Lo sventurato tutto concentrato su se stesso
in vita rinuncerà alla fama e alla gloria
morendo doppiamente andrà a finire anch'esso
nel fango da cui un giorno è sorta la sua storia
senza commemorazioni
senza onori e
senza canti.
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Lo sventurato tutto concentrato su se stesso
in vita rinuncerà alla fama e alla gloria
morendo doppiamente andrà a finire anch'esso
nel fango da cui un giorno è sorta la sua storia
senza commemorazioni
senza onori e
senza canti.
Per amore di nostra madre,
studiamo
Per amore di nostro padre,
studiamo
Per amore di nostra sorella,
studiamo
Per amore di nostro fratello,
studiamo
Per amore di nostra madre,
studiamo
Per amore di nostro padre,
studiamo
Per amore di nostra sorella,
studiamo
Per amore di nostro fratello,
studiamo
Anche se le nostre case sono state bruciate
per questo dobbiamo studiare
Anche se le nostre case sono state bruciate
per questo dobbiamo studiare
I nostri villaggi sono ormai vuoti
anche per questo dobbiamo studiare
I nostri villaggi sono ormai vuoti
anche per questo dobbiamo studiare
Per amore di nostra madre,
studiamo
Per amore di nostro padre,
studiamo
Dobbiamo far sentire la nostra voce
per poter imparare
Dobbiamo far sentire la nostra voce
per poter imparare
Per amore del Darfur,
per amore del Darfur,
studiamo
Per amore di nostra madre,
studiamo
Per amore di nostro padre,
studiamo
Anche se la scuola è distrutta,
impariamo
Anche se la scuola è distrutta,
impariamo
Preghiamo che
i proiettili diventino gessetti
e studiamo
Per amore del Sudan,
studiamo
Per amore del Sudan,
studiamo
Per amore del Darfur,
per amore del Darfur,
studiamo
Per amore di nostra madre,
studiamo
Per amore di nostro padre,
studiamo.
Non voglio vederlo!
Di' alla luna che si mostri;
non voglio vedere il sangue
d'Ignazio sopra l'arena.
Non voglio vederlo!
È spalancata la luna.
Cavallo di calme nubi
e circo grigio del sogno
con salici in prima fila.
Non voglio vederlo!
Il mio ricordo si brucia.
Avvisate i gelsomini
di minuscolo candore!
Non voglio vederlo!
La vacca del vecchio mondo
passava la triste sua lingua
sopra un muso di grumi
di sangue in terra versato.
Ed i tori di Guisando,
quasi morte e quasi pietra,
mugghiaron come due secoli
sazi di premere il suolo.
No.
Non voglio vederlo!
Sale Ignazio sui gradini,
tutta la sua morte a spalla.
Andava in cerca dell'alba
e l'alba non esisteva.
Cerca il suo fermo profilo
e il sogno lo disorienta.
Il suo bel corpo cercava
e trovò il suo sangue aperto.
Non ditemi di vederlo!
Non voglio sentire il getto
che sempre più s'affioca;
il getto che le tribune
illumina e si riversa
sopra il fustagno ed il cuoio,
della folla sitibonda.
Chi mi grida di mostrarmi!
Non ditemi di vederlo.
Non si chiusero i suoi occhi
nel vedersi lì le corna;
ma le terribili madri
rizzarono allora il capo.
Ed attraverso gli allevamenti
corse un vento di voci segrete,
a tori celesti gridate
da mandriani di pallida nebbia.
Non principe di Siviglia
potrebbe essergli pari,
né spada come la sua
né cuore del suo più vero.
Come un fiume di leoni
il suo stupendo vigore,
e come un torso di marmo
la sua lineata saggezza.
Aria di Roma andalusa
gli dorava la testa
dove il suo riso era un nardo
di sale e d'intelligenza.
Che gran torero in arena!
Che buon montanaro ai monti!
Quanto mite con le spighe!
Quanto duro con gli sproni!
Tenero con la rugiada!
Che bagliore nella fiera!
Quanto tremendo con l'ultime
banderillas della tenebra!
Ma ora dorme in eterno.
Ora i muschi e l'erba dischiudono
con loro dita sicure
il fiore del suo teschio.
