Il bimbo guarda fra le dieci dita la bella mela che vi tiene stretta; e indugia - tanto è lucida e perfetta - a dar coi denti quella gran ferita.
Ma dato il morso primo ecco s'affretta: e quel che morde par cosa scipita per l'occhio intento al morso che l'aspetta... E già la mela è per metà finita.
Il bimbo morde ancora - e ad ogni morso sempre è lo sguardo che precede il dente - fin che s'arresta al torso che già tocca.
"Non sentii quasi il gusto e giungo al torso! " Pensa il bambino... Le pupille intente ogni piacere tolsero alla bocca.
Nel mio giardino triste ulula il vento, cade l'acquata a rade goccie, poscia più precipite giù crepita scroscia a fili interminabili d'argento... Guardo la Terra abbeverata e sento ad ora ad ora un fremito d'angoscia...
Soffro la pena di colui che sa la sua tristezza vana e senza mete; l'acqua tessuta dall'immensità chiude il mio sogno come in una rete, e non so quali voci esili inquiete sorgano dalla mia perplessità.
"La tua perplessità mediti l'ale verso meta più vasta e più remota! È tempo che una fede alta ti scuota, ti levi sopra te, nell'Ideale! Guarda gli amici. Ognun palpita quale demagogo, credente, patriota...
Guarda gli amici. Ognuno già ripose la varia fede nelle varie scuole. Tu non credi e sogghigni. Or quali cose darai per meta all'anima che duole? La Patria? Dio? L'Umanità? Parole che i retori t'han fatto nauseose!...
Lotte brutali d'appetiti avversi dove l'anima putre e non s'appaga... Chiedi al responso dell'antica maga la sola verità buona a sapersi; la Natura! Poter chiudere in versi i misteri che svela a chi l'indaga!"
Ah! La Natura non è sorda e muta; se interrogo il lichéne ed il macigno essa parla del suo fine benigno... Nata di sé medesima, assoluta, unica verità non convenuta, dinanzi a lei s'arresta il mio sogghigno.
Essa conforta di speranze buone la giovinezza mia squallida e sola; e l'achenio del cardo che s'invola, la selce, l'orbettino, il macaone, sono tutti per me come personae, hanno tutti per me qualche parola...
Il cuore che ascoltò, più non s'acqueta in visïoni pallide fugaci, per altre fonti va, per altra meta... O mia Musa dolcissima che taci allo stridìo dei facili seguaci, con altra voce tornerò poeta!
La bionda bimba coi capelli al vento correva per i viali del giardino rossa nel volto, respirando a stento per sfuggire al suo bruno fratellino.
"Mamma!": era giunta all'albero di pesco, calpestandone i fiori scossi dal vento: poi rise, del suo riso argenteo e fresco, al fratellino giunto in quel momento.
"Non mi prendesti!" disse e rise ancora al fratellino un po' mortificato; e il sol, che traversava i rami allora, baciò quel capo piccolo e dorato.
"Fulvio, perché la bamboletta parla? Dici che sia una bambina vera?" "Chissà! Bisognerebbe un po' osservarla, guardarle il viso che pare di cera."
"Vai a prenderla: è dentro nella serra." Il fratellino corse, e lei rimase coll'occhio fisso all'ombre, che per terra formava il sol nell'ultima sua fase.