L'uragano tutto svelle intorno a me L'uragano svelle in me foglie e parole futili. Turbini di passione sibilano in silenzio Ma pace è sul tornado arido, sulla fuga della stagione delle piogge!
Tu Vento ardente Vento puro, vento della bella stagione, brucia ogni fiore ogni pensiero vano Quando la sabbia ricade sulle dune del cuore. Anvella, ferma il tuo gesto di statua e voi, fanciulli, fermate i vostri giochi e le vostre risa d'avorio. A te consumi la voce insieme col corpo, secchi i profumo della tua carne La fiamma che illumina la mia notte, come una colonna e come una palma. Infiamma le mie labbra di sangue, Spirito soffia sulle corde della mia kôra Che si levi il mio canto, puro come l'oro di Galam.
Allora una donna disse: Parlaci della Gioia e del Dolore. E lui rispose: La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera, E il pozzo da cui scaturisce il vostro riso, è stato sovente colmo di lacrime. E come può essere altrimenti? Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potrete contenere. La coppa che contiene il vostro vino non è forse la stessa bruciata nel forno del vasaio? E il liuto che rasserena il vostro spirito non è forse lo stesso legno scavato dal coltello? Quando siete felici, guardate nel fondo del vostro cuore e scoprirete che è proprio ciò che vi ha dato dolore a darvi ora gioia. E quando siete tristi, guardate ancora nel vostro cuore e saprete di piangere per ciò che ieri è stato il vostro godimento. Alcuni di voi dicono: "La gioia è più grande del dolore", e altri dicono: "No, è più grande il dolore". Ma io vi dico che sono inseparabili. Giungono insieme, e se l'una siede con voi alla vostra mensa, ricordate che l'altro è addormentato nel vostro letto.
In verità voi siete bilance che oscillano tra il dolore e la gioia. Soltanto quando siete vuoti, siete equilibrati e saldi. Come quando il tesoriere vi solleva per pesare oro e argento, così la vostra gioia e il vostro dolore dovranno sollevarsi oppure ricadere.
Il dono tuo, il quaderno, è dentro la mia mente scritto tutto in memoria imperitura, che assai più durerà di quelle vuote pagine, oltre ogni termine, fino all'eternità. O almeno fino a che la mente e il cuore avranno da natura la facoltà di esistere, finché al labile oblio non daran la lor parte di te, il tuo ricordo non potrà cancellarsi; quei miseri appunti non potrebbero tanto contenere né mi occorre un registro per segnare il tuo amore; per questo ho osato dar via il tuo quaderno, fidando invece in quello che meglio ti riceve. Il tenere un qualcosa che serva a ricordarti equivarrebbe a ammettere ch'io so dimenticarti.
Un giorno di settembre, il mese azzurro, tranquillo sotto un giovane susino io tenni l'amor mio pallido e quieto tra le mie braccia come un dolce sogno. E su di noi nel bel cielo d'estate c'era una nube ch'io mirai a lungo: bianchissima nell'alto si perdeva e quando riguardai era sparita.
E da quel giorno molte molte lune trascorsero nuotando per il cielo. Forse i susini ormai sono abbattuti: Tu chiedi che ne è di quell'amore? Questo ti dico: più non lo ricordo. E pure certo, so cosa intendi. Pure il suo volto più non lo rammento, questo rammento: l'ho baciato un giorno.
Ed anche il bacio avrei dimenticato senza la nube apparsa su nel cielo. Questa ricordo e non potrò scordare: era molto bianca e veniva giù dall'alto. Forse i susini fioriscono ancora e quella donna ha forse sette figli, ma quella nuvola fiorì solo un istante e quando riguardai sparì nel vento.
Perché ti amo, di notte son venuto da te così impetuoso e titubante e tu non mi potrai più dimenticare l'anima tua son venuto a rubare. Ora lei è mia - del tutto mi appartiene nel male e nel bene, dal mio impetuoso e ardito amare nessun angelo ti potrà salvare.
Le cose che ho imparato nella vita. Dite: è faticoso frequentare bambini. Avete ragione.
Poi aggiungete: bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli. Ora avete torto.
Non è questo che più stanca. É piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all'altezza dei loro sentimenti. Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli.