Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Comizio

"E in questo triste sguardo d'intesa,
per la prima volta, dall'inverno
in cui la sua ventura fu appresa,
e mai creduta, mio fratello mi sorride,
mi è vicino. Ha dolorosa accesa,

nel sorriso, la luce con cui vide,
oscuro partigiano, non ventenne
ancora, come era da decidere

con vera dignità, con furia indenne
d'odio, la nuova storia: e un'ombra,
in quei poveri occhi, umiliante e solenne...

Egli chiede pietà, con quel suo modesto,
tremendo sguardo, non per il suo destino,
ma per il nostro... Ed è lui, il troppo onesto,

il troppo puro, che deva andare a capo chino?
Mendicare un po' di luce per questo
mondo rinato in un oscuro mattino? "
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Una Valentina

    È scritta questa rima per colei i cui occhi
    lucenti ed espressivi come i gemelli di Leda,
    troveranno il suo stesso dolce nome annidato
    sulla pagina, celato ad ogni lettore.
    Osservate i versi attentamente! Vi è in essi
    un tesoro divino - un talismano - un amuleto -
    che si deve portare sul cuore. Osservate poi
    il metro - le parole - le sillabe!
    Nulla si tralasci, o sarà vana la fatica!
    E non v'è, nondimeno, nessun nodo gordiano
    che senza una spada non potreste disciogliere,
    se solo n'afferraste il soggetto.
    Tracciate sul foglio, scrutate da occhi
    in cui l'anima balena, s'ascondono, perdute,
    tre parole eloquenti, spesso dette e spesso udite
    da un poeta a un poeta - e d'un poeta è anche il nome.
    Le sue lettere, benché ingannino, ovviamente,
    come il Cavalier Pinto - Mendez Ferdinando -
    sono, invece, sinonimo del Vero. - Ora basta!
    Pur facendo del vostro meglio, non sciogliereste l'indovinello.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Enigma

      "Di rado troviamo", dice Salomone Allocco,
      "una mezza idea nel più profondo sonetto.
      Attraverso i suoi sottili espedienti scorgiamo
      agevolmente, come in un berretto di Napoli -
      ciarpame! Robaccia! - come può portarlo una signora?
      E più pesa, però, della vostra stoffa petrarchesca -
      piumate assordità che un lieve soffio disperde
      e ammucchia in cartaccie sol che l'esaminiate".
      E Salomome ha invero ragione.
      I soliti versi tuchermaniani sono bubbole
      notorie - effimere e così trasparenti -
      ma questa mia, ora - potete esserne certa -
      è solida, nitida, immortale - e tutto questo
      a causa dei cari nomi che vi sono celati.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        La valle dell'inquietitudine

        Un tempo sorrideva silenziosa
        una piccola valle dove nessuno più abitava:
        la gente era partita per le guerre,
        affidando ai miti occhi delle stelle, a notte,
        dalle alte torri azzurre, la custodia
        di quei fiori, sopra i quali, per tutto il giorno,
        pigramente indugiava la rossa luce del sole.
        Ora invece al viandante che di lì passasse
        si mostrerebbe il tristo stato di quella valle.
        Nulla è ora lì che stia senza un moto:
        nulla, tranne l'aria che immobile sovrasta
        su quella magica solitudine.
        Oh, non un soffio più sommuove quelle fronde,
        che ora palpitano come gelide onde
        d'intorno alle nebbiose, lontane Ebridi!
        Oh, non un vento sospinge quelle nuvole,
        che con gravezza si spostano nel cielo inquieto,
        dal chiaro mattino fino a sera,
        sui fitti campi delle viole non colte -
        miriadi d'occhi umani d'ogni foggia -
        e sui gigli che ondeggiano e gemono
        sopra una tomba che non ha nome!
        Ondeggiano: dalle cime profumate
        rugiade cadono in gocciole immortali.
        Gemono: dagli steli delicati
        discendono gemme d'eterne lacrime.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Il giorno più felice
          Il giorno più felice - l'ora più felice
          questo mio inaridito cuore ha già conosciuto;
          ogni più alta speranza di trionfo e d'orgoglio
          sento ch'è fuggita via.

