in Poesie (Poesie d'Autore)
Sredni Vashtar avanzava,
i suoi pensieri erano rossi e i suoi denti bianchi.
I suoi nemici imploravano la pace, ma egli portava loro la morte.
Sredni Vashtar il Bellissimo.
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Sredni Vashtar avanzava,
i suoi pensieri erano rossi e i suoi denti bianchi.
I suoi nemici imploravano la pace, ma egli portava loro la morte.
Sredni Vashtar il Bellissimo.
Investighi il cuore, la mente, i silenzi;
ti appassioni agli odori, a quei suoni, ai rancori.
La tua pace è la quiete o la pienezza d'amore;
e in quella pace o pienezza, tu realizzi il tuo ardire:
con dedizione e attenzione, con fughe d'ansia e quesiti
che alimentano il fuoco di letture e altre vite.
Tu sei colei che va in cerca del "bel principe fra i Lord".
Tra sillabe e parole, dietro ogni virgola o in un punto,
talvolta uno, a volte tre... Osservi, ricerchi, indaghi
e ti chiedi; tocchi l'acqua, ne assaggi il sapore.
Dolce o salata, contiene sempre una storia.
Fili intrecciati, catene, rami secchi o spezzati.
Ragnatele, pensieri, notti insonni e poesie.
Epoche antiche, emozioni, sensazioni crudeli.
Tu scrosti ogni maschera e districhi ogni trama;
lì seduta al telaio di celate realtà.
Muoio e rinasco,
un baco da seta.
Divento farfalla,
per morire colore.
Abbiate il coraggio di pretendere la vostra felicità,
sia essa l'ammirare una luna arancione
che sbuca dall'acqua notturna del mare
o leggere un libro dinnanzi a un camino
bruciante pezzi di legna o rami secchi di vite.
Abbandonatevi al dolce annegare
nel caldo e vitale possedersi dei sessi;
abbiate il coraggio di domandarvi chi siete
e chi o che cosa vi renderebbe felici.
Abbiate il buonsenso di dare a voi stessi un autentico senso.
Abbiate scarpe robuste per viaggiare nel mondo
e comodi spazi – per far volare le menti.
Poesia
Entri nella mia stanza a tutte l'ore,
coi colori del tramonto
dipingi di vaghezza le pareti,
coi colori dolci
arrivi fino al cuore,
quando la sera stanca accende l'ora
m'infittisco di te.
Il mio pensiero ha occhi per vederti,
ha mani per sentire
magia di tuoi sussurri sulla pelle,
piovono sul cuscino i tuoi riflessi
quando spandi dolcezze,
sei campo di sentieri
dove posso correre,
sei terra da scavare
dove posso piantare versi belli,
ti adoro.
Ho sete
ho tutta la sete del mondo
che tutta la pioggia del mondo non placa
nei giorni di vento
nei giorni d'autunno,
nei giorni di freddo materno
furono amari i colori, come amaro il sentiero che ancora percorro
tra spiriti, nani e fantasmi d'intorno, nascosti tra gli alberi fitti
allora ero svelto, saltavo la buca e il fosso
allora avevo la forza e il coraggio...
Vi prego
lasciate ch'io passi nel vostro letargo
è tutta la vita che aspetto, come un fiore tra i sassi
lasciatemi andare signori
ch'io possa capire
il perché delle ortiche sul fianco ai ruscelli
di serpi a guardiani del nulla
io sento, il canto dei grilli che ignari
attirano a sé la morte vestita di uccelli
non c'è la pace che voglio ribelle
e guerra è la vostra amicizia fasulla
lasciate ch'io passi nel vostro letargo
ho tutta la sete del mondo
ho tutto il pianto del mondo
che tutto l'amore del mondo non spegne.
Inorridisce tutt'attorno
di ciò che rimane chiuso fuori
sigillato dentro
l'ottavo peccato
di un settimo senso
di gemiti affannosi in tre ottavi
numerazioni lente
parole prive d'alfabeto
che l'atono è nella voce che implora
di ciò che annovera nella sfilza dei ricordi
marcia memoria mi sarai
e io dimenticanza lieve
nobile nel taciturno furore
delle carni non ho più malattie
È morto anche il silenzio.
Io mi presento e non sono me stessa
la mia mano amputata
e il tuo arto fantasma rimasto a toccarmi
ché mi è voglia tutto questo
dalla mancanza al tuo perpetuo senso
dell'assoluto che mi spurga dentro
quando fuori non ci sei
perché sei calco
osso di traverso
nervo e verbo
e quando mi sono uccisa
il tuo nome è diventato sacrificio.
La sfida di vedere quanto è profondo il baratro
e quanta aria abbia l'anima
dall'orlo dei nervi
al precipizio dei brandelli d'umori
e tastare il durante
assaporare il mentre del vento
dal corpo che oscilla
nella bascula del freddo
che si fa più tagliente nella caduta
e spacca la gravità ed il suo centro
la corda immaginaria attaccata
al gracile ramo d'un albero abbattuto
ché la terra calcata
ha ceduto con me
e m'anticipa il volo
scende in pioggia
ed io calo come sasso
corpo attratto dal baricentro infernale
Il basso aspetta sempre.
Vorrei vedere i bimbi felici, ovunque nel mondo;
vorrei vedere i loro occhi sorridere;
vorrei vederli giocare e saltare pieni di gioia,
vorrei vederli sognare e realizzare i loro sogni.
Vorrei vederli inseguire un aquilone,
vorrei sentire il canto festoso delle loro risate.
Non vorrei vedere i loro volti tristi e spenti,
né le loro braccia stanche.
Vorrei vederli bambini, bambini soltanto.