in Poesie (Poesie d'Autore)
Sorriso
Allungare le mani
e cogliere il tuo sorriso,
inebria il cuore
saziando il volere.
E poi il tuo sorriso
scivola tra le dita,
come perle preziose
raccolte in un mare
di semplici e trasparenti
sensazioni.
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Allungare le mani
e cogliere il tuo sorriso,
inebria il cuore
saziando il volere.
E poi il tuo sorriso
scivola tra le dita,
come perle preziose
raccolte in un mare
di semplici e trasparenti
sensazioni.
Modellare nell'aria
il tuo corpo
e assaporare il tuo piacere
è la creazione più estasiante.
La vicinanza
nella mente e nel cuore
è il nostro forte
connubio d'amore.
Dapprima senti il calore
poi lacrime, gioia?
Scendi nel buio ma senza paura,
anzi, più ne vorresti,
e le mani tremano,
il corpo reagisce
alla voce che manca,
ode alla poesia
supplente al vuoto razionale.
Scivola il tocco e il calore capisce,
il corpo reclama.
Ho cercato il silenzio,
ho cercato vuoti da decifrare.
Ho guardato alto e visto ancor più su,
mentre la mia ombra si allontanava,
stanca del mio peso.
Ho cercato dubbi, ho cercato follie,
le paure hanno trovato me e le ho alimentate.
Cosa riuscirò a trasmetterti se non paura
mentre la gioia mi circonda.
Ogni mio silenzio
è la certezza di non essere fraintesa
ogni mia parola
è la certezza di una tua risposta.
Io sono qui,
io sarò qui
e sprofonderò se necessario
per poter guardare in alto
e vedere te.
Trieste
Ho attraversata tutta la città.
Poi ho salita un'erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.
Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un'aria strana, un'aria tormentosa,
l'aria natia.
La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva....
Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un'oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.
Qui tra la gente che viene che va
dall'osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l'infinito
nell'umiltà.
Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d'amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s'agita in esse, come in me, il Signore.
Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via..
Questo pane ha il sapore d'un ricordo,
mangiato in questa povera osteria,
dov'è più abbandonato e ingombro il porto.
E della birra mi godo l'amaro,
seduto del ritorno a mezza via,
in faccia ai monti annuvolati e al faro.
L'anima mia che una sua pena ha vinta,
con occhi nuovi nell'antica sera
guarda una pilota con la moglie incinta;
e un bastimento, di che il vecchio legno
luccica al sole, e con la ciminiera
lunga quanto i due alberi, è un disegno
fanciullesco, che ho fatto or son vent'anni.
E chi mi avrebbe detto la mia vita
così bella, con tanti dolci affanni,
e tanta beatitudine romita.
Improvvisa ci coglie la sera.
Più non sai
dove il lago finisca;
un murmure soltanto
sfiora la nostra vita
sotto una pensile terrazza.
Siamo tutti sospesi
a un tacito evento questa sera
entro quel raggio di torpediniera
che ci scruta poi gira se ne va..
Non sa più nulla, è alto sulle ali
il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna.
Per questo qualcuno stanotte
mi toccava la spalla mormorando
di pregar per l'Europa
mentre la Nuova Armada
si presentava alle coste di Francia.
Ho risposto nel sonno: - È il vento,
il vento che fa musiche bizzarre.
Ma se tu fossi davvero
il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna
prega tu se lo puoi, io sono morto
alla guerra e alla pace.
Questa è la musica ora:
delle tende che sbattono sui pali.
Non è musica d'angeli, è la mia
sola musica e mi basta. -
La splendida la delirante pioggia s'è quietata,
con le rade ci bacia ultime stille.
Ritornati all'aperto
amore m'è accanto e amicizia.
E quello, che fino a poco fa quasi implorava,
dall'abbuiato portico brusìo
romba alle spalle ora, rompe dal mio passato:
volti non mutati saranno, risaputi,
di vecchia aria in essi oggi rappresa.
Anche i nostri, fra quelli, di una volta?
Dunque ti prego non voltarti amore
e tu resta e difendici amicizia.