Poesie inserite da Alexandre Cuissardes

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Scritta da: Alexandre Cuissardes

L'aiuto?

Sono io,
l'altra delle vostra storia,
quella negata sempre,
l'inesistente che ferisce.

Il tema delle vostre liti,
ma in fondo quella che vi tiene insieme.

Sono per te l'amore
per lei la puttana,
ma lei è più sincera di te.

Sono la vittima odiata dall'altra vittima,
la vera perdente.
Composta martedì 29 novembre 2011
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    Scritta da: Alexandre Cuissardes

    Le diverse età

    Tenere la tua mano era tenere il mondo in mano,
    averti accanto era la vita,
    sentire il tuo odore era sentire i profumi
    di tutte le stagioni
    di tutti i giardini,
    ascoltarti era riempirsi di musica che incanta.

    ... adesso che non ci sei più mi sono reso conto che tutto questo esiste anche senza di te.
    Composta domenica 27 novembre 2011
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      Scritta da: Alexandre Cuissardes

      La battitrice d'asta

      Forse sei sole,
      o sei del sole.

      Più ti vedo più ho addosso il fuoco,
      più ho caldo più mi spoglio,
      mi spoglio e mi avvicino a te.

      Sensazione meravigliosa,
      pelle su pelle,
      bruciami,
      spegnimi.

      ... poi,
      più tardi possibile,
      se proprio vuoi cacciarmi fuori dal letto,
      prendimi a calci
      o non me ne andrò.

      Ma adesso bruciami ancora,
      poi...
      mi dirai il tuo nome,
      .... se vorrai,
      domani o dopo
      ... o mai.

      Il tuo seno
      il tuo ventre,
      le tue cosce,
      il tuo alito,
      ... datti il nome che vuoi
      per me va tutto bene.

      Ed alla fine
      da sole diventerai sale
      che brucerà nella ferita del non averti più,
      ma è il tuo mestiere accendere
      poi far bruciare.
      Composta lunedì 28 novembre 2011
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        Scritta da: Alexandre Cuissardes

        E presi per mano mio figlio... e mio padre...

        Prendi per mano tuo figlio, passeggia con lui.
        Per strada indicagli quel ladro che cammina a testa alta
        forte della sua impunità, poi fagli vedere quel viso dietro le sbarre, che non meritava di essere lì e non si dà pace

        Portalo in un tribunale tuo figlio
        fagli vedere i visi di chi non ne esce mai,
        di chi dopo anni ancora non sa se vedrà
        riconosciute le sue ragioni,
        i visi di chi non conosce la giustizia.

        Mostragli chi con i soldi di tutti vive
        senza aver mai fatto nulla,
        chi trasforma gli aiuti in birre e sigarette
        e chi invece dopo una vita di lavoro
        si rende conto che è stato preso in giro.

        Fagli vedere chi comanda per ambizione
        e non per dedizione,
        fallo ascoltare chi dovrebbe dare il buon esempio
        mentre urla per avere la ragione
        o si lancia in promesse ruffiane e che non manterrà.

        Indicagli chi non rispetta la fila
        chi non paga il biglietto in treno,
        chi entra tardi al lavoro,
        chi lavora poco perché si sente protetto,
        o chi sfrutta chi ha bisogno del lavoro.
        e quei sacchi di immondizia sparsi
        quei cani liberi di sporcare
        quelle carte per terra
        quelle scritte sui muri.

        Spiegagli che dove c'è quel mucchio di cemento
        chiamato palazzo
        c'erano 10 alberi da frutto, 30 ulivi,
        una pergola di vite ed una casa in pietra.

        Lo so, ti verrebbe la voglia di tappargli occhi ed orecchi oppure imbarcarlo a forza sul primo aereo per "un'altro posto", ma trova il coraggio di dirgli che questo è il suo paese, si chiama italia, che qui c'è il suo futuro.

        E quando ti chiederà come può essere successo gira la domanda a loro, a quelli in alto ed a quelli accanto a te.