          Trionfo? Oh sì, così fantasticavo;
          ma da gran tempo svanirono ormai
          le visione di quel mio giovanile tempo -
          e sia pur così.

          E quanto a te, orgoglio, che dirti?
          Erediti pure un'altra fonte
          quel veleno che approntasti per me -
          Ora acquietati, o mio spirito.

          Il giorno più felice - l'ora più felice -
          che quest'occhi avrebbero visto - hanno già visto,
          il rifulgente sguardo di trionfo e d'orgoglio
          sento che è spento ormai.

          Ma mi fosse pur riofferta quella speranza
          di trionfo e d'orgoglio, e con la pena
          che allora avvertivo - quella fulgente ora
          io non vorrei riviverla:

          giacché oscure scorie erano su quelle ali
          e, al loro agitarsi, una maligna essenza
          ne pioveva - fatale per un'anima
          che già l'ha conosciuta.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Solo

            Fanciullo, io già non ero
            come gli altri erano, né vedevo
            come gli altri vedevano. Mai
            derivai da una comune fonte
            le mie passioni - né mai,
            da quella stessa, i miei aspri affanni.
            Né il tripudio al mio cuore
            io ridestavo in accordo con altri.
            Tutto quello che amai, io l'amai da solo.
            Allora - in quell'età - nell'alba
            d'una procellosa vita - fu derivato
            da ogni più oscuro abisso di bene e male
            il mistero che ancora m'avvince -
            dai torrenti e dalle sorgenti -
            dalla rossa roccia dei monti -
            dal sole che d'intorno mi ruotava
            nelle sue dorate tinte autunnali -
            dal celeste baleno
            che daccano mi guizzava -
            dal tuono e dalla tempesta -
            e dalla nuvola che forma assumeva
            (mentre era azzurro tutto l'altro cielo)
            d'un demone alla mia vista -.
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Canto

              Ti vidi nel tuo giorno nuziale
              e t'invase una vampata di rossore,
              quantunque felicità ti brillasse d'intorno
              e il mondo fosse tutto amore innanzi a te.

              E il baleno che s'accese nei tuoi occhi
              (quale ch'esso fosse per me),
              fu quando alla Beltà di più conforme
              potesse svelarsi alla mia vista dolente.

              Fu quel rossore, credo, pudore di fanciulla -
              e ben si comprende che così fosse.
              Ma un più fiero incendio quel baleno
              sollevò - ahimè! - nel petto di colui

              che ti vide nel tuo giorno nuziale,
              allorché ti sorprese quell'acceso rossore,
              quantunque felicità ti brillasse d'intorno
              e il mondo fosse tutto amore innanzi a te.
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                La stella della sera
                L'estate era al suo meriggio,
                e la notte al suo colmo;
                e ogni stella, nella sua propria orbita,
                brillava pallida, pur nella luce
                della luna, che più lucente e più fredda,
                dominava tra gli schiavi pianeti,
                nei cieli signora assoluta -
                e, col suo raggio, sulle onde.
                Per un poco io fissai
                il suo freddo sorriso;
                oh, troppo freddo - troppo freddo per me!
                Passò, come un sudario,
                una nuvola lanugiosa,
                e io allora mi volsi a te
                orgogliosa stella della sera,
                alla tua remota fiamma,
                più caro avendo il tuo raggio;
                giacché più mi allieta
                l'orgogliosa parte
                che in cielo svolgi a notte,
                e di più io ammiro
                il tuo fuoco distante
                che non quella fredda, consueta luce.
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  I due leader

                  Cacciari: il fascismo è lontano
                  Occhetto: il fascismo è vicino
                  Cacciari: ma dove lo vedi?
                  Occhetto: là, sul falsopiano
                  Cacciari: ma è solo un puntino
                  Occhetto: ma è enorme, sciocchino
                  Cacciari: è una nuvola bassa
                  Occhetto: è una squadraccia
                  Scusate se interrompo la conversazione
                  disse il capo del plotone d'esecuzione.
                  Vota la poesia: Commenta