Poesie inserite da Alexandre Cuissardes

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Scritta da: Alexandre Cuissardes

Ho lasciato il libro sul tavolo

ecco "li belli scritti"
parto di notti insonni,
di giorni a testa china,
di pennini spezzati
con rabbia.
E bicchieri di vino
e bicchieri di inchiostro.
Ecco le mie parole
ferme su carta spessa,
frutto di riflessioni,
anche di accanimento
su una memoria
corta per non farsi male
e non farne a me.
E sento premere alla fronte
le mie mani stanche,
mani che reggono la testa,
stanca anche lei.
La testa che si scuote,
come a scrollarsi pesi,
pesi che lo scrivere
non può cancellare.
E vivo quei momenti
che se la penna
fosse un coltello
o una pistola
tutto sarebbe così semplice.
E se l'inchiostro fosse
veleno sicuro
lo berrei d'un fiato,
come a volte
faccio col vino.
Eccolo
ciò che ho tenuto
dentro per tanto tempo.
Non c'è la prima pagina
non so se c'è un inizio,
o forse non ricordo.
Non c'è l'ultima pagina,
io non lo scrivo
"fine".
Lo faccia qualcun'altro,
lo faccia chi la sa
la fine.
Composta giovedì 11 aprile 2013
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    Scritta da: Alexandre Cuissardes

    Nell'ultima fase

    Io sono qui,
    certo dei miei difetti,
    incerto su tutto il resto.
    Io sono qui,
    spostato da una parte,
    per far passare tutti.
    In piedi,
    irrigidito
    un palo in carne ed ossa.
    E sono qui,
    pronto a dire no a chi vuole consigli,
    ma ad ascoltarne si,
    anche se non ne ho bisogno,
    ma non per presunzione
    ma perché non ho niente da insegnare,
    niente da costruire
    e niente da distruggere,
    a questo ci han pensato gli altri.
    Ho solo ancora un po' di tempo da aspettare.
    E nell'attesa non ho niente da fare.
    Composta mercoledì 10 aprile 2013
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      Scritta da: Alexandre Cuissardes

      Ti accompagno

      Io cerco quello che cerchi tu
      ma non è per interesse,
      è solo per arrivare un attimo prima di te,
      e portartelo via.
      Ti indico le cose più belle
      per farti sorridere gli occhi
      ma subito
      riportarti alla realtà,
      toglierti il piacere
      del sognare.
      Ti dò buoni consigli
      ma mischio le tue carte
      perché viva in confusione.
      Ti precedo
      quando hai fretta,
      ti sto davanti
      ma vado piano
      per farti rallentare,
      ti seguo invece
      col fuoco in mano
      quando cammini stanco
      perché voglio che corra,
      che non riposi,
      voglio che tu cada sfinito.
      E mi so nascondere
      quando ti guardi intorno
      sperso,
      per vedere dove sono
      per sfuggirmi.
      Ti lascio a maledirmi,
      puoi farlo mille volte
      ma tanto non mi tocca,
      sei legato a me
      come a una catena
      sono la malasorte,
      con te fino alla morte.
      Composta mercoledì 10 aprile 2013
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        Scritta da: Alexandre Cuissardes

        La mia testa è già altrove

        Mi faccio stringere
        senza nessuna voglia,
        ed abbracciare
        senza reagire.
        Accetto il bacio
        senza ricambiare.
        Preferirei farmi strozzare,
        soffrirei una volta sola.
        Sarebbe meglio
        che non stare
        sempre a ricevere
        senza poter contraccambiare.
        Ed alla richiesta di risposte ai suoi perché
        cambiar discorso o dire - niente-
        un niente che vuol dire un po' di tutto.
        Come spiegare
        che sei lì che aspetti
        il modo ed il momento,
        che non sai come sarà,
        e dopo
        non potrai neppure raccontare come è stato.
        E che davvero,
        al posto del suo abbraccio
        vorresti mani forti a premerti sul collo,
        a chiudere in un modo fra i peggiori,
        come troppo spesso accade,
        la vita di un uomo fra i migliori.
        E senza che neppure questa volta
        qualcuno possa dire
        -è stata l'ultima-.
        Composta venerdì 5 aprile 2013
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          Scritta da: Alexandre Cuissardes

