Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

L'amica di nonna Speranza

Loreto impagliato e il busto d'Alfieri, di Napoleone,
i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto!)

il caminetto un po' tetro, le scatole senza confetti,
i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,

un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve,
gli oggetti con mònito, salve, ricordo, le noci di cocco,

Venezia ritratta a musaici, gli acquerelli un po' scialbi,
le stampe, i cofani, gli albi dipinti d'anemoni arcaici,

le tele di Massimo d'Azeglio, le miniature,
i dagherottipi: figure sognanti in perplessità,

il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone
e immilla nel quarto le buone cose di pessimo gusto,

il cùcu dell'ore che canta, le sedie parate a damasco
chermisi... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta!

I fratellini alla sala quest'oggi non possono accedere
che cauti (hanno tolte le fodere ai mobili: è giorno di gala)

ma quelli v'irrompono in frotta. È giunta è giunta in vacanza
la grande sorella Speranza con la compagna Carlotta.

Ha diciassette anni la Nonna! Carlotta quasi lo stesso:
da poco hanno avuto il permesso d'aggiungere un cerchio alla gonna;

il cerchio ampissimo increspa la gonna a rose turchine:
più snella da la crinoline emerge la vita di vespa.

Entrambe hanno uno scialle ad arancie, a fiori, a uccelli, a ghirlande:
divisi i capelli in due bande scendenti a mezzo le guance.

Son giunte da Mantova senza stanchezza al Lago Maggiore
sebbene quattordici ore viaggiassero in diligenza.

Han fatto l'esame più egregio di tutta la classe. Che affanno
passato terribile! Hanno lasciato per sempre il collegio.

O Belgirate tranquilla! La sala dà sul giardino:
fra i tronchi diritti scintilla lo specchio del Lago turchino.

Silenzio, bambini! Le amiche - bambini, fate pian piano! -
le amiche provano al piano un fascio di musiche antiche:

motivi un poco artefatti nel secentismo fronzuto
di Arcangelo del Leuto e di Alessandro Scarlatti;

innamorati dispersi, gementi il "core" e "l'augello",
languori del Giordanello in dolci bruttissimi versi:

... caro mio ben
credimi almen,
senza di te
languisce il cor!
Il tuo fedel
sospira ognor
cessa crudel
tanto rigor!
Carlotta canta, Speranza suona. Dolce e fiorita
si schiude alla breve romanza di mille promesse la vita.

O musica, lieve sussurro! E già nell'animo ascoso
d'ognuna sorride lo sposo promesso: il Principe Azzurro,

lo sposo dei sogni sognati... O margherite in collegio
sfogliate per sortilegio sui teneri versi del Prati!

Giungeva lo Zio, signore virtuoso di molto riguardo,
ligio al Passato al Lombardo-Veneto e all'Imperatore.

Giungeva la Zia, ben degna consorte, molto dabbene,
ligia al Passato sebbene amante del Re di Sardegna.

"Baciate la mano alli Zii! " - dicevano il Babbo e la Mamma,
e alzavano il volto di fiamma ai piccolini restii.

"E questa è l'amica in vacanza: madamigella Carlotta
Capenna: l'alunna più dotta, l'amica più cara a Speranza. "

"Ma bene... ma bene... ma bene... " - diceva gesuitico e tardo
lo Zio di molto riguardo - "Ma bene... ma bene... ma bene...

Capenna? Conobbi un Arturo Capenna... Capenna... Capenna...
Sicuro! Alla Corte di Vienna! Sicuro... sicuro... sicuro... "

"Gradiscono un po' di marsala? " "Signora Sorella: magari. "
E sulle poltrone di gala sedevano in bei conversari.

"... ma la Brambilla non seppe... - È pingue già per lErnani;
la Scala non ha più soprani... - Che vena quel Verdi... Giuseppe!...

"... nel marzo avremo un lavoro - alla Fenice, m'han detto -
nuovissimo: il Rigoletto; si parla d'un capolavoro. -

"... azzurri si portano o grigi? - E questi orecchini! Che bei
rubini! E questi cammei?... La gran novità di Parigi...

"... Radetzki? Ma che! L'armistizio... la pace, la pace che regna...
Quel giovine Re di Sardegna è uomo di molto giudizio! -

"È certo uno spirito insonne... -... è forte e vigile e scaltro.
"È bello? - Non bello: tutt'altro... - Gli piacciono molto le donne...

