Scritta da: Walter Infusino
in Poesie (Poesie personali)
Perso
Dentro di me
schiavo di te
strisciando tra strade perdute
insieme alle anime vuote
sfiorate da angeli crudeli
vittime delle fiamme dei cieli.
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Dentro di me
schiavo di te
strisciando tra strade perdute
insieme alle anime vuote
sfiorate da angeli crudeli
vittime delle fiamme dei cieli.
La mente abbandona il nostro corpo
nuotando in un oceano di interminabili desideri
il corpo rimane a guardare
incapace di agire
può solo sorridere
per la sua mente appagata.
Ogni sera parlo con te luna
ho tante domande da farti
vorrei tanto ascoltare la tua voce
è bello essere accarezzato dalla tua magica luce
è bello sapere che ci sei
se un giorno deciderai di parlarmi
non fermarti, raccontami tutto
e continua ad accarezzarmi
come solo tu sai fare
forse non merito tutto questo
non sono una stella
sono solo un uomo che sta imparando a cadere.
Profumati suoni, rumorosi odori
forti dolori formano il tuo chaos
perso in interminabili labirinti
prigioniero del tuo sguardo
segretamente scappi
da quel mondo che non è tuo
da quel mondo che non è mondo
volando con le tue ali
volando con le ali dell'intento.
Lo so da sempre che devo scomparire
le mie lacrime perderanno il loro respiro
e io vedrò queste parole spegnersi.
Desidero te innanzitutto
te prima delle tue avvenenze
l'essenza prima del tuo sesso.
Desidero il tuo sapere, la tua storia
entrare in te, scontrarmi con la tua vita
e farci l'amore.
Desidero conquistare ciò che sei oggi.
Ti desidero perché sei più Donna di quanto io sia Uomo
perché strafatto dei tuoi orgasmi
riderei degli altri miei vizi,
perché è motivo di vanto, per me
il tuo desiderio di me.
La sede del desiderio
è situata sotto l'epidermide
quella del peccato
in una parte remota della mente,
entrambi fanno da tramite
fra le mie mani
e il tuo cuore.
Già segnata,
scolpita
marcata
dall'orina
di un'anima dalmata.
Laggiù
ad un passo dalla battaglia
che s'espande pesante,
il disprezzo scalcia
nella pancia del mattino.
Equilibri che cadono
vittime di guerra
sulla linea di confine
tra due terre
care e straniere
abili galassie
a nascondersi
per poi collidere.
Migrano sovente
popoli e parole
su convogli di enigmatiche città.
Non tutti reclamano le chiavi
di questa parte di mondo,
colonne di un Ercole
dal cuore di piuma.
Tu eri il mio tutto,
il mio amante e il mio bambino
il mio credo e il mio vangelo
la mia aria e il mio nutrimento
la mia alba e il mio tramonto
la mia più bella poesia
il battito più forte del mio cuore
il mio respiro più profondo
il mio sorriso più sincero
Tu eri
il mio sostegno e il mio sprone
Il sole dei miei giorni a venire
il mio bastone della vecchia
lo scrigno delle mie certezze.
Tu eri, qualcosa è cambiato,
tu sei cambiato,
un perfetto sconosciuto
hai mostrato la tua vera identità
Tu eri, ora non più.
Sorgo,
nuovamente.
Senza dei e senza rimpianto,
culto a me solo noto.
Da levantine vette m'alzo, su scheletri di torrenti
e creste di acque inquiete balzo,
matido erpice usurato, a smuovere zolle di speranza.
Prendo quota goffamente, nell'eco di stelle fuggite via
non mi do pace.
Erro per i tratturi del giorno, mi soffoca questo sudicio giogo,
affresco di colori e dolori
seminati con cura per far fiorire cipressi.
Che senso ha tutto questo splendere?
Quando la notte è già in agguato,
a cosa serve inseguire l'orizzonte?
Rifletto,
non solo la luce.
Scaglio dardi sottratti alla faretra di Dio e
scaldo talami di fortuna ancora lerci di piacere.
Sorgo
Nuovamente...
e mi maledico.
Pare indecisa l'ispirazione
Una musica senza convinzione
Titubante la rima
Quasi fosse una vita effimera
Ma una magia discende da questo tempo
E per un attimo mette a tacere lo scempio
Del mondo e del domani di cui sembriamo orfani lontani
È la magia del Natale
Uno spirito insito in noi, surreale
È un'anima che mai ci deve abbandonare
Un figlio da cullare e vegliare
Ecco la speranza come un dono
E al materialismo (ironicamente) chiedo perdono.