Poesie personali


in Poesie (Poesie personali)

Il padre da cerca ed il figlio con le zampe di lepre

Vivo vicino all'estero di casa,
ma non posso dirti dove.
Ogni passo che faccio
calpesto il nome di un posto diverso
e lo schiaccio.
Per cercarmi
dovresti prendere tutti i treni
che trovi sui binari interrotti,
fare le strade che non abbiamo mai fatto insieme
e navigare con i battelli a vapore odoroso
che battono bandiera strappata
e vanno sull'acqua all'inverso.
Dovresti passare confini di fossi
coperti da nebbia sospesa
e muri di pietra di pane bruciato,
imparare a cantare in una lingua che non conosci
per farti capire dalle statue alle quali chiedi la via.
Dovresti vestirti ogni volta
con i costumi dei paesi che passi
per avvicinarti al mio odore di figlio.
Forse arriveresti
ma dopo aver fatto un viaggio inutile.
Vedresti sempre le miei soste di un giorno che è stato.
Non sarei più lì
a farmi trovare.
Come tu senti il mio odore di figlio
e ti avvicini
io sento il tuo puzzo di padre
e mi allontano.
Composta lunedì 14 marzo 2016
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    in Poesie (Poesie personali)

    Il bambino e il cuscino

    Piume,
    imprigionate in un cuscino
    che non ti fa dormire,
    che getti a terra ogni notte.
    Non serve.
    E socchiudi gli occhi
    per veder fumare la bocca del bambino che ha corso.
    Fiato rosa che diventa ghiaccio
    il giorno dopo l'arrivo.
    A traguardo ormai chiuso
    a gara finita.
    D'inverno.
    Composta venerdì 11 marzo 2016
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      in Poesie (Poesie personali)

      Il cerchio in fila indiana

      Si abbassa il cielo nero
      a coprire il suo corpo bianco.
      E noi gli stiamo intorno,
      forse sull'attenti,
      ma con la testa bassa
      come se non accettassimo quel fatto
      o fossimo da un'altra parte
      a guardare a terra,
      o lì per caso.
      Ognuno con i suoi ricordi
      e un unico dolore.
      Durerà poco.
      Il tempo di pregare
      o pensare,
      per poi alzare il capo
      e guardarsi intorno
      giusto per controllare
      se tutti c'eravamo.
      Se tutti ci guardiamo.
      Poi lasceremo ad altri
      il compito finale,
      tornando in fila a due,
      e l'ultimo da solo,
      là da dove siamo entrati.
      Composta venerdì 11 marzo 2016
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        in Poesie (Poesie personali)

        La figliata

        Nacquero tutti lo stesso giorno.
        Nacquero insieme,
        tutti gemelli.
        Legati all'unica catena.
        Nacquero tutti dalla stessa madre,
        e uomini di passaggio.
        Il veggente si soffermò,
        sapeva di essere il penultimo.
        Dette il cognome e tirò di lungo.
        L'ultimo uomo si fermò
        a fare da padre a tutti,
        ma da distanza
        e senza il cuore.
        Composta lunedì 15 febbraio 2016
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          Scritta da: Antonio Recanatini
          in Poesie (Poesie personali)

          Intensamente vivo

          L'aver vissuto intensamente
          non rende migliori,
          semmai più malati degli altri
          più irrequieti,
          perché non credevamo potessimo bruciare il tempo.
          Non un giorno di rimpianti,
          ma una rincorsa a conoscere ciò che manca;
          non un momento di nostalgia,
          ma un profondo pozzo dove pescare immagini.
          L'aver vissuto intensamente
          non porta grandi risultati,
          ma cuore e fegato esausti
          perché non credevamo potessimo morire.
          Non una svolta desiderata,
          ma dei binari dove fissare il fermento;
          non una discesa dopo il volo,
          ma un vero e proprio tonfo nella realtà.
          L'aver vissuto intensamente
          non dona sconti
          semmai una dura accortezza
          perché speravamo nella filosofia dello squilibrio.
          Non un tempo di sensatezza,
          ma la ragione stessa della critica;
          non un bersaglio predefinito
          ma il tempo sufficiente per mirare senza distrarsi.
          La disputa rimane nel groviglio di sensazioni
          sulle tele da colorare e sulle pagine da inventare,
          nelle vittorie e nelle sconfitte fin troppo congiunte.
          I saggi non bruciano il tempo
          essi programmano e marciscono dentro un altro uomo.
          Composta giovedì 30 novembre 2006
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            Scritta da: Stefano Medel
            in Poesie (Poesie personali)

