Il mio secolo che muore e rinasce
      il mio secolo
      i cui ultimi giorni saranno belli
      la mia terribile notte lacerata dai gridi dell'alba
      il mio secolo splenderà di sole, amor mio
      come i tuoi occhi..."
      Vota la poesia: Commenta
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Pioggia

        Un'orchestra sinfonica.
        Scoppia un temporale,
        stanno suonando un'ouverture di Wagner
        la gente lascia i posti sotto gli alberi
        e si precipita nel padiglione
        le donne ridendo, gli uomini ostentatamente calmi,
        sigarette bagnate che si buttano via,
        Wagner continua a suonare, e poi sono tutti
        al coperto. Vengono persino gli uccelli dagli alberi
        ed entrano nel padiglione e poi c'è la Rapsodia
        Ungherese n. 2 di Lizst, e piove ancora, ma guarda,
        un uomo seduto sotto la pioggia
        in ascolto. Il pubblico lo nota. Si voltano
        a guardare. L'orchestra bada agli affari
        suoi. L'uomo siede nella notte nella pioggia,
        in ascolto. Deve avere qualcosa che non va,
        no?
        È venuto a sentire
        la musica.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Elisa Iacobellis
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Giochi ogni giorno...

          Giochi ogni giorno con la luce dell'universo.
          Sottile visitstrice, giungi nel fiore e nell'acqua.
          Sei più di questa bianca testina che stringo
          come un grapolo tra le mie mani ogni giorno.

          A nessuno rassomigli da che ti amo.
          Lasciami stenderti tra le ghirlande gialle.
          Chi scrive il tuo nome a lettere di fumo tra le stelle del sud?
          Ah lascia che ricordi come eri allora, quando ancora non esistevi.

          Improvvisamente il vento ulula e sbatte la mia finestra chiusa.
          Il cielo è una rete colma di pesci cupi.
          Qui vengono a finire i venti, tutti.
          La pioggia si denuda.

          Passano fuggendo gli uccelli.
          Il vento. Il vento.
          Io posso lottare solamente contro la forza degli uomini.
          Il temporale solleva in turbine foglie oscure
          e scioglie tutte le barche che iersera s'ancorarono al cielo.

          Tu sei qui. Ah tu non fuggi.
          Tu mi risponderai fino all'ulitmo grido.
          Raggomitolati al mio fianco come se avessi paura.
          Tuttavia qualche volta corse un'ombra strana nei tuoi occhi.

          Ora, anche ora, piccola mi rechi caprifogli,
          ed hai persino i seni profumati.
          Mentre il vento triste galoppa uccidendo farfalle
          io ti amo, e la mia gioia morde la tua bocca di susina.

          Quanto ti sarà costato abituarti a me,
          alla mia anima sola e selvaggia, al mio nome che tutti allontanano.
          Abbiamo visto ardere tante volte l'astro baciandoci gli occhi
          e sulle nostre teste ergersi i crepuscoli in ventagli giranti.

          Le mie parole piovvero su di te accarezzandoti.
          Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata.
          Ti credo persino padrona dell'universo.
          Ti porterò dalle montagne fiori allegri, copihues,
          nocciole oscure, e ceste silvestri di baci.
          Voglio fare con te
          ciò che la primavera fa con i ciliegi.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            La Guazza

            Laggiù, nella notte, tra scosse
            d'un lento sonaglio, uno scalpito
            è fermo. Non anco son rosse
            le cime dell'Alpi.
            Nel cielo d'un languido azzurro,
            le stelle si sbiancano appena:
            si sente un confuso sussurro
            nell'aria serena.
            Chi passa per tacite strade?
            Chi parla da tacite soglie?
            Nessuno. È la guazza che cade
            sopr'aride foglie.
            Si parte, ch'è ora, né giorno,
            sbarrando le vane pupille;
            si parte tra un murmure intorno
            di piccole stille.
            In mezzo alle tenebre sole,
            qualcuna riluce un minuto;
            riflette il tuo Sole, o mio Sole;
            poi cade: ha veduto.
            Vota la poesia: Commenta