L'energia non è quella semplice carica che serve a far illuminare strade, case, viali infiniti ecc... ma anche un'emozione che nasce dentro di noi.
Una sensazione a volte indescrivibile per quanto in se stessa è grande, infinita ma soprattutto calorosa, guidandoci nei valori, sentimenti, come il sole fa con la sua terra.
Tutto intorno a noi, quello che ci circonda è una carica di energia un'energia raffinata che non la si può trovare perché esiste già quando una cosa viene creata quando un'essere umano viene concepito.
Siamo noi stessi l'energia, è la stessa luce perché è un colore vivace perché ci rende visibili a noi stessi e agli altri ma soprattutto la vita è la madre e la fonte energetica.
Anch'io come te novello eroe ho vagato tra gli astri sebbene con strumenti assai più incerti e come te ho sognato i luoghi ultraterreni Ci saranno altre vite?
Il punto è cosa farne Più in alto degli uccelli di rapina non va la nostra nave.
Ero nuda tra le sue mani sotto la gonna alzata nuda come non mai. Il mio giovane corpo era tutto una festa dalla punta dei miei piedi ai capelli sulla testa Ero come una sorgente che guidava la bacchetta del rabdomante Noi facevamo il male il male era fatto bene.
Se tu sapessi quanto è gran dolcezza un suo fedele amante contentare, gustare e modi suoi, la gentilezza, udirlo dolcemente sospirare, tu porresti da canto ogni durezza, e diresti: "Una volta ì vò provare". Quando una volta l'avessi provato, tu ti dorresti aver tanto indugiato.
Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c'è certezza. [...] Ciascun apra ben gli orecchi, di domani nessun si paschi; oggi sian, giovani e vecchi, lieti ognun, femmine e maschi; ogni tristo pensier caschi: facciam festa tuttavia. Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c'è certezza.
Donne e giovinetti amanti, viva Bacco e viva Amore! Ciascun suoni, balli e canti! Arda di dolcezza il core! Non fatica, non dolore! Ciò c'ha esser, convien sia! Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c'è certezza.
Come è triste la carne... E ho letto tutti i libri! Fuggire! Laggiù fuggire! Ho udito il canto degli uccelli ebbri tra l'ignota schiuma e i cieli. Nulla, neppure gli antichi giardini riflessi negli occhi, Potrà Trattenere il mio cuore che si immerge nel mare. O notti! Neppure il deserto chiarore della mia lampada Sul foglio ancora intatto, difeso dal suo chiarore, E neppure la giovane donna che nutre il suo bambino. Partirò! Nave che culli le tue vele Leva l'ancora verso un'esotica natura! Una Noia crede ancora, desolata da speranze crudeli, ai fazzoletti agitati nell'ultimo addio. E forse gli alberi che attirano la tempesta il vento farà inclinare sui naufragi Perduti, senz'alberi, lontani da fertili isole... Ma ascolta, mio cuore mio, il canto dei marinai!