Poesie d'Autore


Scritta da: Andrea De Candia
in Poesie (Poesie d'Autore)

Reciprocità

Ci sono cataloghi di cataloghi.
Poesie su poesie.
Ci sono drammi su attori recitati da attori.
Lettere in risposta a lettere.
Parole che spiegano parole.
Cervelli impegnati a studiare il cervello.
Ci sono tristezze contagiose come il riso.
Carte nate da carte macerate.
Sguardi veduti.
Casi declinati da casi.
Fiumi grandi per il copioso contributo di piccoli.
Foreste infestate da foreste.
Macchine destinate a produrre macchine.
Sogni che all'improvviso ci destano dai sogni.
Una salute di ferro necessaria a riacquistare la salute.
Scale che portano giù come portano su.
Occhiali per cercare occhiali.
L'inspirazione e l'espirazione del respiro.
E ci sia anche, almeno di tanto in tanto,
l'odio dell'odio.
Perché alla fin fine
c'è l'ignoranza dell'ignoranza.
E mani ingaggiate per lavarsene le mani.
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    Scritta da: Andrea De Candia
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Metafisica

    È stato, è passato.
    È stato, dunque è passato.
    In una sequenza sempre irreversibile,
    poiché tale è la regola di questa partita persa.
    Conclusione banale, inutile scriverne,
    se non per il fatto incontestabile,
    un fatto per i secoli dei secoli,
    per l'intero cosmo, qual è e sarà,
    che qualcosa è stato davvero,
    finche non è passato,
    persino il fatto
    che oggi hai mangiato gnocchi con i ciccioli.
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      Scritta da: Andrea De Candia
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Le quattro del mattino

      Ora dalla notte al giorno.
      Ora da un fianco all'altro.
      Ora per trentenni.

      Ora rassettata per il canto dei galli.
      Ora in cui la terra ci rinnega.
      Ora in cui il vento soffia dalle stelle spente.
      Ora del chissà-se-resterà-qualcosa-di-noi.

      Ora vuota.
      Sorda, vana.

      Fondo di ogni altra ora.

      Nessuno sta bene alle quattro del mattino.
      Se le formiche stanno bene alle quattro del mattino
      - le nostre congratulazioni. E che arrivino le cinque,
      se dobbiamo vivere ancora.
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        Scritta da: Andrea De Candia
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Saluto ai supersonici

        Oggi più veloci del suono,
        dopodomani della luce,
        muteremo il suono in tartaruga
        e la luce in lepre.

        Di antica parabola
        onorati animali,
        nobile coppia in gara
        da sempre.

        Correvate, correvano
        per questa bassa terra,
        provate a galleggiare
        in alto nel cielo.

        Via libera. Non vi saremo
        d'intralcio nella corsa:
        per inseguire noi stessi
        primi ci alzeremo in volo.
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          Scritta da: Andrea De Candia
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          Elogio dei sogni

          In sogno
          dipingo come Vermeer.

          Parlo correntemente il greco
          e non soltanto con i vivi.

          Guido l'automobile,
          che mi obbedisce.

          Ho talento,
          scrivo grandi poemi.

          Odo voci
          non peggio di autorevoli santi.

          Sareste sbalorditi
          dal mio virtuosismo al pianoforte.

          Volo come si deve,
          ossia da sola.

          Cadendo da un tetto
          so cadere dolcemente sul verde.

          Non ho difficoltà
          a respirare sott'acqua.

          Non mi lamento:
          sono riuscita a trovare l'Atlantide.

          Mi rallegro di sapermi sempre svegliare
          prima di morire.

          Non appena scoppia una guerra
          mi giro sul fianco preferito.

          Sono, ma non devo
          esserlo, una figlia del secolo.

          Qualche anno fa
          ho visto due soli.

          E l'altro ieri un pinguino.
          Con la massima chiarezza.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Vietnam

            Donna, come ti chiami? - Non lo so.
            Quando sei nata, da dove vieni? - Non lo so.
            Perché ti sei scavata una tana sottoterra? - Non lo so.
            Da quando ti nascondi qui? - Non lo so.
            Perché mi hai morso la mano? - Non lo so.
            Sai che non ti faremo del male? - Non lo so.
            Da che parte stai? - Non lo so.
            Ora c'è la guerra, devi scegliere. - Non lo so.
            Il tuo villaggio esiste ancora? - Non lo so.
            Questi sono i tuoi figli? - Sì.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Possibilità