        Poi portalo a vedere quel "cimitero di concentramento", quello che ospiterà chi ci ha ridotti cosi, quello dove la brava gente andrà a sputare non a pregare.

        E spiegagli che quella statua bianca in mezzo al cimitero, enorme, a testa china, occhi socchiusi,
        la mano sinistra ad indicare le tombe,
        l'indice destro puntato verso il basso dove su un enorme libro di pietra sta scritto "mi vergogno di voi" rappresenta l'Italia, triste ed incazzata.
        Composta lunedì 28 novembre 2011
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          Scritta da: Alexandre Cuissardes

          Giusta vendetta

          Dike la dea non fa da tempo il suo lavoro,
          non amministra la giustizia,
          non evita il disordine,
          se può lo crea
          ci vive dentro.
          Si è spogliata della tunica,
          fatta cadere a terra sulla spada.
          Qualcuno saggiamente le ha raccolte,
          ha avvolto la spada nella tunica
          ed ha nascosto tutto
          in attesa della nemesi.
          L'elmo e la bilancia sono nelle mani di chi le ha vinte ai dadi a dike,
          tutti si stanno tassando e ne trattano il riscatto,
          nel frattempo la vendetta ha dato il cambio alla giustizia inerme e latitante.
          Intanto i giustizieri si muovono col buio e nel silenzio,
          nessuno sa chi sono ma fanno bene quel lavoro
          C'è chi propone di giocarsi a dadi anche la tunica e la spada,
          pur di perderli e far si che tutto resti come adesso.
          Composta domenica 27 novembre 2011
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            Scritta da: Alexandre Cuissardes

            La camera da lotta

            Non ti parlo più d'amore,
            ti penso d'amore, forse,
            tutto nasce e muore in me.

            Che senso avrebbe parlarti mentre guardi la tv
            o cucini con molta fretta e poca voglia,
            quando si alternano i tuoi mal di testa alla mia stanchezza.
            Accettiamo il nostro agonizzare chiamandolo di volta in volta col primo nome che ci viene in mente,
            ma meglio non parlarne,
            argomento tabù.

            E poi ognuno girato dalla sua parte, che dorma veramente
            o faccia finta,
            sperando venga presto domattina.

            Intanto questo primo passo dell'uno verso l'altro
            si è ormai scocciato di aspettare
            ed è andato da solo a camminare
            in cerca di coppie più sicure.
            Composta domenica 27 novembre 2011
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              Scritta da: Alexandre Cuissardes

              Visitaparenti

              Nel cimitero straniero ho pregato i miei cari
              sulla tomba scelta a caso.

              E gli occhi adesso vanno verso le fornaci,
              messi in allarme dal cielo scuro,
              sento un rumore sordo,
              di tuoni,
              un urlo,
              forse è la rabbia dei vinti
              o forse i lamenti degli abitanti del cimitero.

              La zingara fa il suo mestiere
              da faccia di bronzo,
              disturbare chi prega,
              chiedere soldi con insistenza,
              falso dolore in casa del vero dolore.

              A fine giro si ferma.
              accende una candela,
              lascia una elemosina,
              forse spera che il padrone di casa chiuda un occhio
              sulla sua presenza.

              Ed uscendo,
              un sole freddo
              che spacca le pietre come la vita,
              come la vita che ha spaccato il culo a troppi.

              Il sole è color primavera,
              la temperatura no,
              è indietro di mesi.
              Composta domenica 27 novembre 2011
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                Scritta da: Alexandre Cuissardes

                La casa finale

                E poi magari
                pur di non ammettere che ci ha delusi l'esser noi stessi
                e l'essere perdenti,
                medicati dalla follia
                due volte al giorno,
                daremo colpa al tempo e ai tempi,
                daremo colpa ai fatti,
                a tutto ciò che abbiamo avuto intorno,
                e sarà chi ascolta a giudicare,
                ma non lo capiremo la sentenza,
                meglio per noi,
                morire pazzi,
                che grande fortuna.
                Composta martedì 29 novembre 2011
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