Poesie personali


Scritta da: Salvatore Coppola
in Poesie (Poesie personali)

Uno strano senso

Cosa è rimasto
dunque...
di me, di te, di noi.
Se non questa notte nera,
spenta, è senza luna.
Cosa è rimasto
dunque...
di un canto d'amore,
privato delle note
manoscritte dal cuore.
Cosa è rimasto
di noi, dunque.
Se non lo spettro
di un cancello,
rugginoso e chiuso.
Se non la fine
di un progetto.
La visione astratta
di una casa,
di un fiorito giardino,
del desiderio
di metter su famiglia.
Cosa è rimasto dunque,
niente, è rimasto.
Solo lo spettro
di un cancello chiuso,
la fine...
di un progetto d'amore,
di un amore ormai stanco.
del sonno di due cuori sfibrati
del decadimento
di due corpi...
miseramente stremati.
Niente dunque è rimasto,
di te, di me, di noi.
Niente...! Niente... dunque;
solo una gran voglia di evasione,
da questo strano senso di solitudine.
Composta sabato 15 ottobre 2011
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    in Poesie (Poesie personali)

    Sentori autunnali

    All'esordio di un primo tempo autunnale
    ancor tiepidi da flottiglia di nubi
    trapelano indeboliti raggi di sole
    rutili fronde perseguita un vento
    scorazzando tra viottoli avvinati e fumosi.
    Ogni pigna è già mosto; pronti ad essere colti
    brillano melograni prunosi
    scoppiettano le prime caldarroste odorose
    inizierà a breve il giro dei frantoi.
    Si dipana ancora il filo che corre
    tra l'ieri l'oggi e il domani:
    cambia modo e tempo la vita
    si avvicendano scenari di natura.
    Tutto si aggiorna e muta, nel cuore
    qualcosa si perde, qualcosa si aggiunge
    segue imperterrito il tempo Il suo istinto
    che innato e maligno, senza posa,
    demolisce spiuma e polverizza.
    Nell'oltre vuoto o nel supervuoto
    ci saranno cambi di stagione?
    Chissà come stanno le cose:
    non deve esserci molta differenza
    per chi neppure impenetrabili ombre
    di accadimenti vede passare.
    È nell'annuncio che nasce un fremito
    poi in più nulla ci si attuffa, dopo la vampa
    vissuto l'acceco tutto rattrappisce
    come in ogni vita ignota e impallidita.
    Composta mercoledì 5 ottobre 2011
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      Scritta da: Beppe Cantarella
      in Poesie (Poesie personali)

      Cerchi nel grano

      Connessioni in rete
      di fantasmi bracconieri
      e stercorari in volo
      come falchi pellegrini
      sulle mulattiere al sole

      interruzioni d'energia
      nello stridore di mille
      marranzani eolici
      come rivoluzionar di pale
      d'altari e ficodindia

      assemblaggi di memorie
      negli acquazzoni estivi
      su cerchi di grano
      come segnali forieri
      d'un alieno futurismo.
      Composta sabato 1 maggio 2010
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        in Poesie (Poesie personali)

        L'amore che salva

        Il mio bisogno di te,
        come petali che coprono il viso
        da triste malinconia.
        Se mi dici che mi ami
        Sento il mio cuore schiudersi all'amore
        Sei pregiato diamante
        Latte materno che nutre negli occhi.
        Il volto del Salvatore nell'alta marea.
        L'alba dopo il notturno patimento.
        Giorno di riposo
        Per le braccia deboli,
        le gambe deboli.
        il dormiveglia della coperta
        aspettando che arrivi
        la dolcezza di due mani che si baciano.
        aspettando che arrivi
        l'amore che salva,
        brutti pensieri,
        giorni da cancellare,
        immagini da schiarire.
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          Scritta da: mcfreud
          in Poesie (Poesie personali)
          ho perso una poesia stanotte, con essa i miei versi, quelli più cari, c'era il mio animo più intimo con i miei colori più rumorosi, ma non ho perso il tuo corpo, che i miei occhi vede in tutti gli orizzonti, non han parole le mie pupille che la focosa voce della tua bocca, non ho lucentezza nello sguardo se non lo specchio della tua anima, non ha vista il mio uomo senza una parte infinità della tua donna.
          Composta mercoledì 5 ottobre 2011
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            Scritta da: Fosca
            in Poesie (Poesie personali)

            L'ingenua amante

            La vita la rapiva
            I vizi la governavano
            Le voglie non la saziavano

            I dolci occhi ingannati da
            brevi momenti di superficiale felicità
            l'escludevano ogni via d'uscita.

            Il dolore l'era amico
            La tristezza madre
            L'odio padre

            Una tumultuosa tempesta
            annuvolava la verità

            Rumurosi tuoni
            opprimevano le grida pietose

            Il ghiccio sotto le giunture
            diventava sempre più sottile

            La primavera sbocciò
            lasciando stupore e vergogna
            negli amari ricordi di un solitario
            Amore
            che Amore non fu.

            Ma l'ingenutà l'abbandonò
            lasciando posto ad un giudizio
            Severo, portatore di chiarezza
            durante il vicino inverno.

            Questa è la storia dell'ingenua amante
            Vittima di se stessa,
            suo miglior nemico.
            Composta domenica 11 settembre 2011
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              in Poesie (Poesie personali)

              Prigioniero di questa sera

              Prigioniero di questa sera
              distratte le vigili ombre
              tiro le somme del giorno
              stappato ad una vita infeconda.
              Quanto ho perso, quanto ho guadagnato
              quanto sudore di pena è grondato
              da questa sterilità straripante!
              Qui il corpo, fermo e pesante,
              l'anima che all'alto aspira
              bipede non si è staccata in volo:
              la gravità si fa sentire
              le esili ali sono fragili e deboli
              per vincerne spinta e resistenza.
              Si spoeta la vita tra stupori.
              Mentre ne rileggo il peggio
              una solitudine mi riabbraccia
              nessun fumo di morgana
              resta nella mano se tenta di afferrarlo
              l'informe sostituisce ogni forma
              che si delinei col suo contorno
              i cristalli pure opacizzano
              se incolumi superano urti mortali,
              poco o nulla da franamenti e smottamenti
              si recupera e resta utile
              e sempre è raro che da'incidenti
              sortiscano benefici venturi.
              Se si svuota nel tempo
              la cassaforte delle illusioni
              la miseria si diffonde
              e un'angoscia resta nel cuore.
              La vita desiderata è appena
              una finta proiezione di sogni.
              Pusillanimi si sosta davanti alla porta
              della verità senza mai entrarvi
              sbirciando dalla toppa
              vedi chiuse le finestre
              del passato e del futuro
              da qualche oblò forse appena giunge
              un timido raggio di presente.
              Non vi è salto che ci sbalzi nell'aldilà
              alla deriva, in un mare di interrogativi,
              tra maree di oscurità e sprazzi di luce
              naufraghi galleggiamo inzuppati di paura.
              Non c'è transumanza o traslazione
              che ci adduca nei cambi di stagione
              del cuore a prati di serenità e quiete interiore.
              Composta domenica 2 ottobre 2011
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                Scritta da: Giulia Guglielmino
                in Poesie (Poesie personali)
                ... Derubata di parole che custodiva chiuse gli occhi.
                Nel buio dentro di sé ripercorse quegli attimi lunghissimi...
                l potere sfiorare così tanto calore senza farsi male.
                Il bisogno di cercare quell'atmosfera delicatamente rossa.
                ... Derubata di parole dalle sue labbra
                mise a tacere il suo cuore impazzito.
                Composta lunedì 3 ottobre 2011
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