Ah vastità di pini, rumore d'onde che si frangono, lento gioco di luci, campana solitaria, crepuscolo che cade nei tuoi occhi, bambola chiocciola terrestre, in te la terra canta!
In te i fiumi cantano e in essi l'anima mia fugge come tu desideri e verso dove tu vorrai. Segnami la mia strada nel tuo arco di speranza e lancerò in delirio il mio stormo di frecce.
Intorno a me sto osservando la tua cintura di nebbia e i1 tuo silenzio incalza le mie ore inseguite, e sei tu ton le tue braccia di pietra trasparente
dove i miei baci si ancorano e la mia umida ansia s'annida.
Ah la tua voce misteriosa che l'amore tinge e piega nel crepuscolo risonante e morente! Così in ore profonde sopra i campi ho visto piegarsi le spighe sulla bocca del vento.
Nella sua fiamma mortale la luce ti avvolge. Assorta, pallida, dolente, adagiata così contro le antiche spirali del crepuscolo che intorno a te gira.
Muta, amica mia, sola nella solitudine di quest'ora di morte e piena delle tante vite del fuoco, erede pura del giorno distrutto.
Dal sole cade un grappolo sul tuo vestito scuro. Le grandi radici della notte crescono improvvise dalla tua anima, e riaffiorano in superficie le cose in te celate, così che un popolo pallido e azzurro da te appena generato si nutre.
Oh solenne e feconda e magnetica schiava del cerchio che in nero e oro succede: fiera, cerca e trova una creazione tanto viva che i suoi fiori soccombono, e di tristezza è piena.
Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche, assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono. Il mio corpo di rude contadino ti scava e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.
Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione. Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un'arma, come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.
Ma viene l'ora della vendetta, e ti amo. Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo. Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d'assenza! Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!
Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia. Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto! Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane, e la fatica rimane, e il dolore infinito.
Mare anteriore a noi, le tue paure avevano corallo e spiagge e alberete. Sbendate la notte e la caligine, le tormente ppassate e il mistero, si apriva in fiore la Lontananza, e il Sud siderale splendeva sulle navi dell'iniziazione.
Linea severa della riva remota: quando la nave si approssima, s'alza la costa in alberi ove la lontananza nulla aveva; più vicino, s'apre la terra in suoni e colori: e, allo sbarco, ci sono uccelli, fiori, ove era solo, di lontano, l'astratta linea.
Il sogno è vedere le forme invisibili della distanza imprecisa, e, con sensibili movimenti della speranza e della volontà, cercare sulla linea fredda dell'orizzonte l'albero, la spiaggia, il fiore, l'uccello, la fonte: i baci meritati della Verità.
Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale siccome i ciottoli che tu volvi, mangiati dalla salsedine; scheggia fuori dal tempo, testimone di una volontà fredda che non passa. Altro fui: uomo intento che riguarda in sé, in altrui, il bollore della vita fugace uomo che tarda all'atto, che nessuno, poi, distrugge. Volli cercare il male che tarla il mondo, la piccola stortura d'una leva che arresta l'ordegno universale; e tutti vidi gli eventi del minuto come pronti a disgiungersi in un crollo. Seguìto il solco di un sentiero m'ebbi l'opposto in cuore, col suo invito; e forse m'occorreva il coltello che recide, la mente che decide e si determina. Altri libri occorrevano a me, non la tua pagina rombante. Ma nulla so rimpiangere: tu sciogli ancora i groppi interni col tuo canto. Il tuo delirio sale agli astri ormai.
L'odio accende fuochi di passione sui fuochi lontani fari, grandi fiori rossi, delle coste del mare; grida all'erta di fiamma bianca e verde, sulle grida di fiamme dei sogni, che, come nei sogni, non si sa, in verità, se furono... E sono quelli ancor mal desti che brutta espressione, che freddo! contro quelli ancor mal addormentati che brivido, che espressione ancor più brutta!
E la morte si unisce con la vita
inaspettatamente, qua e là, come in bagliori di cento colori tragici ed acuti; si unisce con il sogno, che preferisce morire anziché svegliarsi. si unisce con il sogno.
Comincia a far giorno rosso e bianco. Coste che fumano, nel primo sole, per quelli che vivono ancora!
I ricordi, un inutile infinito, Ma soli e uniti contro il mare, intatto In mezzo a rantoli infiniti...
Il mare, Voce d'una grandezza libera, Ma innocenza nemica nei ricordi, Rapido a cancellare le orme dolci D'un pensiero fedele...
Il mare, le sue blandizie accidiose Quanto feroci e quanto, quanto attese, E nella loro agonia, Presente sempre, rinnovata sempre, Nel vigile pensiero l'agonia...
I ricordi, Il riversarsi vano di sabbia che si muove Senza pesare sulla sabbia, Echi brevi protratti, Senza voci echi degli addii A minuti che parvero felici...
M'affaccio alla finestra e vedo il mare: vedo le stelle passare, onde passare: un guizzo chiama, un palpito risponde. Ecco sospira l'acqua, alita il vento: sul mare è apparso un bel ponte d'argento. Ponte gettato sui laghi sereni, per chi dunque sei fatto e dove meni?
Tirreno, anche il mio petto è un mar profondo E di tempeste, o grande, a te non cede: l'anima mia rugge nè flutti, e a tondo Suoi brevi lidi e il piccol cielo fiede.
Tra le sucide schiume anche dal fondo stride la rena: e qua e là si vede qualche cetaceo stupido ed immondo boccheggiar ritto dietro immonde prede.
La ragion de le due vedette algenti contempla e addita e conta ad una ad una onde e belve ed arene in van furenti:
Come su questa solitaria duna L'ire tue negre a gli autunnali venti Inutil lampa illumina la luna.
Di te stesso sei colmo, e tuttavia, quanto di te stesso sei privo, solo, e lontano, sempre da te stesso!
Aperto in mille ferite, ogni istante, come la fronte, van le tue onde, come i pensieri, vengono, vanno e vengono, baciandosi, fuggendo, in un eterno conoscersi, mare, e dimenticarsi.
Sei tu, e tu non lo sai, batte il tuo cuore in te, senza saperlo... Che colmo di solitudine, mare!