Il tuo volto di stelle, i tuoi capelli di raggi lunari, di seta è fatta la tua pelle, e l'azzurro dei tuoi occhi è raro fin nei mari.
O soave dea la cui bellezza limiti non si pone, tanti uomini hai incantato, e il mio cuore hai rubato, e per la tua bellezza queste rime ho stregato, e questi versi ti ho dedicato.
Dicono alcuni che finirà nel fuoco il mondo, altri nel ghiaccio. Del desiderio ho gustato quel poco che mi fa scegliere il fuoco. Ma se dovesse due volte finire, so pure che cos'è odiare, e per la distruzione posso dire che anche il ghiaccio è terribile e può bastare.
Se non puoi essere un pino sul monte, sii una saggina nella valle, ma sii la migliore piccola saggina sulla sponda del ruscello. Se non puoi essere un albero, sii un cespuglio. Se non puoi essere una via maestra sii un sentiero. Se non puoi essere il sole, sii una stella. Sii sempre il meglio di ciò che sei. Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere, poi mettiti a realizzarlo nella vita.
Vorrei come un tempo, scrivere poesie scorrevoli e dolci. Vorrei trovare le parole ma ho in testa un vespaio; la mia mente è uragano. Vorrei dire delle ingiustizie, delle brutture in un epoca come la nostra: dove tutto pare preciso; tutto giusto. Vorrei saper dire: "Sei per tre nove!", in quest'era di estrema precisione; di calcolo. Ma soprattutto vorrei poter dire: "Tieni, fratello, metà è tuo; l'altra metà è per me!"
Chi parla di fame? Costoro non sanno cos'è veramente: ormai nella mente hanno ed avranno pane e salame! Chi non può avere vitella o salmone, la fuoriserie, il belvedere è povero in canna! E tutti gli osanna al giocoliere che fa il Salomone! Le ruberie son cose di tutti, è un male incarnato che ci hanno lasciato le scorrerie. Finché siam distrutti! La fame, per molti, è solo una scusa che maschera il vizio. Ricordo quei volti: la faccia contusa per fame, all'ospizio!
Belle e rosce, so tanti rubbini, da'a pianta, recurvatu u ramu ppenne e propiu come tanti chirubbini, farfalle, lapi e cucciulapenne, giranu atturno a completà a festa! U sole che ce fa a buscarelli non te porta a penzà sa che tempesta, 'mmezzu ai rami, se quali tranélli: vespe, ari insetti. U scalabrone, ce se sfamanu a scapitu de tutti, quaci a respecchia a situasione, de chi tribbula pè recoje i frutti e chi, senza pietà né compassione, je dice se mi dà, sennò i butti. E fin'a quanno ognunu se comporta, de non mettese d'accórdo cò quill'aru, avoia a reportalle a sporta a sporta: lavuri sempre pè callicunaru! E se ce penzi, da che munnu è munnu, u mercato se regge cò l'offerta! Se nui ce guardessemmo pocu atturnu, poterrèmmo levacce'sta coperta! Ma ce vò propiu tantu pè capilla: se nui depositemo tutti quanti, quill'ari pozzu piagne u diesilla. Volete a robba? Venete a pialla, senza che ffà u prezzu da mercanti, senza che ce repassa sempre a pialla|
Che vò vedè cò tutti'sti fugnitti, 'sti bammuccitti, 'sti furbi ciummacotti, tra'na marea sparza de giuchitti, sompettà qua e là come scimmiotti. Mazzinga e Barbi e Purginelle Carrarmati, pistole e ciufillitti, comiuncini, ferrari e campanelle, bambulette parlanti e schiuppitti! Chi se trasforma e fa l'omo astrale, chi balla come se ttè'e cunvurziuni, ch'invece porta Barbi a'nnù spidale! Ma quello che più piace, l'ottimale, so dei durgitti certe cunfizziuni: e nonna dice che firnisce male! Pierluigi.
Me piace'a Morale de'e perzone! 'Gni tantu callicunu se resbea, e se retrova tra'e perzone bone! Prima'nze n'era ccórtu che ci stea! E'a mmatina che s'è missu in lista, decide: fa sapì a tutta'a gente che ha penzatu de fa u Moralista e de mettese contro u Prepotente! Ma a'nnà foga de fallo non s'è ccórtu, che non è cèrto'na bona Morale, quella de falla rescavènno un mortu! E come a me, penzo'mpò a tutti, non ce piace chi non è leale e non ze firma, se denungia i furti!
In un momento sono sfiorite le rose i petali caduti perché io non potevo dimenticare le rose le cercavamo insieme abbiamo trovato delle rose erano le sue rose erano le mie rose questo viaggio chiamavamo amore col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose che brillavano un momento al sole del mattino le abbiamo sfiorate sotto il sole tra i rovi le rose che non erano le nostre rose le mie rose le sue rose.
Nella trasparenza di una lacrima lenta ed impercettibile l'amore per la vita e l'attaccamento a quel barlume di speranza che non permette la resa e prende forza dal limite della caducità.
Un volo pindarico: orizzonti fantastici sospesi tra mondo terreno ed ultraterreno.
Il brivido del dubbio... il lancio di una moneta nel vuoto di un mistero insolubile e... poi quell'intollerabile certezza.
Le tracce di percorsi infiniti, che trovano risposte in un binario parallelo ed irraggiungibile, attaccati al nostro egoismo consapevole e maturo, che vuole questa vita nella sua irripetibile univocità.