Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

A...

Se avessi le forme di un bel corpo virile,
sottili i miei sospiri potrebbero echeggiare,
come in tornito avorio, al tuo orecchio,
trovando via al tuo cuore gentile - passione
bene mi armerebbe all'impresa. Ma, ahimé!
Non sono il cavaliere che uccide l'avversario,
corazza non risplende sul mio petto elato,
né sono l'ingenuo pastore della valle,
le cui labbra han tremato per occhi di fanciulla.
Eppure devo delirare per te, dirti più dolce
delle rose melate dell'Ibla, asperse di rugiada
così densa che inebria. Ah! tal rugiada mi giova,
la suggerò, cogliendola, con incanti e magia,
quando si svela il volto pallido della luna.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Lasciando alcuni amici di prima mattina

    D'oro una penna datemi, e lasciate
    che in limpidi e lontane regioni
    sopra mucchi di fiori io mi distenda;
    portatemi più bianca di una stella
    o di una mano d'angelo inneggiante
    quando fra corde argentee la vedi
    di arpe celesti, un'asse per scrittoio;
    e lasciate lì accanto correr molti
    carri color di perla, vesti rosa,
    e chiome a onda, e vasi di diamante,
    e ali intraviste, e sguardi penetranti.
    Lasciate intanto che la musica erri
    ai miei orecchi d'intorno; e come quella
    ogni cadenza deliziosa tocca,
    lasciate che io scriva un verso pieno
    di molte meraviglie delle sfere,
    splendido al suono: con che altezze in gara
    il mio spirito venne! Nè contento
    è di restare così presto solo.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Autunno

      In fiamme, nell'incendio degli autunni
      arde a volte il mio cuore,
      puro e solo. Il vento che lo desta
      tocca il suo centro e lo sospende
      nella luce che ride per nessuno:
      quanta bellezza sparsa!

      Anelo mani,
      una presenza, un corpo,
      quel che frantuma i muri
      e fa nascere le forme inebriate,
      un tocco, un suono, un giro, solo un'ala,
      celesti frutti della luce nuda.

      Nel mio intimo cerco
      ossa, violini intatti,
      vertebre oscure e delicate,
      labbra che sognan labbra,
      mani sognanti uccelli...

      Qualcosa che s'ignora e dice <>
      cade dal cielo,
      da te, Dio, mio avversario.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Pietra di sole (frammenti)

        un salice di cristallo, un pioppo d'acqua,
        un alto getto che il vento inarca,
        un albero ben piantato ma danzante,
        un camminar di fiume che si curva,
        avanza, retrocede, fa un giro
        e sempre arriva:
        un camminar tranquillo
        di stella o primavera senza fretta,
        acqua che con le palpebre chiuse
        emette tutta notte profezie,
        unanime presenza in ondata,
        onda su onda fino a coprir tutto,
        verde sovranità senza tramonto
        come l'abbacinante effetto delle ali
        quando s'aprono nel mezzo del cielo, (... )
        vado per il tuo corpo come per il mondo,
        il tuo ventre è una spiaggia soleggiata,
        i tuoi seni due chiese dove il sangue
        celebra i suoi misteri paralleli,
        i miei sguardi ti coprono come edera,
        sei una città che il mare assedia,
        una muraglia che la luce divide
        in due metà color di pesca,
        un luogo di sale, roccia e uccelli
        sotto la legge del meriggio assorto,

        vestita del colore dei miei desideri
        vai nuda come il mio pensiero,
        vado pei tuoi occhi come per l'acqua,
        le tigri bevono sogno nei tuoi occhi,
        il colibrí si brucia in quelle fiamme,
        vado per la tua fronte come per la luna,
        come la nube per il tuo pensiero,
        vado per il tuo ventre come pei tuoi sogni,
        la tua gonna di mais ondeggia e canta,

        la tua gonna di cristallo, la tua gonna d'acqua,
        le tue labbra, i capelli, i tuoi sguardi,
        tutta la notte piovi, tutto il giorno
        apri il mio petto con le tue dita d'acqua,
        chiudi i miei occhi con la tua bocca d'acqua,
        sulle mie ossa piovi, nel mio petto
        affonda radici d'acqua un albero liquido,

        vado per la tua strada come per un fuime,
        vado per il tuo corpo come per un bosco,
        come per un sentiero nel monte
        che in un brusco abisso finisce,
        vado pei tuoi pensieri assottigliati
        e all'uscita dalla tua bianca fronte
        la mia ombra abbattuta si strazia,
        raccolgo i miei frammenti uno a uno
        e proseguo senza corpo, cerco tentoni, (... )