"Speranza! " (chinavansi piano, in tono un po' sibillino)
"Carlotta! Scendete in giardino: andate a giuocare al volano! "

Allora le amiche serene lasciavano con un perfetto
inchino di molto rispetto gli Zii molto dabbene.

Oimè! Ché giocando, un volano, troppo respinto all'assalto,
non più ridiscese dall'alto dei rami d'un ippocastano!

S'inchinano sui balaustri le amiche e guardano il Lago,
sognando l'amore presago nei loro bei sogni trilustri.

"... se tu vedessi che bei denti! - Quant'anni? - Vent'otto.
- Poeta? Frequenta il salotto della Contessa Maffei! "

Non vuole morire, non langue il giorno. S'accende più ancora
di porpora: come un'aurora stigmatizzata si sangue;

si spenge infine, ma lento. I monti s'abbrunano in coro:
il Sole si sveste dell'oro, la Luna si veste d'argento.

Romantica Luna fra un nimbo leggero, che baci le chiome
dei pioppi arcata siccome un sopracciglio di bimbo,

il sogno di tutto un passato nella tua curva s'accampa:
non sorta sei da una stampa del Novelliere Illustrato?

Vedesti le case deserte di Parisina la bella
non forse? Non forse sei quella amata dal giovane Werther?

"... Mah!... Sogni di là da venire. - Il Lago s'è fatto più denso
di stelle -... che pensi?... - Non penso... - Ti piacerebbe morire?

"Sì! - Pare che il cielo riveli più stelle nell'acqua e più lustri.
Inchìnati sui balaustri: sognano così fra due cieli...

"Son come sospesa: mi libro nell'alto!... - Conosce Mazzini...
- E l'ami? - Che versi divini!... Fu lui a donarmi quel libro,

ricordi? Che narra siccome amando senza fortuna
un tale si uccida per una: per una che aveva il mio nome. "

Carlotta! Nome non fine, ma dolce! Che come l'essenze
risusciti le diligenze, lo scialle, le crinoline...

O amica di Nonna conosco le aiuole per ove leggesti
i casi di Jacopo mesti nel tenero libro del Foscolo.

Ti fisso nell'albo con tanta tristezza, ov'è di tuo pugno
la data: vent'otto di Giugno del mille ottocento cinquanta.

Stai come rapita in un cantico; lo sguardo al cielo profondo,
e l'indice al labbro, secondo l'atteggiamento romantico.

Quel giorno - malinconia! - vestivi un abito rosa
per farti - novissima cosa! - ritrarre in fotografia...

Ma te non rivedo nel fiore, o amica di Nonna! Ove sei
o sola che - forse - potrei amare, amare d'amore?
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    Scritta da: Silvana Stremiz
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    Natale

    La pecorina di gesso,
    sulla collina in cartone,
    chiede umilmente permesso
    ai Magi in adorazione.

    Splende come acquamarina
    il lago, freddo e un po' tetro,
    chiuso fra la borraccina,
    verde illusione di vetro.

    Lungi nel tempo, e vicino,
    nel sogno (pianto e mistero)
    c'è accanto a Gesù Bambino,
    un bue giallo, un ciuco nero.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
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      Quanto ancor più bella sembra la bellezza (Sonetto 54)

      Quanto ancor più bella sembra la bellezza,
      per quel ricco ornamento che virtù le dona!
      Bella ci appar la rosa, ma più bella la pensiamo
      per la soave essenza che vive dentro a lei.
      Anche le selvatiche hanno tinte molto intense
      simili al colore delle rose profumate,
      hanno le stesse spine e giocano con lo stesso brio
      quando la brezza d'estate ne schiude gli ascosi boccioli:
      ma poiché il loro pregio è solo l'apparenza,
      abbandonate vivono, sfioriscono neglette e
      solitarie muoiono. Non così per le fragranti rose:
      la loro dolce morte divien soavissimo profumo:
      e così è; per te, fiore stupendo e ambito,
      come appassirai, i miei versi stilleran la tua virtù.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
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        No, non dire mai che il mio cuore è stato falso (Sonetto 109)

