Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

L'addio

L'uomo dice alla donna
t'amo
e come:
come se stringessi tra le palme
il mio cuore, simile a scheggia di vetro
che m'insanguina i diti
quando lo spezzo
follemente.

L'uomo dice alla donna
t'amo
e come:
con la profondità dei chilometri
con l'immensità dei chilometri
cento per cento
mille per cento
cento volte l'infinitamente cento.

La donna dice all'uomo
ho guardato

con le mie labbra
con la mia testa col mio cuore
con amore con terrore, curvandomi
sulle tue labbra
sul tuo cuore
sulla tua testa.
E quello che dico adesso
l'ho imparato da te
come un mormorio nelle tenebre
e oggi so
che la terra
come una madre
dal viso di sole
allatta la sua creatura più bella.
Ma che fare?
I miei capelli sono impigliati ai diti di ciò che muore
non posso strapparne la testa
devi partire
guardando gli occhi del nuovo nato
devi abbandonarmi.

La donna ha taciuto
si sono baciati
un libro è caduto sul pavimento
una finestra si è chiusa.

È così che si sono lasciati.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Foglie morte

    Veder cadere le foglie mi lacera dentro
    soprattutto le foglie dei viali
    soprattutto se sono ippocastani
    soprattutto se passano dei bimbi
    soprattutto se il cielo è sereno
    soprattutto se ho avuto, quel giorno, una buona notizia
    soprattutto se il cuore, quel giorno, non mi fa male
    soprattutto se credo, quel giorno, che quella che amo mi ami
    soprattutto se quel giorno mi sento d'accordo con gli uomini e con me stesso
    veder cadere le foglie mi lacera dentro
    soprattutto le foglie dei viali dei viali d'ippocastani.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Ti sei stancata di portare il mio peso

      Ti sei stancata di portare il mio peso
      ti sei stancata delle mie mani
      dei miei occhi della mia ombra
      dei miei tradimenti
      le mie parole erano incendi
      le mie parole erano pozzi profondi
      le mie parole erano stanchezza, noia serale,
      un giorno improvvisamente
      sentirai dentro di te
      il peso dei miei passi
      che si allontanano esitando
      quel peso sarà quello più grave.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Sotto la pioggia camminava la primavera

        Sotto la pioggia camminava la primavera
        con i suoi piedi esili e lunghi sull'asfalto di Mosca
        chiusa tra gli pneumatici i motori le stoffe le pelli
        il mio cardiogramma era pessimo quel giorno
        quel che si attende verrà in un'ora inattesa
        verrà tutto da solo
        senza condurre con sè
        coloro che già partirono
        suonavano il primo concerto di Ciajkowskj sotto la pioggia
        salirai le scale senza di me
        un garofano sta all'ultimo piano della casa al balcone
        sotto la pioggia camminava la primavera
        con i suoi piedi esili e lunghi sull'asfalto di Mosca
        ti sei seduta di fronte a me non mi vedi
        sorridi a una tristezza che fuma lontano
        la primavera ti porta via da me ti conduce altrove
        e un giorno non tornerai più ti perderai nella pioggia.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Arrivederci fratello mare

          Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
          arrivederci fratello mare
          mi porto un po' della tua ghiaia
          un po' del tuo sale azzurro
          un po' della tua infinità
          e un pochino della tua luce
          e della tua infelicità.
          Ci hai saputo dir molte cose
          sul tuo destino di mare
          eccoci con un po' più di speranza
          eccoci con un po' più di saggezza
          e ce ne andiamo come siamo venuti
          arrivederci fratello mare.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Angina pectoris

            Se qui c'è la metà del mio cuore, dottore,
            l'altra metà sta in Cina
            nella lunga marcia verso il Fiume Giallo.
            E poi ogni mattina, dottore,
            ogni mattina all'alba
            il mio cuore lo fucilano in Grecia.
            E poi, quando i prigionieri cadono nel sonno
            quando gli ultimi passi si allontanano
            dall'infermeria
            il mio cuore se ne va, dottore,
            se ne va in una vecchia casa di legno, a Istanbul.
            E poi sono dieci anni, dottore,
            che non ho niente in mano da offrire al mio popolo
            niente altro che una mela
            una mela rossa, il mio cuore.
            È per tutto questo, dottore,
            e non per l'arteriosclérosi, per la nicotina, per la prigione,
            che ho quest'angina pectoris.
            Guardo la notte attraverso le sbarre
            e malgrado tutti questi muri
            che mi pesano sul petto
            il mio cuore batte con la stella più lontana.
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