Poesie d'Autore


Scritta da: Mariella Buscemi
in Poesie (Poesie d'Autore)
Ora che sono fachiro inconcludente
sulle lastre fredde dell'anima dissolta
_ disciolta è la neve
che nera s'appresta a salire
dai cieli bassi
dai nervi come abissi
dai miei tremori come collassi.

Selenica la mia pelle
trasfigura
s'inserisce a goccia
tra i seni grandi
e le gole arse
e segna ellissi nel tempo futuro
che fa morsa e morde
rigira l'iperbole
a ciò che è stato.

Quanto era vanto essere bella.
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    Scritta da: Antonio Prencipe
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    E lì cucivo un sorriso

    "La paura s'impara" disse il respiro
    straziato di una gazzella ferita.
    Ci vuole coraggio per aver paura.
    E pensare a quando mio padre
    guardandomi moriva un po' di più,
    a quando mi chiese: "come stai?"
    e un "lasciami morire ti prego"
    in pieno volto gli squarciò il pianto.
    Non ho mai avuto paura
    lo sanno anche le mie labbra
    tra sangue e sperma affogate.
    Tra pugni e carezze spaccate.
    Tra bestemmie e parole d'amore
    sono state violentate, abusate.
    Tra preghiere di preti nudi a elemosinar
    orgasmi masturbate, come un povero
    Gesù Cristo umiliate.
    Non ho mai avuto paura
    e l'ho detto anche a lei.
    Mentre moriva e li cucivo un sorriso
    ai suoi pezzi di faccia rimasti
    come cemento sull'asfalto gelato.
    Eppure l'ho vista
    era il pane appena sfornato
    dal sangue ben allattato,
    era l'unghia incarnita di un mare
    rimasto nel bianco di un sasso spezzato,
    era la mia pelle scura stracciata dal vento.
    Bisogna saper amare per aver paura.
    E ne avevo bisogno per sentirmi vivo
    per non possedere l'odore che mi rese
    così meno fragile.
    Composta martedì 24 dicembre 2013
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      Scritta da: Gabriella Stigliano
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      L'angelo

      Sognai un sogno! Che vorrà mai dire?
      Regina ero, e vergine,
      guardata da un buon angelo:
      pena senza perché mai non s'inganna!

      Piangevo notte e giorno le mie lacrime,
      e lui me le asciugava;
      giorno e notte piangevo
      celandogli la gioia del mio cuore.

      Così sulle sue ali volò via;
      il mattino arrossì;
      io il pianto mi asciugai,
      e i miei timori armai di scudi e lance.

      Egli presto tornò: mai mi ero armata,
      così che tornò invano;
      gioventù era passata,
      e grigie chiome stavan sul mio capo.
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        Scritta da: Gabriella Stigliano
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Il giardino d'amore

        Nel giardino d'amore un giorno entrai,
        e vidi cosa mai veduta prima:
        una cappella eretta proprio al centro
        del prato ove ero solito giocare.

        Essa aveva cancelli ben sprangati,
        "tu non devi", era scritto sulla soglia;
        io al giardino d'amore mi rivolsi,
        che tanti fiori aveva generato;

        io lo vidi di tombe tutto ingombro,
        ed al posto dei fiori v'eran lapidi;
        e preti neri intorno, ad imbrogliare
        tra spini i miei piaceri e desideri.
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          Scritta da: dantino
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          (Per mio padre) Campo di sterminio

          Sudano dolore queste pietre
          Ed io non odo che voci morte intorno
          Non è il pianto delle mie carni a costruirmi il male
          È del pensiero che mi sento solo
          Siamo così in tanti a non pregare
          ed a sperar che un giorno la fame,
          ci ponga in premio il fine del dolore
          che il pentimento prima del morire ci par da insulto
          al nostro faticoso respirare
          Perché ognun di noi ha in cuore colpe
          ma se ricordo
          Non ho commesso nulla
          Da farmi meritar tanto soffrire
          e i bimbi?
          Cosa ne sanno di così tanto male?
          E in questo freddo campo
          In questa neve,
          Sono i primi che imparano a morire
          Non è il pianto delle mie carni a costruirmi il male
          È del pensiero che mi sento solo
          È l'uomo nel suo abbandono a Dio che muore oppur l'inverso?
          E questo è un uomo? E Dio?
          Sudano dolore queste pietre
          Ed io non odo che voci morte intorno.
          Composta nel 2005
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            Scritta da: Angela MORI
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Il suono dell'incanto

            Sussulto e delizia,
            Stupore allo scontro
            Nell'anima mia e del mio silenzio.
            Meraviglia in frantumi
            Come lapilli al suolo,
            Da cuoi s'aprono boccioli
            O volo di passero
            Che taglia il cielo scuro,
            Liberando il sole e creando il giorno.
            Arpa fatata nel vuoto,
            Uragano nel querceto
            Petardo in città che dorme
            Sento il sapore dell'anima tua
            Voce senza presenza!
            Di quale rosso è la sfumatura
            Delle labbra che ti emettono?
            Ti sento e non vedo
            La modernità ha ideato
            Un indiscreto incanto.
            Tu sei corpo al mio intelletto
            E non massa al mio occhio,
            Sospiro senza vento,
            Luce senza bagliore
            E suono che giunge al cuore,
            Al mio allettato orecchio
            E non al mio sconfortato sguardo.
            Composta mercoledì 28 gennaio 2015
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              Scritta da: Gianni Marcantoni
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Se ti vuoi ammazzare

