in Poesie (Poesie personali)
Parole
La mia penna
corre.
Non criptici scritti
ma parole
che scivolano sul foglio
chiare e spontanee.
Mi sgorgano
fluide
e semplici
come semplice
è il mio essere.
Composta martedì 22 marzo 2011
La mia penna
corre.
Non criptici scritti
ma parole
che scivolano sul foglio
chiare e spontanee.
Mi sgorgano
fluide
e semplici
come semplice
è il mio essere.
Un ampio sorriso illumina la faccia
Di mamma stracca, cerea, tremebonda
Ch'all'orizzonte vede tempestos'onda
ma di timore, lettura, cancella traccia.
Rasserenata, allora, lesta m'abbraccia
Contenta che fortuna le rend'ammenda,
Mentre il dolce occhio di lacrime gronda
Speranzosa, fori tempesta, dop'è bonaccia...
Appena l'azienda riescono a piazzare
Lasciano la tribolata Terra d'argentina
e vengono, qui, da noi ad abitare.
Spero che tant'avvenga fuor d'inciampo
Ma meglio se teniamo a nostra dottrina
l'idea che palla rotoli fuori campo.
Una voce conosciuta e amica
giungeci gradita al pian di sopra;
è il postino d'imponente tempra,
facciona gradevole e simpatica.
Postino il padre di casata antica
giacché nonno e bisnonno l'opra *
dal dì primo che posta è in opra
casato sin da allor ancor la pratica.
Tre lettere porto stamattina,
vengono da lontano, da oltre mare,
e recano il timbro di terra argentina.
Una ha data di due mesi prima
e di lor dice non volere, lì, oltre restare.
L'una e l'altre attestano loro stima.
Da tre notti, ormai, scivola il sonno
Dagl'occhi stanchi e lacrim'assenti
Mentre nel teschio ruotano gl'eventi
Ch'anno ricolmo l'animo d'affanno.
Lo rimescolare, però, genera senno
e tutti quegli eventi sconfinanti
In demarcazione sono stagnanti
e, mai, la linea, più, supereranno.
Ogni colpevolezza s'è dissolta
Perché non veritate né certezza,
sol fantasia della mia mente volta.
Così, da ora, pure nel turbamento
scarse notizie zii cui cas'avvezza
serenerò quanto convien rimpianto.
Se già cervello turbina tempesta,
e se roveto entro il petto pasce
e pel malsana idea l'alma patisce
Ancor maggiore danno serpe in testa.
Se vuolsi, indi, tenere riconquista
Necessitate vuole oltre non nasce
spina, in core, che animo ferisce;
così perduta pace senno riacquista.
Non seminare oltre altro roveto
e, fermi, volontà macchina ingrata
Pria ancora che catapulta nel fossato.
Scrolla di dosso il triste passato,
e più a serenità non porre veto
lacrimando vita che sarebbe stata.
Cattivi pensieri inducono danno,
avverso essi il cervello è inerme,
li seguita, asseconda, n'è conforme
e cede solo quando loro sen vanno...
L'onde, donna, s'infrangono e rivanno,
In seno tornano a volto difforme,
mutate vesti sono d'altre forme
finché a spiaggia, ancor, s'infrangeranno.
A esse è natura che disfa e conforma
perciò l'umano non capisce manco
né come montano né come intanano.
La mente umana tien ben alta forma *
e di pensieri che lo corpo è stanco
se lo comanda quale nebbia sfumano.
Amatissima bugia,
torna a starmi vicina
come quando tradivo,
e scioglievo negli effluvi di poesia
il tuo sapore dolce.
Finché mi eri compagna
rubavo al cuore il palpito,
e l'intrigo agro dolce
era un dipinto della fantasia.
Finito il sogno, ardevi
dentro i mortali vizi di onestà
e dentro le tue fiamme
scomparivano dame e cavalieri,
amori e tradimenti,
baldanza di conquista e sentimenti
dilapidati con facilità.
Carissima bugia,
farei per te i più grandi monumenti
se la gente capisse
che non sei nata ieri
dentro questa bugiarda umanità!
Io, atomo di materia
sperduto
nell'immensità
dell'universo,
vivo.
e in luce di pensiero
vinco il mio "niente".
Ora n'innalzo,
sorvolo l'Etna innevata
ne rubo
splendore di bellezza
e lo possiedo
in sazietà di vittoria.
Oggi,
sul terrazzo
di mia casa
trovo
improvvisa,
inattesa
una bellezza fiorita
che canta in musica
di gioia.
Mi perdo in mare
di colori.
È quasi giunta la desiata estate
e nello spazio aleggiano gl'odori,
e ansimano gl'innamorati cuori
e pulsan membra a vista innamorate.
Fiori e viole, e giornat'assolate,
tutt'armonia di serenità e ardori,
e incline tutto a coltivar gl'amori:
le serenate, le lunghe passeggiate.
Tra i tanti solo un giovane resta
impassibile, s'evince dall'aspetto:
strana condotta: la sua faccia mesta.
Triste e dolente svela altrui cospetto
quanta amarezza elabora sua testa
pure in quel giorno di tripudio e festa.