Poesie generazionali


Scritta da: Mdanimation
in Poesie (Poesie generazionali)
Mi sono persa tra i boschi
luogo incantato
Resto senza fiato

La roccia candida
Le candele accese
Le mie mani oramai vi sono proteste

Il sole mi scalda l'anima
E mi arresto
Sono allibita da questo esito funesto

Mi guida il non so che
Alla ricerca di qualcosa
Ma forse la mia mente troppo osa

E forse l'esperimento è fallito
Non sono in grado di rimare
Come non lo sono di remare.
Composta giovedì 7 giugno 2018
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    Scritta da: Iris Vignola
    in Poesie (Poesie generazionali)

    D'esser croce

    Piange il cielo,
    forgiando in perle trasparenti
    amare lacrime che scendono;
    sofferenza ineluttabile,
    cagionata dall'onta dell'umana alienazione.
    Acquitrini misti a fiori,
    per mondar ferite antiche,
    ma tutt'ora sanguinanti
    sulla carne trascendente
    di Colui che fu tradito e martoriato,
    poi reietto e crocifisso.
    Chiodi fomentati da peccati
    ne brandiscono l'aspetto,
    parimenti a inquietante arma;
    ribattuti di perpetuo da disparate mani,
    trafiggono altresì quel legno
    d'altrui amore infradiciato
    in comunione a rosse macchie d'innocenza,
    di cui l'incessante urlo è inascoltato da chiunque,
    sebbene squarci il silente fragore della morte,
    rigettando, d'esser croce, la sua colpa.
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      in Poesie (Poesie generazionali)

      30 anni precisi

      30 anni precisi,
      un bel traguardo,
      una fantastica partenza,
      dopo quasi un miliardo di secondi trascorsi segnano il labile confine tra quello che si è stati quello che si è diventati e quello che si diventerà.
      Un caso non ti accorgi di nulla,
      nulla cambia eppure,
      una altra bottiglia stappata, una torta sempre più affollata di candeline ti sfidano ad essere campione di soffio in lungo.
      Ma non ci fai comunque caso.
      Vivo di attimi densi di peculiarità singolari, uniche,
      che formano uno dopo l'altra senza sosta la mia identità.

      Eppure una volta vissuto l'attimo per quanto sia unico e carico di infinite sfumature in un momento scompare, pronto al successivo.
      In un instante ci si trova qua, 30 anni sono già realtà che bussano intrepidi alla porta della ovvia banalità
      la terra ha fatto un altro giro intorno al sole.

      Una cosa normale eppure ti fa sentire speciale ti crea nuovi momenti in cui ti concentri su quello che di importante vuoi realizzare.
      Goloso di nuovi attimi faccio incetta di quello che ho e con la illusoria comprensione di ciò che è, faccio mio ogni angolo buio, ogni piccolo dettaglio nascosto, sottili sfaccettature che fino a qualche anno fa erano solo confusi contorni di immagini sbiadite.
      Un biglietto di sola andata, viaggiatore solitario per quel piccolo grande mondo che invisibile ti fa volare oltre i confini della realtà.
      Alla fine si cresce si sa,
      in un modo o nel'altro,
      ora che sono 30 beh...
      poca per me la differenza

      non si torna mai al punto di partenza, senza direzione,
      un aumento di singolarità,
      si sommano alla intera raccolta dei momenti
      rigorosamente tutti differenti
      attimi del nulla
      fatti di ricordo
      compagni di indissolubili
      di ciò che mi rappresenta
      confinato nello specchio del mio io anche la varietà di pastelli aumenta
      nascono nuovi colori
      fatti con possibilità con cui dipingo la mia personalità.

      Festeggio un nuovo anno e quello che è qua mai lo avrei immaginato
      eppure
      così si festeggiano i 30 anni sorriso di gioia e incredulità di
      essere...
      Composta giovedì 12 luglio 2018
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        Scritta da: Deli
        in Poesie (Poesie generazionali)

        L'istante di una fine

        Seduti su una panchina qualsiasi della città,
        contrastate la bellezza dell'estate
        con le vostre lacrime.

