Di te stesso sei colmo, e tuttavia, quanto di te stesso sei privo, solo, e lontano, sempre da te stesso!
Aperto in mille ferite, ogni istante, come la fronte, van le tue onde, come i pensieri, vengono, vanno e vengono, baciandosi, fuggendo, in un eterno conoscersi, mare, e dimenticarsi.
Sei tu, e tu non lo sai, batte il tuo cuore in te, senza saperlo... Che colmo di solitudine, mare!
L'eco dell'ieri il sospiro rivive, lontano dal cuore per i muri rincorre l'ombra della mano ragno veloce si snoda fra ombre tigrate di dita che oggetti fragili umidi di fredda placenta lacerata, cercano e pietra e cemento trovano ruvidi al tatto di un cieco che cauto tasta la strada.
Vortice scuro fra due pietre rosse il grido del pazzo oltre il limitar del bosco notturno spettro braccia desolate nella landa detriti a valle corrono ombre come di ricordi.
Macerie come pensieri strangolati, macerie di case due pietre è già una storia un lembo di muro è il passato, rovine antiche cotte dal sole cocente di estati come gelsomini, macerie fra le mani accarezzate e ritrovate, intatte nella mente.
Acque ruscellanti per il declivio polvere di cascate fra massi verdi di muschi rinnovati, si sente l'onda che non ha parole a pioggia sul greto mormorare di memoria in memoria i meandri della mente a ritroso percorrendo.
Solo frammenti: una scheggia di legno sotto la pelle del palmo della mano una briciola di pane sotto il piede scricchiola il petalo di un fiore sul tavolo inaridisce un tasto d'avorio pallido come il volo del gabbiano un capello biondo come un arpeggio lontano un frammento di pizzo antico come il volto della luna ed un tramonto fiammeggiante fra gli abeti blu il sussurro dei giovani la sera, che male fa la scheggia nel palmo della mano, solo frammenti fra le pagine del libro posti a vegliare.
Promesse al mondo mai mantenute, fiori secchi dentro un cassetto, una barca sfondata sulla riva, lontano smorzato un canto di sirene antiche, un sasso lanciato contro il tronco del pino, odore di corpi assordati nel rombo della via, scroscia la luce sui muri delle cose che non importano, insegne al neon rivestite di polvere opaca su respiri che non sono altro che fisiologica necessità, i cieli sono stati conquistati gli animi rarefatti rinchiusi negli armadi profumano di naftalina.
Sabbia fine pungente punte di spillo portate dal vento a limar la pelle del volto, sabbia dorata ricopri poi scopri pene e ricordi: tarli nel legno sabbia di legno sul pavimento son orme lasciate mai cancellate.