Poesie d'Autore


Scritta da: Blu Finch
in Poesie (Poesie d'Autore)

Ai Poeti

O arcadi e romantici fratelli
Ne la castroneria che insiem vi lega,
Deh finite, per dio, la trista bega,
E sturate il forame de' cervelli.
Del vostro pianto crescono i ruscelli
E i fiumi e i laghi sí che l'alpe annega,
E stanco è il Gusto a batter chiavistelli
A questa vostra misera bottega.
Sentite in confidenza: i lepri e i ghiri
Son lepri e ghiri, e non son mai leoni:
Né Byron si rimpasta co' deliri,
Né Shakespeare si rifà co' farfalloni,
Né si fabbrica Schiller co' sospiri,
Né Cristi e sagrestie fanno il Manzoni.
Dopo tanti sermoni,
O baironiani, o cristiani, o ebrei,
Ed o voi che credete ne gli dèi,
Lasciate i piagnistei;
E, se più al mondo non avete spene,
Fatevi un po' il servizio d'Origene.
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    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Appuntamento a ora insolita.

    La città - mi dico - dove l'ombra
    quasi più deliziosa è della luce
    come sfavilla tutta nuova al mattino...
    "... asciuga il temporale di stanotte"... ride
    la mia gioia tornata accanto a me
    dopo un breve distacco.
    "Asciuga al sole le sue contraddizioni"
    - torvo, già sul punto di cedere, ribatto.
    Ma la forma l'immagine il sembiante
    -d'angelo avrei detto in altri tempi -
    risorto accanto a me nella vetrina:
    "caro - mi dileggia apertamente - caro,
    con quella faccia di vacanza. E pensi
    alla città socialista?"
    Ha vinto. E già mi sciolgo: "Non
    arriverò a vederla" le rispondo.
    (Non saremo più insieme dovrei dire).
    "Ma è giusto,
    fai bene a non badarmi se dico queste cose,
    se le dico per odio di qualcuno
    o rabbia per qualcosa. Ma credi all'altra
    cosa che si fa strada in me di tanto in tanto
    che in sé le altre include e le fa splendide,
    rara come questa mattina di settembre...
    giusto di te fra me e me parlavo:
    della gioia."
    Mi prende sottobraccio.
    "Non è vero che è rara, - mi correggo - c'è,
    la si porta come una ferita
    per le strade abbaglianti. È
    quest'ora di settembre in me repressa
    per tutto un anno, è la volpe rubata che il ragazzo
    celava sotto i panni e il fianco gli straziava,
    un'arma che si reca con abuso, fuori
    dal breve sogno di una vacanza.
    Potrei
    con questa uccidere, con la sola gioia..."
    Ma dove sei, dove ti sei mai persa?
    "È a questo che penso se qualcuno
    mi parla di rivoluzione"
    dico alla vetrina ritornata deserta.
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      Scritta da: Elisa M.
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Lode della cattiva considerazione di sé

      La poiana non ha nulla da rimproverarsi.
      Gli scrupoli sono estranei alla pantera nera.
      I piranha non dubitano della bontà delle proprie azioni.
      Il serpente a sonagli si accetta senza riserve.
      Uno sciacallo autocritico non esiste.
      La locusta, l'alligatore, la trichina e il tafano vivono come vivono e ne sono contenti.
      Non c'è nulla di più animale della coscienza pulita, sul terzo pianeta del sole.
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        Scritta da: Andrea Vincenti
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Fragile

        È nelle vene
        Che scorre il tempo
        Lacrima sulle ciglia
        Scioglie il silenzio

        Tu sei lì
        Bianca piuma fragile
        Aspetti un domani
        Pieno di verità

        C'è profumo leggero
        Sopra i tuoi occhi
        Che sono assorti
        In luci perse

        Volti le tue spalle
        Ormai già lontane
        Le mie gambe tremano
        I miei occhi muoiono

        Stringo forte te
        Grido il mio dolore
        Porto dentro te
        Fai battere il mio cuore.
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          Scritta da: Valeria
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Roma destino aperto

          Intrisa di delizioso dolore
          trovai riparo
          sotto la volta del tuo immenso cielo.
          Lupamadre,
          mi hai confortato
          mentre succhiavo il nettare della tua speranza
          io, figlia adottiva,
          poiché in te accogli
          ogni profugo di vita
          colorando le tue strade
          delle diverse preziosità del mondo.
          Ogni giorno pagai
          un desiderio a Trevi,
          culla azzurra dei sogni di tutte le genti
          ed unica testimone della sopravvissuta
          fantasia dell'umanità.
          Bernini ti scolpì
          trasformando il marmo
          in morbide figure che celebrano te
          in ogni piazza, fonte e chiesa.
          Il mondo ti porta venerato rispetto
          per il ricordo dell'ineguagliato impero che sei stata
          e per il culto di cui sei dimora oggi,
          vetrina di una religione che
          non sempre comprendo
          e di un Dio che
          non ho ancora perdonato.
          Guardavo spesso il Tevere baciare le tue rive
          quando placido accoglieva segrete chiavi
          di cuori innamorati e speranzosi.
          Nella storia tra le mie storie trovai
          le case aperte di chi
          nacque "ner core" di te
          mentre sfuggivo al passato che
          con artigli si arpionava
          al presente.
          Ho avuto di che dissetarmi
          all'ombra
          dell'antico sorriso maiestatico del Colosseo,
          ho passeggiato attraverso i sentieri di ghiaia
          di illustri imperatori,
          assaporando i tuoi miti,
          nutrendomi delle storie dei tuoi vicoli.
          Volutamente mi sono più volte smarrita
          tra i turisti per ripercorrere le strade
          di romanzi che hai spinto a scrivere,
          con la speranza di ritrovare la luce
          che dentro di me
          si era consumata.
          Tornavo a respirare ogni volta che
          giungevo a Termini,
          il pensiero di te poi riempiva i silenzi
          quando tornavo a lasciarti.
          Sei stata la mia Atlantide riemersa,
          mio destino aperto quando ero
          figlia orfana e
          sposa dimenticata.
          Sei stata terra senza nebbia che
          ogni sera mi udiva piangere;
          testimone del mio disgelo,
          hai sentito sciogliersi
          il primo fiocco del cuore,
          ed hai colmato
          l'esterno della mia solitudine
          smussandone i contorni.
          Poi un giorno il dolore
          ha fatto le valigie ed è partito.
          L'armonia ha preso il suo posto
          ed io sono stata pronta
          a lasciare te
          per ricominciare
          ad essere ancora degna di me.
          Oggi ti vivo lontana,
          ma resti sempre capitale
          del mio cuore sparpagliato
          che sente una propria metà
          dipinta dei colori giallorossi.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Ballata delle donne

