Scritta da: Martina P.
in Poesie (Poesie generazionali)
È l'involucro
che si riflette.
Composta mercoledì 21 marzo 2018
È l'involucro
che si riflette.
Il tempo
necessario
a una candela,
accesa in una
buia stanza,
a consumarsi,
disfatta dal
suo stesso
essere di fuoco,
ed ecco,
io non
sono più!
Il soffio
di vita
che abitava
in me,
si è spento
per sempre.
Amen!
Un enorme vuoto
pervade il mio corpo
e riempie la mia anima
Ma allo stesso tempo
la lacera.
Mi sento sola sentendo
questo assordante silenzio
Che però appaga i miei
tormentati pensieri.
Non dirmi antica* (fuori moda)
non sono antica, non dirmi
ostile* (al femminismo) non
sono ostile, non dirmi
remissiva* (alla vita) non sono
remissiva, non dirmi carina*
(oca) non sono carina, non
dirmi bigotta* (sui valori) non
sono bigotta. Come donna ho
tanti difetti e poche virtù, ma
accanto all'uomo mi pongo, se
mi par, pure in tutù. Perché la
mia vita non sarà mai un tabù,
come dici tu* (fatta di inibizioni).
Mi allineo con me* (mi
corrispondo) e non ho bisogno
di spiegare com'è. È la libertà
che come donna voglio
conquistar. Anche di esser
antica, ostile, remissiva, carina,
bigotta, come a me più importa.
Perché è esser ribelle
la mia qualità e anche nel
pensar che l'emancipazione più
che il femminismo a pennello
mi va. Così, or sarò
controcorrente nel voler che la
parità* (con l'uomo) diventi
realtà purché porti a un sano e
vivace confronto nella sobrietà*
(rivoluzione del pensiero), che
la donna un oggetto non faccia
mai diventar. E che un grande
movimento di donne così
determinate* (sui diritti), in tutto
il mondo, per ordinamento* (sia
una tacita regola ove non è
parità), possa avanzar, perche è
quello di cui ha bisogno
l'umanità.
Papà ti somiglio così tanto
Pure io sono fatta di infiniti silenzi.
Quando viaggiamo insieme io e te,
siamo capaci di restare muti per ore.
Ma nei gesti,
in quei gesti tuoi per me
ritrovo tutte le parole
che non hai mai pronunciato.
A mio padre,
che con il suo sorriso
si è sempre fatto carico
di tutti i miei problemi.
A mio padre,
perché non esiste
altra persona
che possa mai sostituirlo.
A mio padre,
'che quando si arrabbia
ha gli occhi un po' più grandi
ma se lo guardi bene
nasconde i mezzi sorrisi.
A mio padre,
che mi ha dato sempre
la spinta per volare.
Auguri!
Quel sorriso
che le vedi addosso
mentre ha gli occhi lucidi,
è questa tutta
la forza
che hanno le donne.
'Che non si fanno
abbattere da niente
e da nessuno
per nulla al mondo.
'Che non basta
un po' di vento
per buttarle giù.
Quelle carezze delicate,
i baci infiniti,
è questo
l'amore che ti dona,
la donna.
È fragile come una farfalla,
puoi spezzarla;
è forte come un uragano,
può spezzarti.
Ma è pur sempre e comunque
una fonte inesauribile
di forza
che non sa di avere
ma che trova sempre dentro se.
A lei, la donna
e a te, che sei donna,
AUGURI.
Ho voglia di bere stasera
Il vino come velluto accarezza
La mia gola stanca.
È l'ora del pensiero libero
Dei movimenti che si legano
Armoniosi
Mi spingo verso la frontiera
Come un cow boy voglio vedere
La mia terra, stare solo e poi
Rituffarmi tra la gente, nella polvere
Camera 210, 233, che musica
È questa? tre note in successione,
I am the Blues, uno sparo
accidentale, questo gioco poteva
Costarti caro vecchio mio.
Malinconico malconcio.
La paura del pericolo scampato
La gioia di essersi salvati.
Ora Non ho più debiti
con il mondo degli uomini.
Tra il dire e il fare* (nell'educare), a volte
c'è di mezzo l'apparire* (esteriorità,
aspetto, omologazione ai modelli
ricorrenti), prima ancor del costruire.
L'apparire dunque, che, giacché lo
promuovi* (associazioni), lo devi anche
garantire. Ma con questa "boria" *
(presunzione) non ci può essere
onorevole storia* (vera integrazione).
Diventa poi pretesa* (apparire) ciò che
hai dato con la mano tesa. Dare
sostanza* (del saper fare e di sé) invece
è lungimiranza e fa diventar certezza la
speranza di costruir cittadinanza. Così
crescer nella verità* (dei propri limiti),
nell'umiltà* (di non pretendere ma
cogliendo l'essenza di ciò che si ha e si
conquista) e nella temperanza, soltanto,
fa diventar* (profughi minori non
accompagnati) un uomo di valore e di
creanza che saprà come onorar, delle
persone care, la lontananza. E, magari,
proprio là, potrà tornare ove c'è sviluppo
da portare; e chi meglio di lui lo saprà
fare! I figli dell'uomo sono frecce verso
il futuro e il suo costrutto, non son
bistecche* (carne da ammirare e pur
comprare e prelibata da gustare), non
prendiamo stecche, perché sennò,
rimaniamo davvero bloccati tutti nelle
basse e insidiose secche* (problemi).
Diceva bello è,
non era bello.
Varcò la valle
con il capo chino
per quattro peli,
cose da pazzi fece,
il deserto angoscioso
ed il cammino
superò,
la tempesta
l'oceano
il maroso
attraversò.
Diceva dolce è
ma era amaro,
diceva luce è,
non era luce...
fruscio irreperibile.