Ogni giorno corretevi incontro rifiutando la bestia noi più dell'amore non sappiamo darvi ascoltate e ricordate sempre vegliate le menti capaci uscite dal torpore della bestia domani quando aprirete gli occhi vi sveglierete e vi accorgerete di camminare finalmente a piedi nudi nel grande prato che avete seminato.
Non è tardi fino all'ora prima del candido buio ricercherò il turbamento di trine unioni di mani e richiami di occhiate profonde e coraggio di liquidi abbracci. Tappe come canzoni cantate su labbra rosse corpi puri a giocare fuggire da schermi nemici perché fare all'amore è come dondolare nel vento su di un'altalena.
La vita è una luce che hai tra le tue mani sta a te l'intensità di quanto vuoi farla brillare o spegnerla e calare nelle tenebre i veri eletti non sono coloro che sanno viverla ma quelli che sanno rinascere.
È grande la mia sete Non si esaurirà di liquori né di poveri amori voglio neve sciolta sulle guance arrossate che il fresco biancore battezzi tutti i miei colori custoditi nella memoria solo acqua di mare solo acqua di torrente solo acqua di lago solo acqua di pioggia come la tua acqua mi disseterà. Nel prossimo giorno non si inaridirà l'animo nulla seccherà vicino fino a che chiare scorreranno anche lontano.
In questa gelida attesa di ogni minuto, come un fiocco di neve che presto tutto copre, avverto il tocco. Sedotto, dal suo floscio manto trascorro lembi di mattina, tra un fascio di case, una via a sinistra storta, e poc'altro ancora.
Ho abbattuto il muro una tempesta di perché troppo spesso inutili vengo a conoscere il tuo corpo mi basta la certezza tenero di tocchi alla ricerca del mio dove ogni angolo di pelle trema poi contratto perché sente che il mio di sussulti si accende e noi ci esploriamo in mille parti di noi umidi caldi invadenti bocche di meravigliosi baci tutto di te mi cerca perché maestro di fuochi non sai che io strega dell'acqua tutto di me ti do umori sudori e lacrime si confondono all'infinito mai sazi di amore mi sciolgo su di te mentre ti rubo mi prendi ed anche quando finisce non è finita sei il mio lenzuolo io il tuo cuscino la tua mano fra le cosce mi agita ancora e sento il tuo fiato sul mio seno non ancora placato.
Come allora, considerare, coloro col sorriso disinvolto ed il vangelo nella tasca, poveri di rimorso, ti consegnano al rogo dell'infamia e del discredito.
Diffida di quel buonismo da sorelle, tutte innamorate del prete, come segnalibro hanno la lama della loro lingua.
I veri buoni sono quelli che pagano!
Quelli che restano soli.
Quelli con le pezze al culo.
Quelli che la sera, ormai senza neanche una parola asciutti e provati come un albero potato, raccolte le poche cose, nel presagio che è il loro letto, hanno la stessa dignità di Dio.