              Se ti vuoi ammazzare, perché non ti vuoi ammazzare?
              Ah, approfittane! Che io che tanto amo la morte e la vita,
              se osassi ammazzarmi, anch'io mi ammazzerei...
              Ah, se oserai, osa!
              A che ti serve il quadro successivo delle immagini esterne
              che chiamiamo il mondo?
              La cinematografia delle ore recitate
              da attori di convenzioni e pose determinate,
              il circo policromo del nostro dinamismo senza fine?
              A che ti serve il tuo mondo interiore che disconosci?
              Forse, ammazzandoti, finalmente lo conoscerai...
              Forse, finendo, comincerai...
              E, in ogni caso, se ti manca essere,
              ah, stancati nobilmente,
              e ubriaco non cantare, come me, la vita,
              non salutare come me la morte in letteratura!

              Sei necessario? O futile ombra chiamata gente!
              Nessuno è necessario; non sei necessario a nessuno...
              senza di te tutto scorrerà senza di te.
              Forse per gli altri è peggio se esisti che se ti ammazzi...
              forse pesi di più durando, che cessando di durare...

              Il dolore degli altri?... Hai il rimorso anticipato
              che ti piangano?
              Tranquillo: poco ti piangeranno...
              L'impulso vitale asciuga le lacrime poco a poco,
              quando non sono per cose nostre,
              quando sono per ciò che succede agli altri, soprattutto la morte,
              perché è la cosa dopo la quale niente succede agli altri...

              Dapprima è l'angustia, la sorpresa della visita
              del mistero e dell'assenza della tua vita parlata...
              poi l'orrore della bara visibile e materiale,
              e gli uomini in nero che esercitano la professione di stare lì.
              Poi la famiglia che veglia, inconsolabile e che racconta aneddoti,
              piangendo tra le ultime notizie dei giornali della sera,
              intersecando il dolore della tua morte con l'ultimo delitto...
              e tu mera causa occasionale di quella lamentazione,
              tu, veramente morto, molto più morto di quanto pensi...

              molto più morto qui, di quanto credi,
              anche se sei molto più vivo al di là...

              Poi il ritiro nero verso la tomba o la fossa,
              e poi l'inizio della morte della tua memoria.
              Dapprima c'è in tutti un sollievo
              della tragedia un po' seccante che tu sia morto...
              Poi la conversazione si alleggerisce man mano,
              e la vita di tutti i giorni riprende il suo corso...
              Infine, lentamente, sei dimenticato.
              Sei ricordato in due date, anniversariamente:
              il giorno della tua nascita, e il giorno della tua morte.

              Nient'altro, nient'altro, assolutamente nient'altro.
              Due volte all'anno pensano a te.
              Due volte all'anno sospira per te chi ti amò,
              e qualche volta sospirano se per caso si parla ti te.

              Guardati a freddo, e guarda a freddo cosa siamo...
              Se ti vuoi ammazzare, ammazzati...
              Non farti scrupoli morali, incertezze dell'intelligenza!
              Che scrupoli o incertezze ha la meccanica della vita?
              Che scrupoli chimici ha l'impulso che genera
              la linfa, e la circolazione del sangue, e l'amore?
              Che memoria degli altri ha il ritmo allegro della vita?

              Ah, povera vanità in carne e ossa chiamata uomo,
              non vedi che non hai assolutamente nessuna importanza?
              Sei importante per te, perché è te stesso che senti.
              Sei tutto per te, perché per te sei l'universo,
              e lo stesso universo e gli altri
              satelliti della tua soggettività oggettiva.
              Sei importante per te perché solo tu sei importante per te.
              E se tu sei così, o mito, gli altri non sono lo stesso?

              Hai, come Amleto, il terrore dello sconosciuto?
              Ma cosa è conosciuto? Cosa conosci tu,
              per chiamare sconosciuto qualcosa in particolare?

              Hai, come Falstaff, un grasso amore per la vita?
              Se la ami così materialmente, amala ancor più materialmente:
              divieni parte carnale della terra e delle cose!
              Disperditi, sistema psichico-chimico
              di cellule notturnamente coscienti
              nella notturna coscienza dell'incoscienza dei corpi,
              nella grande coperta che niente copre delle apparenze,
              nel prato e nell'erba della proliferazione degli esseri,
              nella nebbia atomica delle cose,
              nelle pareti turbinanti
              del vuoto dinamico del mondo...
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                Scritta da: milanoteca
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                Quanto sei dolce
                con le tue paure,
                e così fragile
                con le tue bugie
                teneramente pure
                come quelle di una bimba
                che vorrei proteggere
                dalle sue insicurezze
                dalle sue contraddizioni
                e coccolare sempre
                nel calore di un abbraccio
                Accompagnarti ovunque
                in ogni tuo sogno,
                in ogni tua pazzia,
                dandoti la mano
                per sentirmi anch'io più uomo.
                E quando mi guardi
                e abbassi poi lo sguardo
                vorrei raggiungerti all'istante
                per baciarti all'infinito
                come se fosse un gioco
                solamente per sentire
                quanto insieme siamo fuoco.
                Composta lunedì 26 gennaio 2015
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