Poesie generazionali


Scritta da: Vincenzo Giusepponi
in Poesie (Poesie generazionali)

Il nulla non esiste

Dov'è il mondo?
Il mondo è nei tuoi occhi,
oh soave fanciulla di ieri,
lì c'è tutto il mio mondo,

senza te sarei nulla
perché non esisterei
senza il mio mondo
e niente più avrei.

Eppur non ci sei
e la realtà ancora esiste,
è un vivere diverso
e diverso è ora il mondo,

che anche se pare nuovo,
un po' bello appare
e mi consolo guardando
un tramonto in riva al mare.
Composta sabato 21 luglio 2018
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    Scritta da: Vincenzo Giusepponi
    in Poesie (Poesie generazionali)

    Amor che migliora

    Son tornato negli stessi posti
    di qualche anno fa
    e ho provato la stessa sensazione
    di felicità di allora

    ma poi ho pensato
    che oggi sono più triste d'allora
    perché sei un po' più lontana.

    Ma è bastato ricordarmi
    di te da più vicino
    e il sole è tornato con me.

    Un tempo eravamo meno lontani
    ma oggi siamo più sicuri
    che così tanto ci amiamo
    e il tempo ha aiutato
    il nostro vero grande amore.
    Composta domenica 19 giugno 2016
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      Scritta da: Ilaria Sansò
      in Poesie (Poesie generazionali)

      E ti ho visto

      E ti ho visto
      ma non ho potuto parlarti.
      Un vetro davanti a noi
      e sapevamo che non potevamo dirci nulla.
      Lacrime.
      Mie e tue. Tu che non riuscivi a dire una parola, io che volevo superarlo con un incantesimo che mi portasse, poi, da te.
      Chi ha scelto il nostro finale?
      Sarà stato il tempo
      ma in questo tempo, mi spiace, non smetto d'amarti.
      Insistevo a guardarti
      ma in questo tempo, mi spiace, non potrò dimenticarti.
      Il tempo non è stato il mio amico.
      Li vedevo bene quei tuoi occhi lucidi e pieni di lacrime.
      E ti ho visto
      ma non ho potuto abbracciarti.
      Alcune volte posso soltanto amarti senza freno,
      da lontano, in silenzio:
      e tu non lo verrai mai a sapere.
      Ricordati di me oltre ogni limite che c'è.
      Prendimi da dietro la nuca e dimmi che un senso ancora esiste, oltre ogni limite che c'è.
      Composta martedì 3 ottobre 2017
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        Scritta da: Elona
        in Poesie (Poesie generazionali)

        La realtà sofferente

        Quando ti fa male il cuore
        La mente tira,
        Quando ti escono le lacrime
        La gente ti ride, senti dolore

        Ascolti e stai male, affronti e stai sola
        Ti nascondo la verità e in faccia ti parlano se tu apri bocca pazza ti chiamano.

        Hai preso una marcatura per via di cosa
        Il potere ne gode e a te ti umilia
        La gente mormora e ride di te
        Tu piangi nell'anima e sola ne stai

        Recuperare tutto sapendo la verità
        È infame tutto perché soffri
        Lavori e studi con tutta la forza
        La gente ti guarda e di te se ne fotte.
        Composta sabato 25 agosto 2018
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          Scritta da: Elona
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Lei giudicata

          Regge i pensieri, scrive e scrive
          lotta di giorno e si annoia
          la gente parla e la verità le nasconde.

          Scrive e non scrive, si ferma
          dalle circostanze, ha sbagliato
          dal bagaglio culturale
          soffre e soffre e piange

          non è perfetta gli altri lo comandano
          vuole verità e la gente mormora
          lei ascolta e le dicono non hai diritti

          soffre da sola in questo mondo
          vuole verità e disprezzo trova
          la insultano, la giudicano
          si allontanano da lei.

          Lei rimane sola e piange
          la mente ascolta e soffre
          vuole verità ma malata
          le dicono, sarà così grande la malvagità.

          Lei è sola e sente tutto
          la gente mormora e se ne gode
          vuole diritti ma la calpestano
          va avanti ma il doppio soffre.
          Composta sabato 25 agosto 2018
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            Scritta da: Elona
            in Poesie (Poesie generazionali)

            L'uomo autore

            Nell'era della vita l'uomo piange
            Piange di tristezza per trovare la via
            Cerca disperatamente soluzione
            Si perde nell'anima e soffre di cuore.