        No, non dire mai che il mio cuore è stato falso
        Anche se l'assenza sembrò ridurre la mia fiamma;
        come non è facil ch'io mi stacchi da me stesso,
        così è della mia anima che vive nel tuo petto:
        quello è il rifugio mio d'amore; se ho vagato
        come chi viaggia, io di nuovo lì ritorno
        fedelmente puntuale, non mutato dagli eventi,
        tanto ch'io stesso porto acqua alle mie colpe.
        Non credere mai, pur se in me regnassero
        tutte le debolezze che insidiano la carne,
        ch'io mi possa macchiare in modo tanto assurdo
        da perdere per niente la somma dei tuoi pregi:
        perché niente io chiamo questo immenso universo
        tranne te, mia rosa; in esso tu sei il mio tutto.
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          Quelle labbra che Amor creò con le sue mani (Sonetto 145)

          Quelle labbra che Amor creò con le sue mani
          bisbigliarono un suono che diceva "Io odio"
          a me, che per amor suo languivo:
          ma quando ella avvertì il mio penoso stato,
          subito nel suo cuore scese la pietà
          a rimproverar la lingua che sempre dolce
          soleva esprimersi nel dar miti condanne;
          e le insegnò a parlarmi in altro modo,
          "Io odio" ella emendò con un finale,
          che le seguì come un sereno giorno
          segue la notte che, simile a un demonio,
          dal cielo azzurro sprofonda nell'inferno.
          Dalle parole "Io odio" ella scacciò ogni odio
          e mi salvò la vita dicendomi "non te".
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            Pianefforte 'e notte

            Nu pianefforte 'e notte
            sona luntanamente,
            e 'a museca se sente
            pe ll'aria suspirà.

            È ll'una: dorme 'o vico
            ncopp'a nonna nonna
            'e nu mutivo antico
            'e tanto tiempo fa.

            Dio, quanta stelle 'n cielo!
            Che luna! E c'aria doce!
            Quanto na della voce
            vurria sentì cantà!
            Ma sulitario e lento
            more 'o mutivo antico;
            se fa cchiù cupo 'o vico
            dint'a ll'oscurità...

            Ll'anema mia surtanto
            rummane a sta fenesta.
            Aspetta ancora. E resta,
            ncantannese, a pensà.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
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              Cacciatori della domenica

              Vanno a sparare alle beccacce,
              il contenuto
              lo portano dentro sacchetti scoloriti,
              dentro sacchetti, si capisce,
              e lento s'unge di grasso.

              Musone, così si chiama il cane,
              ma non risponde a tal nome.
              Perché ora la beccaccia,
              beccata nel suo contenuto,
              è pure lei musona e tutta unta?

              Scolorita musona la beccaccia.
              Musone il cane, che si chiama così
              ma non risponde a tal nome...
              Musone! Gridano musoni.
              Sono andati a sparare alle beccacce.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
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                Varo

                Se è questo che il gabbiano vuole,
                costruirò una nave,
                sarò felice
                durante il varo,
                porterò una camicia sgargiante,
                piangerò sciampagna, forse,
                o secernerò sapone molle,
                senza cui nulla può andare.

                Chi sarà a tenere il discorso?
                Chi leggerà dal foglio di carta senza diventar cieco?
                Il Presidente?
                Con quale nome ti dovrò battezzare?
                Dovrò chiamare il tuo naufragio anna
                oppure colombo?
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
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                  Ma puoi ch'ella mi vide

                  Ma puoi ch'ella mi vide,
                  la sua cera che ride
                  inver'di me si volse,
                  e puoi a sé m'acolse
                  molto covertamente,
                  e disse immantenente:
                  "Io sono la Natura,
                  e sono una fattura
                  de lo sovran Fattore.
                  Elli è mio creatore:
                  io son da Lui creata
                  e fui incominciata;
                  ma la Sua gran possanza
                  fue sanza comincianza.
                  È non fina né more;
                  ma tutto mio labore,
                  quanto che io l'alumi,
                  convien che si consumi.
                  Esso è onipotente;
                  ma io non pos'neente
                  se non quanto concede.
                  Esso tanto provede
                  e è in ogne lato
                  e sa ciò ch'è passato
                  e 'l futuro e 'l presente;
                  ma io non son saccente
                  se non di quel che vuole:
                  mostrami, come suole,
                  quello che vuol ch'ì faccia
                  e che vol ch'io disfaccia,
                  ond'io son Sua ovrera
                  di ciò ch'Esso m'impera.
                  Così in terra e in aria
                  m'ha fatta sua vicaria:
                  Esso dispose il mondo,
                  e io poscia secondo
                  lo Suo comandamento
                  lo guido a Suo talento.
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