Distinguo il corpo ignudo, carponi su un'asparagiaia, venirmi incontro a celare il viso gli scandalizzati capelli che nulla possono quando la lingua si erge come un aspide a lambire velenosa la punta del naso.
La bocca, ghiacciaio in fiamme non trattiene lo sciogliersi profumato sull'esile mento; ormai gonfio come un lombrico indietreggio a sostenermi un pioppo, socchiudo gli occhi un istante, respiro profondo dissolta è l'asparagiaia.
Smarrito e affranto mi muovo tastoni verso l'epicentro del desiderio e unica sottile vestigia: uno scuro ondulato capello.
Era mattina (almeno credo) ti ho sentito andare via svanire, effigia coltivata dalla fantasia e dal desiderio (mio unico arredo) di ancora una notte d'amore.
Perché scrivo e sogno tenue lampare su specchi inquinati brulicati di stelle cadenti tante quanti i desideri. Schiaffi di sottile bruma come grande battesimale che cerimonia da sempre rene disorne di conchiglie. E lui con la presa nel crine che a pelo galoppa la bestia ubbidiente nel fascio della luna e finalmente mi trova.
Adesso, le aspettative erano scambiate: Lui… come un bimbo impaurito… attende la seggiola minuta ed insolente, non tiene conto dell'intatta mole, le lacrime, precoci scivolano ignare tra le crepe del tempo.
Lui… adesso… è chino… chino e mite come non lo avevo mai scoperto interrogano, del suo andato, circostanze.
Singolare destino, mi balenano del nemico mentre lui… candido… continua a sciogliersi.
Dovessero, animo contrito, giudicarti adesso chi di te fiuterebbe l'uomo incomprensibile che non sapeva amare, l'uomo che nel dissipare esibiva vocazione e per non perderla di vista, la sofferenza la andava suonando porta a porta.
Adesso sei lì, ad un passo, inerte come un bonzo e io qui, indissolubilmente intrappolati, inumata rete di dolore tessuta da fendere, urlando, esausti: esisto, reagisco, sopravvivo, palpito.
…Lui… adesso… è un uomo malato devo aiutarlo, devo amarlo.
Guardo i tuoi occhi a cercare L'ombra del cuore d'allora: La tua forza di viver e d'amare
Dove i miei occhi trovavano allora E trovano, adesso, la pace e 'l ristoro.
Ora, tu sei nonna ai miei figli. Non so come presentar loro Quei tuoi dolci e cari consigli.
Sulla povera sedia rotella Or non vedi non senti non sei
La vita ti sembra ancor bella? Non so, ricordando qual eri Non lo so, vedendo qual sei!
Non posso credere che ora Sei tu che hai bisogno Di me, ma lo sento, come in un brutto sogno:
E sento un rimorso Per tutte le volte che (non) lo sapevo e non t'ho soccorso.
Vita breve, veloce, lontana, tiranna Che passa, che vola ed inganna! Già son più vecchio di come ricordo Te, quando bimbo, fanciullo, adolesco Guardavo, e tu mi davi 'l soccorso
Anche ora la vedo, forse più spesso ch'io crede Anche a me verrà questo peso che tu ora porti sì lieve.
I miei figli che già mi vedono vecchio Avranno anche loro i lor figli, ed io sarò come un tuo specchio
Tu piccola, grande vecchietta Morivi ed io ti teneva la mano
Riapristi i tuoi occhi coraggiosi e gentili Mi lasciavi: ti dissi ti amo E tu ancora tornasti al richiamo.
I tuoi sensi, il tuo cuore è ancor quello Più lento, più dolente è il tuo passo, che chiede pazienza, non canti d'uccello: Così la tua mente, dal muovere lasso Richiede rispetto al più lento suo passo.
Non li conti più i tuoi anni non festeggi i compleanni, ma li esalti e non li spegni tutti i segni del vissuto. Non dimenticar che hai avuto una vita di colori, di profumi, di valori, di sorrisi e di allegria, di momenti di follia, di problemi poi risolti con drammatici risvolti. Ti han donato l'esperienza, di cui ora non fai senza, per capire, per scoprire che la vita va a finire in un lungo arcobaleno che disegna prima o poi quell'eterno che c'è in noi.
Chiusero la strada lì nel bosco già una settantina d'anni fa, maltempo e piogge l'hanno cassata, ed ora non potresti mai dire che c'era un tempo una strada lì nel bosco prima ancora che piantassero gli alberi. Starà sotto la macchia e sotto l'erica, o sotto gli esili anemoni. Solo il custode riesce a vedere che dove cova la palombella e i tassi ruzzolano a loro agio c'era un tempo una strada lì nel bosco.
Pure, se nel bosco ti inoltri in una tarda sera d'estate, quando fa la brezza freschi i laghetti guizzanti di trote, dove la lontra fischia al compagno (non temono gli uomini nel bosco poiché ne vedono ben pochi), udrai lo scalpitio di un cavallo e il frusciar di una gonna sulla rugiada, un galoppo fermo e persistente attraverso quelle nebbiose solitudini: quasi che perfettamente conoscessero l'antica perduta strada lì nel bosco... Ma non c'è nessuna strada lì nel bosco!
Di quando in quando Tutto m'ansima il corpo E la vita mi appare negli occhi, Tra essi vibrando e la bocca Giù selvatica discende per le membra Lasciando gli occhi miei svuotati tumultuanti E il petto mio quieto colma d'un fremito e un calore; E giù per le snelle ondulazioni sottostanti Che onde diventan pesanti, di passione gonfie E il ventre mio placido e sonnolento All'istante ribelle si desta bramoso, Eccitato sforzandosi e attento, Mentre le tenere braccia abbandonate Con forza selvaggia s'incrociano A stringere - quel che non hanno stretto mai. E tutto io vibro, tremo e ancora tremo Finché la strana potenza che il corpo mi scuoteva Non svanisce E nobile non risorge l'ininterrotto fluire della vita Nella durezza implacabile dei miei occhi, Non risorge dalla bellezza solitaria del corpo mio Esausto e insoddisfatto.
Pazienza, piccolo Amore! Una donna dal petto pesante, calda come giugno entrerà Un giorno e chiuderà la porta, per restare.
E quando l'animo tuo, oppresso, avrebbe reclamato Una fresca notte solitaria, il suo petto la notte coprirà pendente nella stanza tua come una coppia di gigli tigrati, che i loro petali oro-pallido schiudono con ferma intenzione E soffocano le tenebre blu con acre profumo, fiaccando Il tuo corpo con la spinta dei suoi capezzoli, finché Freschezza bramerai con una forte sete.
E ti ricorderai allora, con desiderio vero Per la prima volta, quel che ero per te. Così profondamente sogna un narciso selvatico E ti attende attraverso l'oscurità Fredda ed azzurra, brillando allegramente Ai tuoi piedi come piccola luce.
Pazienza, piccolo Amore! Negli anni a venire Io sarò felice per te, nella memoria.