Poesie inserite da Alexandre Cuissardes

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Scritta da: Alexandre Cuissardes

Le due facce

Ad ognuno alla dipartita viene ridata la sua vera faccia,
non quella che ha tenuto in vita.

Così vedi distesa la massaia
con la faccia da usuraia,
vedi il gran saccente
che non sapeva niente,
l'uomo di chiesa
che si assolve dal rubare
inginocchiandosi all'altare.

Il bugiardo
il delinquente,
tutti stesi finalmente.

La vecchia strana col cappello
ripete sempre il ritornello.

Al funerale dei defunti
van gli amici ed i congiunti,
al funerale dei potenti
i ruffiani e i deficienti
ai funerali di partito
ci va chi non ha capito,
ma le anime cattive
sono sempre vive
qualcun altro troveranno
per recare nuovo danno.
Composta domenica 11 dicembre 2011
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    Scritta da: Alexandre Cuissardes

    La faccia rossa

    Volano in alto
    e poi calano giù
    forti,
    atterrano sul viso
    col rumor di tuono
    le 5 dita dello schiaffo,
    e lasciano il segno.

    II dolore per il colpo,
    l'umiliazione nel vedere chi lo ha inferto.

    E cerchi invano la protezione.

    Chi ha il titolo per difendere a volte ha
    l'animo dell'assassino
    e le mani dell'esecutore,
    il doppio dolore per ciò che succede e per chi lo fa succedere.
    Composta domenica 11 dicembre 2011
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      Scritta da: Alexandre Cuissardes

      L'ultima raccomandazione

      Accompagnami oggi
      tu che sei con me da sempre,
      tu che sei me da piccolo.

      So che mi terrai per mano,
      sento che sei già qua.

      E quando sarà il momento
      lasciami da solo,
      staccati,
      voltami le spalle.

      Vai e continua tu,
      da dove tutto si è interrotto,

      tu segui chi sai,
      meglio di come non abbia saputo fare io,
      solo questo ti chiedo,
      solo questo mi devi.
      Composta sabato 10 dicembre 2011
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        Scritta da: Alexandre Cuissardes

        Un cuore avaro

        Rivestita di quel nulla che vendevi per un tutto,
        con quel viso maschera utile ai tuoi inganni
        hai passato la vita
        solo a soddisfare il cuore avaro,
        la coscienza ti abbandonò
        non appena ti conobbe.

        La verità su come sei
        la condividi con chi ti ha conosciuta,
        ma non è quella che racconti tu
        ma quella che gli altri tacciono.

        Ti salva la lucida follia del non vedere il vero.

        Adesso passi il tempo a cucire fiori di carta da notizie,
        ti racconti come non sei mai stata,
        mostri tue foto
        ma sono di un'altra donna

        Dici di non uscir di casa
        per non vedere gente
        ma forse lo fai per la paura che ti fanno,
        se guardi fuori,
        i cento coltelli che ti aspettano per strada
        per fare a pezzi la tua presunzione
        e vendicare tutti i silenziosi.
        Composta venerdì 9 dicembre 2011
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          Scritta da: Alexandre Cuissardes

          Solo andata

          Vai a chiamarla,
          è giù in strada che osserva i passanti,
          digli che può salire
          io sono pronto,
          tu porta fuori il mio bagaglio,
          lasciami sul tavolo di cucina un bicchiere col vino vecchio,
          quello che sai,
          quello dell'addio.

          Solo per me,
          lei non beve.

          Quando sarò partito
          prendi ciò che ti spetta,
          è nella borsa sul camino
          chiudi porte e finestre
          e libera i fantasmi,
          perché più nessuno
          dovrà abitare questa casa,
          da oggi è maledetta.

          E vattene,
          chiudi veloce il portone dietro di te,
          corri via
          dimentica di avermi conosciuto
          e quello che qui è successo.
          Composta venerdì 9 dicembre 2011
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            Scritta da: Alexandre Cuissardes

            Con così pochi re son scarsi i sudditi

            Eccoli tutti in giro
            il primo e gli altri mille re di Roma,
            in ordine non sparso,
            negli stessi luoghi.

            La corte,
            la finta nobiltà,
            gli aspiranti qualcosa
            e la gran corte di ruffiani.

            Gli ambiziosi di turno,
            gli ambasciatori del peggio,
            i sempiterni nani e ballerine,
            frotta per osti alla moda e discreti tenutari.

            Alle ammucchiate serali,
            smessi i panni dell'ufficialità,
            rimessa in tasca la seconda faccia
            festeggiano bandiere rosse con camice nere,
            colori a tempo tenuti in vita per mestiere
            e adesso fusi nell'allegria e nell'alcol dei bicchieri.

            E tutti molto in forma,
            e con la pancia piena
            intonano faccetta rossa bell'abissina indossa la bandiera nera che trionferà,
            ed in stentato romanesco
            ... evviva la politica che ce fa magnà,
            e domani er teatrino può ricomincià...

            forse questa Roma ha accomodato le rime
            e scomodato un paese.
            Composta giovedì 8 dicembre 2011
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