Scritta da: Marianna Iannarone
L'amore è amare
[...]
E tu, caro fratello,
sei più fobie che sostanza,
vivi di pregiudizi e non di abbondanza.
Ti opponi ai diritti delle altre persone,
parlando di fede e offendendo l'amore.
[...]
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[...]
E tu, caro fratello,
sei più fobie che sostanza,
vivi di pregiudizi e non di abbondanza.
Ti opponi ai diritti delle altre persone,
parlando di fede e offendendo l'amore.
[...]
Quando le persone che ami si allontanano
il cuore, gelosamente, ne custodisce il ricordo.
Mi stringono
funi di morte,
mi soffoca
stretto, logoro
mantello di vecchiaia,
ma sola resto
stazionando
sulla montagna
del mio orgoglio.
Mi scuote un raggio
di sole
e tento la discesa,
ma incauta
ricado
in palude di pensieri.
Mi raggiunge
suo sguardo di luce
che mi lancia
sua corda di fede.
La riconosco.
Decisa l'afferro
lasciando
l'instabile posizione.
Acqua di luce
mi ristora.
Brilli di luce non tua,
ma limpida sorridi.
Io, con ardito volo
di pensiero,
ti raggiungo.
Meraviglia nuova:
ti posseggo.
Ora sei mia
e dondolo
la mia gioia.
Se sol verbo profferisci
con quella tua erre moscia,
cara Musa,
a tal punto mi irretisci
che mi isoli dal mondo
proprio come un vero tondo.
Se poi con pari maestria,
di virus in batteri,
dal core dell'epatite passi
al gene del microbiota
non più mi sento un idiota
anzi mi prende l'idioma.
E dalla tua dolce melodia
mi scaturisce, infin, questa poesia
che mi ridona perfin l'armonia.
Ho anticipato il sole, ancor buio tra le onde
Per sentire nel vento il canto
Del porto vecchio, nei silenziosi vicoli,
gente di passaggio, vecchio ulivo nel giardino, sui colli.
Il marciapiede è nero, stanco, tre tavoli per caffè,
svetta nel buio grattacielo ancora spento.
Passeggio e annuso, il respiro del mare, presente
Bagna il porto, Genova accenna tra terra e monti.
Al primo raggio l'antico campanile vibra
Già si leva un frastuono, inizia il segno
E non è un sogno.
Io, stamane, ho cercato coglierlo, ancor nel sonno
Scovando il posto, al riparo, della polvere e del suono,
del falso brillo e dell'inganno, le mani fredde e il cuore pronto.
Eh sì, città di porto,
il sole ora bacia le case, la gente corre, il fuoco morde,
l'onda si vede, il respiro sale, vivo dal mare
seguo a captare l'essenza del porto, senz'affanno
tra un caffè, un buongiorno, alba a Genova, fine d'anno.
Riprendo i sensi, di primo mattino
Caffè, sigaretta. Eccomi pronto, già sulla rotta.
Fugge pensiero. Un cane che guida il cieco.
Il Gracchiare d'un corvo, traffico, incenso nero.
una farfalla entra nell'auto, semaforo rosso, accendo la radio
Gli occhi di una volpe, intrepida, attraversa la strada.
uno s'incazza, un altro che strilla
gente che corre, consumando le suole.
Una voce nel buio, il telefono squilla, un segnale per strada.
E sento il mio amico, mentre il cielo è grigio, rispondo e penso
Quando ti sento, tutto diventa una bella giornata.
Esce il sole e appare una isola incantata
In questa città straniera e accelerata.
Odora di pino, ondeggia il mare.
E quando ti sento è una bella giornata.
E mentre guido, rivedo il passato
Che battaglie alla scuola, abbiamo scelto la strada.
Una moneta lanciata, ha deciso il destino.
Sogni, fughe, Primi amori, amici. Che spacconate.
Non mancava il coraggio, per attraversare il fuoco
Tra paradiso e Inferno, non è stato un gioco.
La tua voce mi porta, al di là del tempo.
Quattro amici, una vela, si danza sulle onde.
Sole caldo, nuda pelle, un tuffo nel blù.
Una musica, si balla, solo noi e le stelle.
Il camion è scarico, è già mezzogiorno
C'è nebbia, fa freddo, l'erbetta è gelata
Stanco e sfinito, son di ritorno.
Squilla il telefono. Una chiamata.
E quando ti sento diventa una bella giornata.
Nel buio della notte,
osservo il sentiero della vita...
una via, di redenzione o di peccato,
che conduce all'eternità.
Una luce mi abbaglia,
chiudo gli occhi e
immagino il paradiso...
un luogo ameno,
popolato da anime libere da ogni forma del male...
Energie di luce danzano,
con la leggiadria delle farfalle,
tra i canti di volatili e i suoni pacati della natura...
Anime che vegliano su un mondo
a loro ormai lontano...
Nel buio della notte,
osservo il sentiero della vita...
una via, di redenzione o di peccato,
che conduce all'eternità...
l'oscurità mi spaventa,
chiudo gli occhi e immagino l'inferno...
le fiamme avvolgono corpi contorti
di anime rimaste intrappolate nel male
e destinate all'eterno tormento...
Al risveglio della luce,
apro gli occhi e mi scontro con la realtà.
Arde nuova luna sulla pelle,
dalla cima innevata incendia
giudiziosi ciliegi.
Irrompe nel silenzio
dell'ingiuria, scorre
lungo i crinali
e inquiete acque.
Parole, insanguinate lame
nell'oscurità scintillano,
trafitta la notte
versano nettare e oblio
nei calici degli dei.
Dimora in questa valle
la memoria dei vinti,
indomita poesia
di selvagge reliquie.
Alle porte della notte,
meandri di pensieri
e sogni strani,
aspettando domani,
il futuro;
cunicoli di solitudine,
la notte è immane,
immenso buio
e distese deserte
di tartari;
quando sarà domani,
quando.