        Tu, ragazzo,
        con il viso coperto dalle mani
        per nascondere la tua disperazione.

        Tu, ragazza,
        con voce esitante e sottile
        per chiarire il tuo gesto.

        Non è vostro complice il lieto fine.

        Una bugia, un tradimento, una gelosia
        o chissà cosa o chissà chi,
        ha rovinato per sempre il vostro amore
        e ora sarà difficile,
        quasi impossibile,
        incastrarsi di nuovo,
        in una sola essenza.

        E mentre questo malinconico pensiero
        mi avvolge,
        mi allontano,
        lasciandovi su quella panchina.
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          Scritta da: Monica Cannatella
          in Poesie (Poesie generazionali)

          E aspetti...

          Aspetti una lettera che non arriva mai,
          e affidi parole al vento.
          Riempi i giorni con promesse che infrangi,
          e costruisci sogni su fogli di carta bagnata.
          Ti affaci a finestre che danno su muri spessi
          e immagini che oltre, ci sia un giardino
          in cui le rose sbocciano anche d'inverno.
          E non le guardi mai le nuvole, non lo guardi
          mai il cielo.
          Perché tu hai altro a cui pensare...
          Come sei finita nella fiaba sbagliata,
          come attraversare i prati senza calpestare
          i fiori, come vivere senza dar fastidio.
          E ti trovi brutta, e buffa anche, e
          ridicola qualche volta.
          Ma fai spallucce e, sorridi!
          E non ti importa alla fine di quel che pensa
          la gente, l'importante è quello che pensi tu.
          E aspetti una lettera,
          riempi i giorni,
          ti affacci alle finestre.
          E forse un giorno, le rose, sbocceranno
          davvero in inverno.
          Composta sabato 30 giugno 2018
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            Scritta da: Arlotto Criside
            in Poesie (Poesie generazionali)

            Bambino piange sulla collina e chiama il vento, che gli va a parlare

            Riposa il vento sulle cime,
            dischiude una carezza al soave
            fanciullo che lacrime spende,
            solo sulla pietra del colle.
            Piange dalle prime stelle che
            apparvero al tramonto sino
            a quelle che hanno salutato
            le grandi luci del mattino.
            Lì cerca requie il bimbo, "Vento!"
            dice la sua gola, dal pianto
            rotta. "Via portasti il lamento
            che soleva agitare la casa
            negli ultimi giorni di vita.
            Dove portarono le tue ampie ali
            il suo respiro?" il bimbo
            singhiozza. "In quale parte del
            mondo hai nascosto la mia mamma?
            Non mi arrabbierò con te
            se tu all'orecchio mi sussurri
            dove trovare la mia dolce mamma."
            Le nuvole prendono nel cielo
            consiglio, s'adunano fredde
            sopra la collina, dove il figlio
            piange la madre. Lì il sole
            scompare. Riversano acqua
            le nubi gonfie e scure, acqua
            tintinnante sulla collina.
            "Perdona" suona la voce del
            Vento "l'acqua, ma le nuvole
            mi seguono ovunque io vada,
            e io da te son venuto,
            dal momento che mi hai chiamato.
            Mi chiedi di tua madre, vero?"
            Il fanciullo annuisce con la testa.
            "Ebbene: potremmo cercarla
            ovunque; mai la troveremo."
            Il bimbo, fradicio d'acqua
            non sa fermare le lacrime,
            massacrate ora dalla pioggia.
            "Ella è già qui," dice il Vento,
            accarezzando il dolce bimbo,
            "sempre sarà qui, è al sicuro.
            Tu sei al sicuro, nulla da temere.
            Riposa adesso, riposa
            sulla collina, piangi. Piangi.
            Vedrai il cielo che bello sarà
            quando me ne sarò partito,
            quando le nuvole andranno.
            Vedrai che bello, ripulito,
            il cielo dopo un dolce pianto.
            Composta lunedì 21 maggio 2018
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