E il suo sangue ora viene cantando:
cantando per maremme e praterie,
sdrucciolando su corna intirizzite;
senz'anima vacilla nella nebbia.
In migliaia di zoccoli inciampando
come una lunga, oscura, triste lingua,
per formare una pozza d'agonia
presso il Guadalquivir del firmamento.
Oh bianco muro di Spagna!
Oh nero toro di pena!
Oh sangue duro d'Ignazio!
Oh usignolo delle sue vene!
No.
Non voglio vederlo!
Un calice non v'è che lo contenga,
non vi son rondinelle che lo bevano,
non v'è brina di luce che lo geli,
non di gigli v'è canto né diluvio,
non cristallo che lo copra d'argento.
No.
Io non voglio vederlo!
Lei si spoglia nel paradiso
della sua memoria
Lei non conosce il destino feroce
delle sue visioni
Lei ha paura di non sapere nominare
ciò che non esiste.
Apparirà all'improvviso dal giaciglio del firmamento
Un venerando irritato che griderà ad una folla gremita:
"Oh ignari titubanti tra certezza e incertezza
Il vostro cammino non deve seguire questa né quella".
Se fosse dipeso da me il mio venire, non venivo
E se da me dipendesse l'andarmene, quando mai me ne andrei?
Era meglio se in questo diroccato convento
Non fossi venuto, né andato, né stato giammai.
Mi chiedi chi ama davvero? Chi è in preda alle pene.
E quale organo scherza quando il cuore è ansioso?
La medicina che cura l'amore non si trova dall'erborista:
resta un mistero divino al pari dell'astrolabio.
Correte pure, insensati, rincorrendo passioni effimere,
ma guai a voi se l'Amore regale d'improvviso vi ghermisce.
Ma come pretendete che quell'Amore sia descrivibile,
se spesso ci fa vergognare delle nostre stesse parole?
Pensate che le parole ve lo rendano più presente,
mentre quell'Amore è bello come Mistero inesplicabile?
Certo, corre la penna mentre vergo queste sue lodi,
ma se scrivo di quell'Amore la sua punta si spezza.
Ecco, guai a scrivere sull'amore sublime!
S'infrange la penna, e la pergamena si lacera.
L'intelletto s'affanna, eppur non lo comprende:
sì, solo l'Amore spiega quel suo mistero agli amanti.
Potrebbe forse il Sole splendere senza Luce?
O mia Lampada, se lo scorgi non distogliere lo sguardo.
La sua traccia è resa manifesta dalle ombre,
ma solo il suo splendore ha alito di vita.
L'ombra induce al riposo, come le confidenze serali,
ma quando il Sole sorge all'alba la Luna viene spaccata.
Nulla al mondo ferisce più nel profondo,
ma il Sole dell'Anima mia non tramonta e non ha passato.
Il cielo di questo mondo ci mostra un unico sole,
ma un cielo dai soli molteplici chi ci vieta d'immaginarlo?
Eppure il Sole dell'Amata non s'interseca col firmamento:
nessuno l'ha mai visto, né in astratto, né in concreto.
È Amore d'Unione, essenza inconcepibile;
non lo comprende l'intelletto, né lo coglie lo sguardo.
Ci sono due uomini nel mondo, che
costantemente m'incrociano la strada,
l'uno è colui che amo,
l'altro colui che mi ama.
L'uno è un sogno notturno
e abita nella mia mente buia,
l'altro sta alla porta del mio cuore
ed io mai gli apro.
L'uno mi ha dato un primaverile soffio
di felicità che subito dispariva,
l'altro mi ha dato tutta la sua vita
e non è stato mai ripagato di un'ora.
L'uno freme del canto del sangue
dove l'amore è puro e libero,
l'altro ha a che fare con il triste giorno
in cui affogano i sogni.
Ogni donna si trova tra questi due,
innamorata e amata e pura...
una volta ogni cent'anni può succedere
che essi si fondano in uno.
Essere come il fiume che scorreCommenta
silenzioso nella notte,
senza temere le tenebre.
Se ci sono stelle nel cielo, rifletterle.
E se i cieli si riempiono di nubi,
così come il fiume, le nubi sono d'acqua;
riflettere anch'esse, senza timore,
nelle tranquille profondità.
Chiuso tra cose mortali
(anche il cielo stellato finirà)
perché bramo Dio?