Poesie d'Autore


Scritta da: Rossella Scarlatti
in Poesie (Poesie d'Autore)
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d'incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente, e con che gioia
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta, più profumi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
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    Scritta da: Giangenta
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Il vento d'Alassio

    Senza schiuma il respiro.
    Un nastro colorato di sole
    degrada sull'acqua
    ombre di sabbia.
    Senza onde il silenzio.
    Il braccio dell'isola
    allunga sciarpe di vento
    sul mare dei benedettini.
    Senza vele il golfo d'ottobre.
    Senza vasche l'acqua dell'indifferenza.
    Senza fiori il muretto dell'originalità.
    Senza quinte la commedia dei famosi.
    Senza storie il budello di ogni giorno.
    Senza sete il vento d'Alassio
    cerca ancora il riassunto
    di come eravamo in estate.
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      Scritta da: Giangenta
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Io vado

      Io vado per la mia strada
      dove i mendicanti sono di casa
      dove il canto vuol essere luce.
      dove nessuno pensa e tutto tace.
      Io vado libero dalle vicende di vita
      sul lungomare dell'estasi
      col mio cartone per dormire
      una busta di carta per mangiare.
      Io vado verso un nuovo mattino
      nella terra dalla quale fui tratto
      perché polvere ero e polvere son tornato.
      Io vado raccogliendo gli stracci d'Adamo
      dove il confronto con la carcassa dell'uomo
      non fa più paura.
      Io vado in un mondo amico
      in cerca dei sette sigilli
      dei sette angeli e delle sette trombe
      del nuovo cielo e della nuova terra.
      Io vado e mi sembra
      d'aver perduto la strada.
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        Scritta da: Giangenta
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Il rullo e il filo d'erba

        Tra essere e testimoniare
        obbedire e comandare
        c'è un letto da campo con un ferito.
        Fatemi conoscere uno più degno di me.
        Datemi un medico
        un medico dell'anima
        che liberi la follia del mio dolore.
        Predicatori della virtù
        datemi un saggio per conoscere i saggi
        datemi un falso per difendere i falsi
        ed un cuscino di rose
        su cui invocare il sonno dell'insolenza.
        Datemi un rullo ed un filo d'erba
        per imparare il mestiere di vivere.
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          Scritta da: Giangenta
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Il candore della menzogna

          Temo i padrini dell'indulgenza.
          Temo la fiducia degli eletti.
          Temo il sorriso amaro
          sulle labbra degli inquieti.
          Temo gli occhi velati di chi crede.
          Temo il senso di paura degli ignoranti.
          Temo l'ansia dei deboli.
          Temo la tensione degli angosciati.
          Temo il rimorso dei colpevoli.
          Temo che l'energia degli illusi
          prenda il posto degli umili.
          Temo e mi ripugna
          il loro perverso sacrificio
          come se io non fossi
          origine della stessa specie.
          Temo l'olocausto delle anime
          come i forni crematori dell'oscurità.
          Temo gli immortali
          per come ci hanno ingannato sulla terra.
          Temo che a pagare il debito con l'ingratitudine
          siano ancora gli stessi.
          Prego che il giudizio universale
          per ognuno di noi
          non divenga un giudizio di massa.
          Prego che il concetto di Dio
          concepito dagli uomini
          sia completamente trasfigurato.
          Prego che a prendere il posto
          nell'al di là
          non sia il candore della menzogna
          dell'al di qua.
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            Scritta da: Cinzia Lo Russo
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            A Roberto

            Sei diventato un raggio di sole,
            una sfera luminosa di luna, una stella del firmamento.
            Ma vorrei ancora, immergermi nella squallida abitudine, di vederti qualche volta e ridere di niente, di sentire la tua voce, di dividere con Te il pane e il vino, di ascoltare parole che sanno a tutt'oggi di buono.
            Oppure vorrei morire un po', accompagnarti nel sentiero di luce, impararne la strada per ritrovarti sempre.
            Vorrei.
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              Scritta da: Pietro Esposito
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Voi dovete vivere giorno per giorno, non dovete pensare ossessivamente al futuro.
              Sarà un'esperienza durissima, eppure non la deprecherete.
              Ne uscirete migliorati.
              Questi bambini nascono due volte.
              Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile.
              La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare.
              Sono nati due volte e il percorso sarà più tormentato.
              Ma alla fine anche per voi sarà una rinascita.
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                Scritta da: Giangenta
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Come un cieco

                che chiede perdono al sole
                mi tormento per il suo destino.
                Trovo gradevole
                l'avermi coinvolto
                col suo dolore.
                Ho cercato di consolarmi
                della sua disperazione
                occupandomi di lui.
                Morso dalla presunzione
                dell'esperienza
                gli ho regalato
                l'illusione
                di un esclusiva
                inutile protezione.
                Se continuo ad alimentare
                la mia sincerità
                finisco per torturare
                la sua desolazione.
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