Poesie personali


Scritta da: Sombre
in Poesie (Poesie personali)

Punto uno

Hai verdi mari
e bionde colline
hai bianche corone
di bianche bambine
che troppo lontane
lascian senza mangime
immerso tra lacrime
e le pupille languide
dunque non esiti
dice senza titubare
ed io non ribatto
rido e poi devo andare
dunque non guardi
la scocchi a caso
perché tu ardi
mentre mi sgretolo
sai sono un vaso:
io non mi regolo
se poi io cado
mi frammento
mica mi screpolo
come le tue labbra
che son la mia utopia
come i ciuffi color ambra
e la tua onda, metonimia
e questo è il punto
della cicatrice
il mattone del muro
e il legno alla radice.
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    Scritta da: Marianna Iannarone
    in Poesie (Poesie personali)

    Alla deriva

    Il vento si oppone con la sua leggerezza
    ad ogni sua scelta,
    le ricorda la sua pesantezza.
    È ormai una donna dai piedi di piombo che,
    si sposta al margine di se stessa e,
    alla deriva di chi è diventata
    si accorge di essere cambiata
    senza dimenticare la donna che è stata.

    Guarda spesso all'indietro,
    ma al punto in cui si è fermata,
    si sente aggrovigliata e intrappolata,
    Tesse il suo destino anche se sgraziata.

    Soffiano i suoi pensieri, restano sul fondo
    le sue emozioni, è in ogni dove
    se solo lo vuole.
    Saprà dove andare, quello è ricominciare,
    si farà trovare quando sarà il momento.
    Ha solo bisogno di tempo.
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      Scritta da: Marianna Iannarone
      in Poesie (Poesie personali)

      Nottetempo

      Nottetempo accade di tutto,
      c'è chi acchiappa i sogni mancati di giorno,
      chi dalla troppa stanchezza si concede
      qualche ricordo.

      Nottetempo accade di tutto,
      gli amanti si lasciano andare,
      si stringono in un coro bestiale.

      Nottetempo, notte.
      C'è chi canta per strada
      a due passi da casa.

      Nottetempo, notte.
      I pensieri sbocciano irruenti,
      i mostri assumono forme differenti,
      ciò che un tempo avevi distrutto,
      ripiomba incurante di tutto.

      Nottetempo accade qualcosa,
      l'amore è la chiave di ogni portone.
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        Scritta da: Michele Gentile
        in Poesie (Poesie personali)

        Il filo

        Torna la tua voce, mare
        a cantare la notte
        così spietata, ruvida.
        Indifeso il cielo respira
        la magrezza del tempo
        sul sentiero di uomini
        confinati alla meta.
        A chi importa brandire
        queste parole, giovinezza
        di disperate chimere,
        triste rinuncia la nebbia
        ad issare la vela.
        E io continuo ad esistere
        a cambiare rifugio
        benché sia già tardi
        e quel filo di luce,
        di dovuta speranza
        resta impigliato
        al tuo muto ricordo.
        Composta venerdì 13 gennaio 2017
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          Scritta da: Marianna Iannarone
          in Poesie (Poesie personali)

          Dov'eri?

          Si veste di nuovi sogni,
          di nuove premure:
          dov'eri prima di incontrarla?
          L'arte dell'essere speciale,
          suona come scusa banale.
          Suona meglio "sono stato in ogni dove,
          dove non c'eri tu".
          Ma ora che ci sei, magari non hai la testa,
          non hai l'età e non c'hai voglia.
          Mi chiederò cosa ci sarà di speciale,
          la scompostezza di attimi,
          l'indecenza restrittiva di un darsi pace.
          Ma il non darsi pace affatto,
          per due che si smembrano e ricompongono,
          al guardarsi e sfiorarsi,
          troveranno la pace solo scambiandosi l'anima, le ossa.
          Non troveranno pace affatto, mai.
          Quell'essere speciale suona
          come un ritornello ridondante.
          Dove sei andato?
          Chi scrive le regole di questo bordello?
          Suona meglio "quanti difetti sopportabili".
          Non me ne andrei.
          Proverei a farmi trovare.
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            Scritta da: Marianna Iannarone
            in Poesie (Poesie personali)

            Da quando

            Da quando il precariato non ha più lasciato
            spazio all'immaginazione,
            Da quando, tu, non hai più lasciato casa dei tuoi,
            Da quando la fobia dell'impegno non suona più come una scusa,
            ma come una causa,
            Da quando le responsabilità limitate ti rendono più felice,
            Da quando le preoccupazioni le scarichi come barili sugli altri,
            Da quando non bevi più, non fumi più, non leggi più, non ridi più...
            ti sei praticamente reinventato, così dici.
            Ma secondo me non sei più tu.
            Da quando il precariato m'ha abbracciata,
            lo spazio dell'immaginazione s'è ridotto.
            Da quando, tu, hai lasciato casa dei tuoi,
            Da quando la fobia del disimpegno è diventata un'altra fobia,
            che suona un po' come dover aver sempre paura, ma fin quando
            ci sei tu, ogni paura è vinta, ogni mostro s'allontana,
            e un po' s'allontana me da te,
            che non è più la stessa cosa,
            di una freddezza diversa,
            di un'abitudine nuova.
            Da quando l'incoerenza s'è fatta precariato,
            da quando il precariato s'è fatto vuoto di cultura,
            non ho preteso più niente, da te,
            Un centro di gravità,
            la gravità è al centro.
            Da quando amare è anche essere amati,
            ma l'essere amato è dubbioso sull'amore,
            perché l'amore "che cos'è?",
            nel dubbio il precariato m'ha salvato.
            Non pretendo più niente da te,
            ma neanche da me,
            che se non fosse stato per te,
            avrei creduto nell'amore,
            ma da oggi credo al precariato.
            Alle cose concrete,
            infatti.
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