Silenzio,
assurdo silenzio,
che fa tremare
l'anima,
silenzio che suona
più forte di un uragano,
silenzi che fanno
paura,
paura d'essere
ascoltati.
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Silenzio,
assurdo silenzio,
che fa tremare
l'anima,
silenzio che suona
più forte di un uragano,
silenzi che fanno
paura,
paura d'essere
ascoltati.
I tuoi sospiri mi appartengono
sono mie le tue parole.
Tuo il mio desiderio
Accarezzi il mio corpo
le tue frasi come piume
lo solleticano
Sollecitano.
Sospingono.
Quanti sospiri amore
sulla mia pelle arrivano
caldi sino ad ustionarmi l'anima.
Era calmo il lago quel giorno
mi tenevi per mano
e guardavamo le montagne attorno,
ancor bianche di neve a primavera,
brillare come argento sotto il sole
e all'orizzonte l'oro.
Anatre indifferenti lasciando scie lucenti
sull'acqua scivolavan gaie
e due cigni eleganti procedendo uniti,
costeggiavan la riva in lieve sciabordio dell'acque.
È calmo il lago quest'oggi,
come allora.
Mi tornano i pensieri dal ricordo e le parole
sussurrate appena,
i baci e le carezze, le immagini di noi,
mi torna il tuo profumo,
ma tu non ci sei più a stringermi la mano.
Con gli occhi del mio cuore ti rivedo
e abbraccio con lo sguardo il paradiso
grata per quell'amore di cui vivo
che ancora mi regali di lassù.
Pensando al senso profondo della poesia,
alla dolcezza
alla malinconia,
al dolore e alla felicità di comporre versi,
provo ad immaginare una porta che si apre
una casa che mi accoglie
sorridendo tra l'odore acre di una sigaretta
e il frusciare di fogli bianchi da riempire
con la bellezza di un nome.
Quella porta, quella casa, quel nome
Alda Merini.
Immagino una vita vissuta in pieno
con tutte le tonalità e le sfumature possibili,
con la consapevolezza di esserci e darsi
con una finestra spalancata sul bene
e il sapore di fogli bianchi da incidere con lo stupore di un nome.
Quella vita, quella consapevolezza, quel nome
Alda Merini.
Nessun titolo di coda, parole senza confini
fanno rotta verso un mare di poesia.
Le vele sono rime
il vento mi spinge a largo
per trovare il giusto equilibrio
tra pace e tempesta.
Getto l'ancora in queste acque
mi faccio cullare dalle onde del tramonto,
vedo isole che mi accarezzano la pelle.
La notte avanza e il faro dalla scogliera porta in salvo il mio cuore.
Quelle onde, quelle isole, quel faro
Alda Merini.
Sento ogni momento le parole,
dette dallo stolto che ha ragione,
frasi senza avere un sentimento,
immerse nelle pagine del tempo.
Mi perdo in quello che sostieni,
le ragioni sono sempre un torto,
lambite senza nessun controllo,
al sasso che nasconde il segno.
Aspetto il giorno della vendetta,
quando il sasso gettato si rivolta,
lasciando un graffio sulla tua faccia,
dove anche il più piccolo pennello
indelebile avrà lasciato il suo segno.
C'è un altro mare
le cui bianche acque
carezzano la terra
c'è un altro cielo
ampio e terso
c'è un altro sole
a riscaldare
le fredde tue mani
non fermare il passo
nell'arida landa deserta
schiudi gli occhi
alla nuova luce
c'è un altro posto
dove è lieve posare
il passo
dove il gelo non ha dimora
non fermarti
non è il tempo
altri giorni sono a venire
altri mari
sono da scoprire.
Quando leggerai di me soppesa bene tutto.
Ignoranza e bugie
hanno parlato per troppo tempo la stessa lingua.
La lingua degli altri.
Quando leggerai me
leggi lentamente,
e col cuore puro
di quando ci hanno fatti sperdere
e perdere.
Sarò io a parlarti.
Sorridi
che è tornato il sole.
Sorridi,
ora che un frego nero
ha cancellato il nome.
Sorridi
e poi ridi,
è finita.
È l'inizio.
Suoni nella notte,
l'animo afflitto,
mentre i ricordi rimangono spilli nella mente.
Solo voglia di essere
Solo voglia di sognare.
Esistere solo con se stesso,
pensava.
Lunghe notti interminabili
come i binari di un treno.
A niente portava il cammino
e si snodavano i sogni.
Donna solare,
mia Musa fatale,
sei sposa fedele
e nessuno ti tocca,
sarò il tuo sposo eterno
e guai a chi ti sfiora...
lo secco con gli occhi
perché sono geloso
ed anche per uno sguardo
divento furioso.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per gli occhi una dolcezza al core,
ché ntender no la può chi no la prova...
sono versi immortali
che tutti conoscono
ma da pover uomo,
ahimè, io li disconosco
se da sempre mi dibatto
tra pressione spirituale
e passione carnale
con l'intelletto per amare
e la ragione per valutare
quella nobile creatura
che ci genera da mamma
e ci ingelosisce da sposa.
Per fato e per metempsicosi,
intanto credetemi,
non è la mia solita nevrosi,
ho avuto una donna sublime
che mi è stata mamma
e sarà la mia sposa e di certo
non è un'altra mia psicosi.
Corro, però, il rischio
che se soltanto la tocco
mi si azzera tutto,
ma se rimango intatto,
state certi, scriverò
un bel testo e d'amor
vi riempirò la testa.