            Ama scrivere e descrivere
            Trova se stesso nella letteratura
            Soffre e soffre di solitudine
            La gente tace e l'ha preso di mira
            L'uomo soffre e piange addosso

            Si chiede spesso se è leale
            Ma ha questa dote e di sé si fa male
            L'uomo piange e cerca conforto
            La gente ignora e ride di lui

            L'uomo ha questa qualità e non si arrende
            Scrive perché lo chiede l'anima
            E la mente per caso risorge

            L'uomo è solitario e ama scrivere
            Scopre la realtà è soffre
            È destinato a rimanere solo
            Abbraccia l'abitudine e va oltre.

            Usa la logica, interpreta la gente
            Ma soffre, soffre da solo lo lasciano
            Scrive, smette per paura di solitudine
            Ma non si arrende di continuo lotta.
            Composta sabato 25 agosto 2018
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              in Poesie (Poesie generazionali)

              Mio fratello

              Ripercorrendo il sentiero
              Che mio fratello morendo
              Calpestò
              Ricordo il giorno
              In cui la mia famiglia la casa abbandonò
              Tranne lui
              Che da eroe
              Per le sue idee
              Si sacrificò
              ho solo ricordi
              Di un passato spezzato
              E rimango senza fiato.
              Il dolore opprime il mio cuore
              È difficile capire tanto orrore.
              Trattengo il pianto inutilmente
              Ma le lacrime cadono copiosamente.
              Composta lunedì 1 febbraio 2016
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                Scritta da: Vincenzo Cerrato
                in Poesie (Poesie generazionali)
                Vent'anni.
                Cos'è il mondo quando hai vent'anni?
                Niente. Non esiste.
                Perché a vent'anni si ha tutta la stramaledetta strafottenza
                di affrontare qualsiasi cosa.
                Si è un panzer.
                Nessun ostacolo. Nessuna limitazione.
                Sempre dritto.
                La vita a vent'anni non fa paura.
                Il tempo.
                A vent'anni non si sa cosa sia il tempo.
                Esiste il giorno e la notte.
                L'uno è equivalente all'altra.
                Non c'è il domani. Ieri.
                E come se si vivesse in uno stato temporale continuo.
                Poi, una mattina ci si sveglia e,
                i vent'anni sono passati da vent'anni.
                Non si è più carri armati.
                Lo si capisce dall'attenzione
                che si pone nell'appoggiare il primo piede giù dal letto.
                Quello giusto.
                Si diventa fragili
                e la vita spaventa.
                Ci si sbriciola come un biscotto.
                Passati i vent'anni si diventa un cristallo,
                che appena lo tocchi va in frantumi.
                Composta lunedì 3 settembre 2018
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                  Scritta da: Vincenzo Cerrato
                  in Poesie (Poesie generazionali)
                  Successe ancora una volta.
                  Ritornai al giudizio del mio tribunale.
                  Reato e grazia lo stesso movente.
                  Quando mi interrogarono io non parlai
                  restai a guardarli e non dissi una parola.
                  Non mossi un centimetro della mia pelle.
                  Vennero due guardie che iniziarono a cercarmi le parole
                  in bocca,
                  giù per l'esofago fino allo stomaco.
                  A parte il fastidio delle loro mani, non provavo niente.
                  Rabbia, dolore, mancanza.
                  O forse le provavo tutte e altre mille sensazioni
                  ma non lo davo a vedere.
                  La corte non lo doveva sapere.
                  Io non lo dovevo sapere
                  Non lo volevo sapere.
                  Nonostante il loro rovistare
                  non riuscirono a trarre niente dalla mia bocca,
                  tantomeno dalle mie viscere,
                  mi diedero non so quanti fogli bianchi con altrettante penne.
                  Mi dissero che se non parlavo, almeno avrei potuto scrivere,
                  volevano che mi difendessi,
                  avrebbero voluto che dicessi o scrivessi qualcosa
                  per poter decidere la pena o l'assoluzione.
                  Li guardai.
                  Guardai il tavolo e le armi con le quali avrei dovuto uccidere i fogli.
                  Poi, come in un'azione di collaborazione, tesi le mani sul banco.
                  Spezzai tutte le penne
                  ma l'inchiostro mi uscì dal naso.
                  Composta venerdì 17 agosto 2018
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