            Quando ci penso, che il tempo è passato,
            le vecchie madri che ci hanno portato,
            poi le ragazze, che furono amore,
            e poi le mogli e le figlie e le nuore,
            femmina penso, se penso una gioia:
            pensarci il maschio, ci penso la noia.

            Quando ci penso, che il tempo è venuto,
            la partigiana che qui ha combattuto,
            quella colpita, ferita una volta,
            e quella morta, che abbiamo sepolta,
            femmina penso, se penso la pace:
            pensarci il maschio, pensare non piace.

            Quando ci penso, che il tempo ritorna,
            che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
            penso che è culla una pancia di donna,
            e casa è pancia che tiene una gonna,
            e pancia è cassa, che viene al finire,
            che arriva il giorno che si va a dormire.

            Perché la donna non è cielo, è terra
            carne di terra che non vuole guerra:
            è questa terra, che io fui seminato,
            vita ho vissuto che dentro ho piantato,
            qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
            la lunga notte che divento niente.

            Femmina penso, se penso l'umano
            la mia compagna, ti prendo per mano.
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              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Accade che le affinità d'anima
              non giungano ai gesti e alle parole ma
              rimangano effuse come un magnetismo.
              É raro ma accade. Può darsi
              che sia vera soltanto la lontananza,
              vero l'oblio, vera la foglia secca
              più del fresco germoglio.
              Tanto e altro può darsi o dirsi.
              Comprendo la tua caparbia volontà di
              essere sempre assente perché
              solo così si manifesta la tua magia.
              Innumeri le astuzie che intendo.
              Insisto nel ricercarti nel fuscello
              e mai nell'albero spiegato, mai nel pieno,
              sempre nel vuoto: in quello che
              anche al trapano resiste.
              Era o non era la volontà dei numi
              che presidiano il tuo lontano focolare,
              strani multiformi multanimi animali domestici;
              fors'era così come mi pareva
              o non era. Ignoro se
              la mia inesistenza appaga il tuo destino,
              se la tua colma il mio che ne trabocca,
              se l'innocenza é una colpa oppure
              si coglie sulla soglia dei tuoi lari.
              Di me, di te tutto conosco,
              tutto ignoro.
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                Scritta da: Blu Finch
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                A Neera

                L'olmo e la verde sposa
                Vedi in florido amplesso accolti e stretti:
                Vedi a l'ilice annosa
                Attorcersi i corimbi giovinetti.
                Deh! Se del roseo braccio
                Cosí, bianca Neera, m'avvincessi,
                E tra'l soave laccio
                Il capo stanco io nel tuo sen ponessi,
                Un lungo amore insieme
                Giugnendo l'alme ognor, dolcezza mia,
                Non altra gioia o speme,
                Non altro a desiar lo spirto avria.
                Non me non me dal fiore
                Del caro labbro, fin di tutte brame,
                Svegliar potria sopore,
                Non cura di lieo, non dura fame.
                Allor noi senza duolo
                Il fato colga; innamorati spirti
                Noi tragga un legno solo,
                Pallido Dite, à suoi secreti mirti.
                Di ciel che mai non verna
                La ferma ivi berremmo aura sincera,
                Sotto i piè nostri eterna
                Rinascendo cò fior la primavera.
                In tra i nobili eroi
                Ivi à ben nati amor vivono ognora
                L'eroine onde a noi
                Mormora un suon d'esigua fama ancora,
                E menan danze, e alterni
                Canti giungono al suon d'alterna lira;
                E sù germogli eterni
                Zefiro senza mutamento spira.
                Scherza con l'ôra incerta
                Di lauri un bosco; de le aulenti frondi
                Sotto l'ombra conserta
                Ridon le rose ed i giacinti biondi.
                A l'ombre pie d'intorno,
                Non da rigidi imperi esercitato,
                Sotto il purpureo giorno
                Germina splende e olezza il suol beato.
                Solinga ombra amorosa
                Ivi oblia Saffo la leucadia pietra,
                E pur languida posa
                La tenue fronte su la dotta cetra.
                Siede Tibullo a l'ombra
                Ove docil dà colli un rio declina;
                E di dolcezza ingombra
                I sacri elisii l'armonia latina.
                E noi, Neera, il canto
                Dè morti udrem; noi sederem trà fiori
                De l'asfodelo. Intanto
                Mesciamo i dolci e fuggitivi amori.
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