              Preferisco il cinema.
              Preferisco i gatti.
              Preferisco le querce sul fiume Warta.
              Preferisco Dickens a Dostoevskij.
              Preferisco me che vuol bene alla gente
              a me che ama l'umanità.
              Preferisco avere sottomano ago e filo.
              Preferisco il colore verde.
              Preferisco non affermare
              che l'intelletto ha la colpa di tutto.
              Preferisco le eccezioni.
              Preferisco uscire prima.
              Preferisco parlare con i medici d'altro.
              Preferisco le vecchie illustrazione a tratteggio.
              Preferisco il ridicolo di scrivere poesie
              al ridicolo di non scriverne.
              Preferisco in amore gli anniversari non tondi,
              da festeggiare ogni giorno.
              Preferisco i moralisti
              che non mi promettono nulla.
              Preferisco una bontà avveduta a una credulona.
              Preferisco la terra in borghese.
              Preferisco i paesi conquistati a quelli conquistatori.
              Preferisco avere delle riserve.
              Preferisco l'inferno del caos all'inferno dell'ordine.
              Preferisco le favole dei Grimm alle prime pagine.
              Preferisco foglie senza fiori a fiori senza foglie.
              Preferisco i cani con la coda non tagliata.
              Preferisco gli occhi chiari, perché li ho scuri.
              Preferisco i cassetti.
              Preferisco molte cose che qui non ho menzionato
              a molte pure qui non menzionate.
              Preferisco gli zeri alla rinfusa
              che non allineati in una cifra.
              Preferisco il tempo degli insetti a quello siderale.
              Preferisco toccare ferro.
              Preferisco non chiedere per quanto ancora e quando.
              Preferisco prendere in considerazione perfino la possibilità
              che l'essere abbia una sua ragione.
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                Scritta da: Ludo Criacci
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Turni d'amore

                Non chiedo di amarti sempre,
                sarebbe impossibile, assai gravoso,
                attuiamo una separazione del bene,
                che sia consensuale però.

                Concedimi di amarti nei giorni dispari,
                nei giorni pari mi ameresti tu,
                la domenica una volta per uno.

                A Natale ti amo io,
                a Pasqua mi ami tu,
                il primo Maggio ti amo io,
                a Ferragosto mi ami tu,
                soltanto il due Novembre per rimanere in tema,
                amiamoci da morire.
                Composta mercoledì 25 febbraio 2015
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                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Un granello di luce

                  Un granello di luce
                  stava sospeso
                  tra le pareti strette
                  e l'orizzonte apodittico,
                  vedeva un interminabile deserto
                  solcato da navi pirata
                  e naufraghi nidi d'innocenti,
                  i giganti nebbiosi
                  in cima al monte e nelle valli
                  vicoli tortuosi
                  brulicanti di briciole scugnizzi
                  come domani vuoto.
                  C'erano uccelli neri
                  con le cavie nel becco,
                  strappavano brandelli alla natura.
                  C'erano spettatori,
                  campi intensi
                  come fiori di spiga
                  oltrepensiero
                  sommersi dalle glume,
                  e c'era il sole
                  dietro nuvole grigie
                  rifletteva.
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                    Scritta da: dantino
                    in Poesie (Poesie d'Autore)

                    Dialogo con Guglielmo, amico prete e filosofo

                    Se non hai di che dargli da mangiare
                    non chiudere nel pollaio il cane

                    Ancora tanto ignoro in questo mondo
                    Però conosco il gallo che mi sveglia
                    E il topo che mi ruba tutti i giorni il grano
                    Certo lo lascio fare ma non sempre,
                    A volte è bello vederlo anche scappare
                    Conosco il vento e lo sento nelle piante respirare
                    E poi di notte osservo
                    I passi della volpe e del cinghiale
                    Per poi lasciarmi abbandonato andare sopra un prato
                    A far che sia la luna nuova a ritornarmi il seminato

                    Ignoro ancora tanto, per questo è mia attenzione
                    Pesare della vita il vivere in comune
                    Non in misero modo o per qual sia dolore
                    Cercando l'assoluto, lontano è il materiale
                    E nel cercare l'essere perfetto
                    Cioè colui che non può nuocere e non può creare male
                    Penso al falcone che per nutrirsi e per nutrir la prole
                    Costringe negli artigli il suo cibare
                    E pur la mucca, oziosa, lenta e svoglia
                    Non toglie anch'essa vita per mangiare?
                    Ed arrivando all'uomo, l'essere più innaturale
                    Che uccide addirittura per giocare

                    Che mondo strano è questo, dove i viventi
                    Non son costretti solo a respirare
                    A patir di stenti ed a goder di cose vane
                    Ma a togliere altra vita, peggio, a trasformarla,
                    In feci da evacuare
                    Partecipando alla carneficina di un banchetto nuziale
                    Dove chi vive si sposa con chi muore
                    E c'è sempre vita nuova da sacrificare
                    E non si venga a dire che è un passaggio, che il tutto è naturale
                    Ma un giuoco si, che non vorremmo fare

                    Proprio per questo mi rivolgo a Dio,
                    Come potrò mai entrare nel tuo cuore
                    Far parte del tuo "immenso amore"
                    Se mi costringi a procurar dolore
                    A nuocere e a partorire il male?

                    Se nasco ancora voglio aver le foglie
                    E come cibo solo cose morte
                    Ma forse ignoro che le piante anch'esse
                    Hanno degli altri vivi stessa sorte.
                    Composta sabato 16 giugno 2001
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