            I sommersi e i salvati

            La società
            è un sistema decomposto,
            in cui, tutto sommato,
            non vale la pena di vivere;
            la società non
            è un sicuro bene,
            la solitudine,
            non è un sicuro male;
            nel sistema,
            hanno la prevalenza
            i peggiori,
            i più cretini,
            gli idioti,
            gli incolti,
            gli stupidi
            e i beceri;
            il peggiore sta a galla,
            e i buoni faticano
            a sopravvivere,
            e sono
            spesso disprezzati,
            finché ci sono.
            La mandria di pecore sociali,
            teme disprezza, chi cerca
            di essere libero,
            di volare,
            di staccarsi
            da branco,
            dal gregge,
            e cerca di uscire dal seminato;
            non odiano tanto il tuo aspetto,
            o i tuoi
            modi,
            ma quello
            rappresenti,
            la libertà.
            Libertà
            che i pecoroni
            rincretiniti,
            non hanno più,
            e ci hanno rinunciato,
            per scelte sbagliate,
            da cui,
            non possono tornare indietro,
            per passivismo,
            inerzia
            conformismo.
            Ma i peggiori stanno a galla,
            gli altri,
            non tanto.
            Composta martedì 23 febbraio 2016
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              Scritta da: Stefano Medel
              in Poesie (Poesie personali)

              Ed io, in mezzo a voi due

              Ed io in mezzo a voi due,
              non c'entro niente,
              sono un ingombro,
              uno scarto,
              un pupazzo,
              un a specie di Pierrot abbandonato;
              ed io tra voi
              sono un di più,
              non mi vedi,
              non mi senti,
              non hai tempo,
              non mi ascolti,
              e non stai con me;
              ed io,
              tra voi due,
              son un intruso,
              e pensi poco a me,
              mi guardi e sei distratta,
              e non capisci,
              non capisci,
              ed io, sono solo
              uno straniero,
              in mezzo a voi,
              e tu non mi pensi,
              non mi vuoi,
              non vuoi.
              Composta venerdì 19 febbraio 2016
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                Scritta da: Stefano Medel
                in Poesie (Poesie personali)

                Cemento

                Per la città,
                mura diroccate,
                asfalto sfrangiato,
                buche e bogi,
                mura imbrattate
                da scritte e pitture,
                deserto metropolitano,
                stesse mura,
                strade polverose e
                affollate di traffico,
                ogni giorno;
                cittadine e città,
                ammalate di noia e
                malinconia;
                cercando un po' di silenzio,
                una speranza,
                un contatto umano.
                Composta mercoledì 17 febbraio 2016
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                  Scritta da: Stefano Amoroso
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Naufrago

                  Forse...
                  son marinaio senza rotta...
                  naufrago
                  in un mare di pensieri e di emozioni;
                  naufrago
                  su di un abisso
                  il cui fondale non traspare;
                  naufrago
                  in balia delle onde
                  senza punti all'orizzonte;
                  naufrago
                  a galla ad aspettare
                  la marea propizia che mi riporti in riva al mare;
                  finché un giorno
                  il mare
                  con le sue onde,
                  le sue maree,
                  il suo abisso,
                  risucchierà nel suo profondo chi,
                  per paura di affondare,
                  è già naufrago
                  in riva al mare.
                  Composta lunedì 22 febbraio 2016
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