Poesie d'Autore


Scritta da: Anna De Santis
in Poesie (Poesie d'Autore)

Sei...

Sei la calma che dovrei avere
e non riesco a contenere
il sogno ricorrente che mi fa desiderare di dormire
l'acqua tra le mani che mi dà brividi e fa presto a scivolare
ma quel tocco può bastare.
Sei un uragano difficile da gestire
non mi dai tempo di riparare
cado trascinando quello che mi lasci
e trovo il modo per capire
che sempre è comunque poco è quel tuo dare
sei un fulmine, un tuono e lasci luce
sei il mio desiderare, e dimentichi sempre qualcosa da finire
sei la coperta che mi scalda ovunque
poi scivolando giù, mi lascia raffreddare
ma tutto quel che sei è il mio volere sempre e comunque.
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    Scritta da: Antonio Prencipe
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Uguale ad un angelo

    Lo stomaco non scoppia anche se
    di parole pietrificate nel silenzio
    ci si sazia invano.
    Sembra tutto semplice ma intanto io
    mi ritrovo ad ammazzare lacrime di sangue,
    gomitoli di sorrisi messi a fuoco
    da un senso di malessere che divora gli occhi
    e tutto questo perché non sono
    forte come te caro Nonno.
    La pietà è disoccupata
    solo i poveri d'animo e di spirito
    se la possono permettere.
    La vita non è altro che l'insulto
    di un angelo incazzato e forse ubriaco.
    Io non voglio amare ma bagnarmi
    nella tempesta d'acqua e grandine sola come me.
    Io prego il vento affinché possa
    spazzare via queste tue vecchie rughe...
    Ustionato mi ritrovo in mezzo
    al grane nero.
    E la notte non passa mai ed io resto
    ancora seduto ad osservare
    il tuo viso sommerso nel dolore
    in questo dannato letto d'ospedale.
    Non me l'avevi detto che tutto
    stava per finire e che questi miei
    vent'anni dovevo prenderli e gettarli nel cesso.
    Non è sempre possibile morire
    senza portarsi dietro qualche vita innocente
    che senza te non ha più senso.
    Voglio diventare un uomo...
    Un uomo che vale almeno la metà
    di quel che vali tu.
    Ed io ti prego di Non Morire,
    stringi quella luce che nei tuoi
    occhi chiari brilla e non lasciarmi
    da solo in questo squallido mondo.
    Io non cerco l'amore...
    io mi innamoro che è diverso.
    Ed ho bisogno di te Nonno.
    Ho bisogno di te ogni volta che deciderò
    di frantumarmi il cuore perché mi basta
    il tuo sorriso, un tuo sguardo
    per sentirmi vivo, amato, felice.
    E capire così che il dolore è niente
    se tu mi baci la fronte e piano
    cerchi di sfiorare la mia anima con la tue
    mani grandi uguali a quelle degli angeli.
    Composta martedì 17 aprile 2012
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      Scritta da: Filippo Armaioli
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      La tristezza del vecchio giardiniere

      Portava regali ai bambini, era testimone vivo,
      soffriva della competizione
      tra chi veste bene, e chi peggio...

      Mi pagava il caffè quando cercavo il calore
      della bevanda, e la serva veniva mesceva,
      di modo che chinandosi gioivo, e le nostre
      buscherate le rimpiansi, quando presto ebbero fine.

      L'ho curato, nel giardino che potava
      Era sordo per il fischio dei suoi sogni acuti

      Continua da mille anni, così bello smisurato,
      il Sole, che coi suoi raggi non t'inganna.

      Le memorie del tuo salotto,
      l'odore dell'oasi,
      sacri colori,
      nell'ansia attendeva l'assenza dei vivi.
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        Scritta da: Filippo Armaioli
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Oggi l'ultimo dei buoni giorni

        Poi tu vidi infine ascoltasti
        – quasi toccasti con mano –
        che non era suono ma oddio
        un grido! Non grido ma strazio,
        anzi strepito – forse un urlo... -
        certo voce di dolore grande:
        dov'è finito un marito che non torna?

        (E questo successe, ma chi può ricordare, chi può?
        Già è stato, non una volta, tutto ciò che sarà
        ad altri è stato forse, quando chissà: ricorda bene...)