        —la vita, quando fu davvero nostra?
        quando siamo davvero ciò che siamo?
        ben guardato non siamo, mai siamo
        da soli se non vertigine e vuoto,
        smorfie nello specchio, orrore e vomito,
        mai la vita è nostra, è degli altri,
        la vita non è di nessuno, tutti siamo
        la vita —pane di sole per gli altri,
        tutti gli altri che siam noi—,
        son altro quando sono, i miei atti
        son piú miei se sono anche di tutti

        perché io possa essere devo esser altro,
        uscire da me, cercarmi tra gli altri,
        gli altri che non sono s'io non esisto,
        gli altri che mi dan piena esistenza,
        non sono, non v'è io, siam sempre noi,
        la vita è un'altra, sempre là, piú lungi,
        fuori di te, di me, sempre orizzonte,
        vita che ci svive e ci fa estranei
        che ci inventa un volto e lo sciupa,
        fame d'essere, oh morte, pane di tutti.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          La Credenza

          È un ampio armadio scolpito; l'antica scura
          quercia ha preso una buon'aria di vecchia gente;
          l'armadio è aperto, e scioglie dentro l'ombratura
          come onda di vin vecchio, un profumo attraente.

          È un miscuglio di vecchie anticaglie, stipato
          di panni odorosi e gialli, di straccetti
          di donne e fanciulli, di appassiti merletti,
          di scialli di nonna col grifo pitturato;

          - Qui trovi ciocche di capelli bianche e bionde,
          i ritratti, i medaglioni, la frutta e i fiori
          secchi il cui profumo insieme si confonde.

          - Ne sai di storie, o mia credenza d'ore morte!
          Vorresti dirci i tuoi racconti, e fai rumori
          se lente s'aprono le grandi nere porte.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            La Maliziosa

            Nella sala da pranzo, bruna, profumata
            di frutta e di vernice, come chi non pensa
            raccolsi un piatto di non so quale portata
            belga, e sprofondai nella mia sedia immensa.

            Mangiando, udivo il pendolo, - calmo e giulivo.
            La cucina s'aprì in mezzo a una sbuffata.
            - Entrò la serva, e chissà per quale motivo,
            lo scialle sfatto, con malizia pettinata,

            ecco il ditino tremante pose e ripose
            sulla sua guancia, velluto di pesche-rose
            bianche, e con smorfie del suo labbro bambino

            per mio agio, i piatti mi riordinò vicino
            - poi, - ma certo per prendersi un bacio, - così
            mi soffiò: "Ho una freddo alla guancia, senti qui... "
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              Scritta da: Silvana Stremiz
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              La mia bohème (Fantasia)

              I pugni nelle tasche rotte, me ne andavo
              con il mio pastrano diventato ideale;
              sotto il cielo andavo, o Musa, a te solidale;
              oh! Là, là! Quanti splendidi amori sognavo!

              La sola braca aveva un largo buco. - In corsa
              sgranavo rime, Puccetto sognante. E l'Orsa
              Maggiore era la mia locanda. - Lassù
              le stelle in cielo avevano un dolce fru fru;

              le ascoltavo, seduto ai lati delle strade,
              nelle sere del buon settembre ove rugiade
              mi gocciavano in fronte un vino di vigore;

              e, rimando in mezzo ai tenebrosi fantastici,
              come fossero lire, tiravo gli elastici
              delle mie scarpe ferite, un piede sul cuore!
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