Con ali raccolte nascere nell'attesa vibrante del giorno dopo domani, con ali raccolte dormire nel nido di erbe fragranti di soli ormai tramontati, con ali raccolte.
E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro in balìa del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una stucchevole estranea.
Amica mia penso a te Al tuo color di sole alla tua grazia La casa è vuota da quando il mio raggio di sole È andato a tuffarsi in mare Se vedi i sommergibili Dì loro che t'amo Se le nubi s'addensano Dì loro che t'adoro Se la mareggiata infuria sugli scogli della riva Dì agli scogli che sei la mia pietra preziosa Se qualche granello di sabbia brilla tra i mille granelli di sabbia della spiaggia Digli che sei la sola gemma che amo Quando vedrai il postino Digli con quanta impazienza aspetto le tue lettere Ti mando mille baci mille carezze Che ti raggiungeranno come le parole raggiungono l'antenna del telegrafo senza fili Se vedi dei feriti Digli che la mia sola ferita è quella che hai inferto al mio cuore Se a volte pensi pensa che il mio pensiero è sempre con te E che t'adoro.
Non importa chi tu sia, uomo, donna, vecchio o fanciullo, operaio o studente, o commerciante, se ti chiedono qual è la cosa più importante per l'umanità rispondi prima dopo sempre la pace e la bontà.
Le lacrime del sabato sera sono più salate e grigie somigliano una vecchia densità che tarda a scendere io, non sono la tua donna clandestina anche per me. Nella pista sotto luci argento ballano coppie di sempre dalle facce disilluse si tengono per mano io però non sono con te ti abbraccio solo con gli occhi. Continuare le pene, le notti, i giorni del telefono muto, nero. Distante però mi parla, mi racconta di altri letti sgualciti io, non sono la tua amante di un'incessata dimenticanza. Compagnie che ridono alle mense tanti, troppi visi che conosco da brevi e lontane date mescolata fra le sedie di paglia io, non sono l'avvezza mica di saltuari disegni. Giorni di festa quelli veri da dividere quasi sempre abbandonando quotidiani pensieri e risa leggere io, non sono la tua compagna di incontri accaduti per garbo. Amplessi, regali, pochi baci del vino candele, parole, spaghetti e canzoni, muovono scomposti sulla scacchiera io, sono la dama di giochi di un fante, quando alfiere o re che dà scacco matto.
A non fidarti della rondine fai bene se prima del tempo le sue ali schiude e se del sole non ti illudi da trascurare il vento con le sue nuvole le sue tempeste.
Ma non della rondine né del vento il tremore.
Su tutto temi scandalo e rossore, esasperato amor proprio, l'errore non ti hanno accordato vivere. Peccato (virtù)!
Perché è nei sentieri impervi, sconsigliati, errati, che l'uomo si compatta si sfibra provando a resistere nuova estrema situazione, al richiamo della già dal sommo illustrata selva oscura.
Rinunciante donna a te mi saldo: non v'è all'inferno luna ma è dei sensi peggior pena un sempiterno rigido bianco inverno.
Sarà facile stampare tanti soli sulla faccia calare la maschera cieca e sorda che non preferiva sapere mi farò stringere da tentazioni sornione e da un amore inquietante senza abitare paura mi vestirò danzando di gioie nel cuore tutti i minuti di questi giorni respingerò i tuoi capelli imprigionerò sulle labbra il sapore del miele selvaggio del buoi padrone del vento desidero tu assista la mia ombra tu mi senta nell'aria se poi mi leghi la vita col tuo sguardo intrigante circondarmi di un oceano sarà facile. Forse non ti racconterà più la penna innamorata novelle che non vuoi sentire spero questo cuore dorma si culli di sospiri si culli di parole si culli di amore si culli di tremori si culli di amplessi regalati, dette, dato, passati, caldi. Mi coccolerò alla luce di cere carezzata da musiche lente indosserò i nostri odori se i giorni di domani non ti avranno sul muro scorrono i giorni di ieri e li amo voglio il coraggio del nome che mi moriva fra le righe Francesco. Vigile nella testa ai primi soli m'accompagna zuccheroso nei bui teneri Francesco. Risulto dall'acqua lucida di vinti timori non sarai musa virtuale in mezzo alle parole Francesco. Per un poeta è un osare raro creatura intatta offro oggi rivelo al foglio Francesco.
"E in questo triste sguardo d'intesa, per la prima volta, dall'inverno in cui la sua ventura fu appresa, e mai creduta, mio fratello mi sorride, mi è vicino. Ha dolorosa accesa,
nel sorriso, la luce con cui vide, oscuro partigiano, non ventenne ancora, come era da decidere
con vera dignità, con furia indenne d'odio, la nuova storia: e un'ombra, in quei poveri occhi, umiliante e solenne...
Egli chiede pietà, con quel suo modesto, tremendo sguardo, non per il suo destino, ma per il nostro... Ed è lui, il troppo onesto,
il troppo puro, che deva andare a capo chino? Mendicare un po' di luce per questo mondo rinato in un oscuro mattino? "