        È venuto l'Abacista, con un libretto pien di note,
        sue segrete, il "Mago" Oliviero, voleva saper
        tutto, dice ch'ha preso il mondo, così berciava il barbone Thomas

        E le vie son pregne d'alcol, striate d'assenzio,
        e Giulio Rossi - non so se già sapete - non c'è più,
        lui che nella vita – dov'è? Dove... - era astrofisico

        (Lo piange la moglie Elide – da quanto? Da quanto sa? –
        più che non possa occhio di uomo,
        com'avesse perso le gambe o i piedi – la testa pure... - )

        Aveva scoperto – riteneva e diceva –
        come nata fu la Terra e l'Universo tutto
        e affrontando galileiano destino, oltre a
        nife, sial e sima aveva notato sei punti
        in cui la Terra dentro esplodeva fuori – sei? –

        Voleva davvero saper bene di più
        come se tornar potesse tanto dietro
        nel tempo più che gli altri

        Disse acqua, terra, fuoco e cielo sì,
        ma altro dev'essere stato perché
        dal nulla si fece aria, luce, fuoco e pianeta.

        Il grigio suono pareva aver tolto così
        ai rumori del mondo quel tam-tam
        - che sarà stato? - che romanticamente
        perfetto rendeva tutto: non tornò più
        Rossi, l'astrofisico scomparso, e che sapeva,
        e non si sa ora se apprestare lo svedese premio
        per quest'uomo non come tutti, o la nostrana tomba.

        Ecco, tu lassù, il Sole... Vedici sempre nudi e vergini,
        oppure sta, arresta il tuo moto, affonda i raggi
        nelle ombre, dove non è più né questo,
        né tutto, qui, né dove più ancora,
        né il Nulla, dove non si sa come sia, che tutto sia,
        se pure che fosse non era ogni cosa.
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          Scritta da: Filippo Armaioli
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          La verità delle camelie

          Si vendevano di nascosto piume di uccelli
          il tempo era rubato per scrivere lettere,
          l'impossibile alchimia, mentre nascondevi i sentimenti
          mormorando d'esser tradita, eppure, remota,
          una notte di luna piena, il bel canto della propria carne,
          quando arrivan segrete risposte a svelare
          che il domani è immaginabile
          come un premio al desiderio, bello, inaspettato.

          Come un senso di colpa, una sera,
          dopo aver per molto tempo eluso la verità,
          prende come una nostalgia d'aver avuto libertà di giudizio,
          si sopisce l'elegante familiarità immaginando
          che le sue labbra fossero pure.

          Per caso, son queste le occasioni rare,
          in qualsiasi parte, ovunque, ci son ragazze
          d'ogni estrazione sociale, che si emancipano,
          febbrilmente, nell'ultimo anno dei fuochi pirotecnici.
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            Scritta da: Filippo Armaioli
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Cronaca di un momento propizio

            Stridio della poetessa nella notte
            rumore di passi di estraneo,
            un colpo soffocato
            luce di luna, passi sordi nel buio,
            col marito, che s'è fatto assassino.

            Ode alla luna lugubre... e lei poveretta che piangeva
            per aver rubato la cellulosa della carta
            agli alberi della natura - un'ingenua... -

            Ricordo il tuo saluto
            quando non abbiamo fatto più l'amore,
            le vedove impomatate
            facevano mesta fila alla processione,
            e nelle mie futili galanterie
            tu non vedevi che Sole e libertà.

            Ahi! Qual cocente sole entro gli occhi
            vedevi ancora nelle notti di luna e di magia,
            il ricordo delle tue gardenie in vaso, e la pioggia,
            rude, avvertendo le conseguenze al coricarsi
            delle stregonerie benevoli, il mio modesto fare.
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              Scritta da: milanoteca
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              La parolaccia

              Lo sfogo di una sana parolaccia
              non sporca né la fede né la faccia
              perché tra i più volgari e i più signori
              noi siamo tutti santi e peccatori.
              Se gli ultimi volgari sono detti
              i primi qui rimangono interdetti
              nel senso che sentendosi nel giusto
              offendono il rispetto ed il buon gusto.
              La parolaccia in vero scandalizza
              colui che nel suo cuor la somatizza
              e chi scandalizzato te l'addìta
              è quasi sempre più volgare nella vita.
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                Scritta da: mary89
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Mangiafuoco

                Emozione che mai provai
                sospiro che mai annusai
                poesia che mai scrissi
                donna che mai baciai.

                Vergine lacrima che mai penetrai tu sei,
                sorriso che mai si sbrinò
                torrente che mai il mio occhio navigò.

                Strada che mai calpestai sei tu per me,
                terra che non conobbi
                per non farle male coi miei passi.

                Eterno fuoco che mai accesi
                ma che continuai a tenere vivo
                soffiando senza sosta
                il mio alcolico respiro,
                mangiafuoco prigioniero
                di un domani
                che ricordo
                come fosse già
                il mio ieri...
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