Venne in cerca di te nella calda notte, lungo le strade dai fanali azzurri. Tutte le strade, allora, la notte erano azzurre come le vie dei cieli, e il volto amato non si vedeva: si sentiva in cuore E ti trovò, o dolcezza, nell'ombra casta, velata d'un vapor di stelle. Fra quel tremolìo d'astri discesi in terra, in quell'azzurro di due firmamenti l'uno a specchio dell'altro, ella ella pure rispecchiò in te l'anima sua notturna. E ti seguì con passo di bambina senza sapere, senza vedere, tacita e fluida. E allor che il giorno apparve con fresco riso roseo su l'immenso turchino, non trovò più se stessa per ritornare.
Amo la libertà dè tuoi romiti vicoli e delle tue piazze deserte, rossa Pavia, città della mia pace. Le fontanelle cantano ai crocicchi con chioccolìo sommesso: alte le torri sbarran gli sfondi, e, se pesante ho il cuore, me l'avventano su verso le nubi. Guizzan, svelti, i tuoi vicoli, e s'intrecciano a labirinto; ed ai muretti pendono glicini e madreselve; e vi s'affacciano alberi di gran fronda, dai giardini nascosti. Viene da quel verde un fresco pispigliare d'uccelli, una fragranza di fiori e frutti, un senso di rifugio inviolato, ove la vita ignara sia di pianto e di morte. Assai più belli i bei giardini, se nascosti: tutto mi pare più bello, se lo vedo in sogno. E a me basta passar lungo i muretti caldi di sole; e perdermi nè tuoi vicoli che serpeggian come bisce fra verzure d'occulti orti da fiaba, rossa Pavia, città della mia pace.
Nel marzo ebro di sole il grande arbusto in mezzo al prato si coprì di gialli fioretti: le novelle accese rame salenti e ricadenti con superba veemenza di getto dànno raggi e barbagli a mirarle; e tu quasi odi scroscio di fonte uscir da loro; e tutta la Primavera da quell'aurea polla ti si versa cantando entro le vene.
Sole di mezzogiorno, nel luglio felice, sulla piazza deserta: piazza lontana di città lontana, tu ed il tuo uomo, e quello era il mondo. Bianca nella tua veste, bianca vibratile fiamma tu pure, nell'abbaglio d'incendio dell'aria. Bianco il tuo riso perduto nel riso di lui, fresco di polla il tuo riso d'amore tra il vasto fulgere ed ardere. Non sarebbe discesa la notte, non sarebbe venuto il domani, tua la luce, tuo l'uomo, tuo il tempo. Fermasti il tempo in pieno sull'ora solare per cui in terra tu fosti divina: il resto è ombra e polvere d'ombra.
Quando avrai insegnato al tuo cane ad avventarsi su di un negro e a strappargli il fegato con un morso, quando saprai anche per lo meno latrare e agitare la coda, rallegrati: ora puoi bianco! Diventare governatore del tuo stato.
Frusta, sudore e frusta. Il sole apparve presto, e incontrò il negro scalzo. Nudo il corpo piagato, sopra il campo. Frusta, sudore e frusta. Il vento passò gridando: - Che nero fiore nelle mani! Il sangue gli disse: andiamo! E lui disse al sangue: andiamo! Partì scalzo nel suo sangue. Il canneto, tremante, gli aprì il passo. Poi, il cielo silenzioso, e sotto il cielo, lo schiavo tinto nel sangue del padrone. Frusta, sudore e frusta, tinto nel sangue del padrone; frusta, sudore e frusta, tinto nel sangue del padrone, tinto nel sangue del padrone.
La palma sta nel patio, è nata sola; è cresciuta senza che la vedessi, è cresciuta sola; sotto la luna e il sole, vive sola. Con il suo lungo corpo saldo, palma sola, sola nel patio recinto, sempre sola, guardiana del tramonto, sogna sola. La palma sola che sogna, palma sola, che va libera al vento, libera e sola, sciolta da radici e terra, sciolta e sola, cacciatrice delle nubi, palma sola, palma sola, sola. Il nero mare La notte livida sogna sopra il mare; la voce dei pescatori bagnata nel mare; esce la luna grondante dal mare. Il nero mare. In mezzo alla notte un son, sta arrivando nel golfo; in mezzo alla notte un son. Le barche lo vedono passare, in mezzo alla notte un son, incendiando l'acqua fredda. In mezzo alla notte un son, in mezzo alla notte un San, in mezzo alla notte un.
E ora che l'Europa si denuda per abbrustolire la sua carne al sole e cerca ad Harlem e all'Avana jazz e son, vantarsi negro mentre applaude il boulevard, e di fronte all'invidia dei bianchi, parlare negro in modo vero.