          Una andata senza ritorno

          Non andare agli appuntamenti
          di domani e dopo,
          senza bisogno di disdire.
          Tutte le cartelle che ti riguardano
          chiuse d'ufficio,
          con una croce sulla copertina.
          Ed una nuova invece
          con scritto. "istigazione al..."
          Non doversi più preoccupare
          dell'ingiustizia,
          della corruzione
          del prossimo tuo
          che tanto prossimo non è
          se non per fregarti.
          Toccare,
          forse,
          qualche coscienza,
          far andare in galera qualcuno,
          avere vendetta,
          perché se giustizia non c'è
          la vendetta è giustizia.
          Avere un monumento
          insieme a tutti gli altri,
          oppure un piccolo santino
          nella coscienza di chi resta.
          Potremmo chiamarlo
          sognare
          o diritto
          progetto.
          Ma da noi
          non si fa chiamare
          e chi ha voce per farlo
          lo chiama solamente
          l'ennesimo suicidio.
          Composta sabato 30 marzo 2013
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            Scritta da: Alexandre Cuissardes

            Un italiano (a)normale

            Non ho conquistato niente,
            né onori né soldi,
            solo una onestà che non ti ripaga mai
            ma che invece paghi cara.
            Sono fallito anche come peccatore
            perché non ho saputo peccare,
            ma forse solo per paura,
            oppure ho fatto peccati da poco.
            Gli unici successi che ho avuto
            sono quelli che gli altri hanno avuto
            attraverso di me.
            Gli insuccessi causati dagli altri
            invece
            chissà perché,
            hanno preferito passare la parte finale della loro esistenza appiccicati a me,
            facendomi pagare il conto per loro.
            Non ho mai disteso nessuno
            ne ho avuto piacere nel vedere gente distesa.
            Invece adesso
            tutti mi passano davanti
            per vedere me disteso.
            Composta sabato 30 marzo 2013
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              Scritta da: Alexandre Cuissardes

              Il comizio commentato dall'operaio lavoratore

              Tutti in piedi ad applaudire,
              anche se nessuno ha capito cosa ha detto,
              ma stava in alto
              e questo basta.
              E riconosci fra la gente
              quelli in carriera
              calzoni lisi alle ginocchia,
              troppo spesso posate a terra,
              a pregare il dio del momento.
              E vedi quelli spediti ad ascoltare
              non per volere
              ma per mestiere,
              "quelli che ci sono sempre",
              pagati a tempo
              ed a rumore.
              Mani spellate per gli applausi.
              I più esperti hanno imparato
              che il loro rumore si confonde con quello degli altri,
              e quindi
              per farsi notare
              salgono sulle sedie
              o sulle spalle di chi capita
              per applaudire
              ed urlare -
              bravo evviva -
              loro sono quelli bravi.
              E poi ci sono i veterani,
              sono quelli in prima fila,
              lì per far vedere che ci sono,
              anche loro hanno ginocchi di ferro
              ed i calzoni lisi ai ginocchi,
              anche loro hanno il posto assicurato.
              Io sono in disparte,
              già pronto
              con la tuta
              e gli attrezzi da lavoro.
              Dovrò tapparmi il naso
              e ripulire tutto.
              Cicche per terra,
              foto e lattine,
              bottiglie vuote
              e bandierine,
              ma sopratutto tanta merda.
              Anche stasera
              come sempre
              sentirò i commenti
              -come ha parlato bene,
              come è bravo,
              ci vuole lui per sistemar le cose-.
              Ma intanto solo io sto lavorando
              e come ho già detto sopra,
              questa riunione democratica
              ha dato come frutto l'ennesimo quintale
              di chiacchiere e bugie
              subito diventate tanta merda,
              la merda elettorale.
              Composta martedì 26 marzo 2013
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                Scritta da: Alexandre Cuissardes

                ciao

                Non ho attenzioni che per te,
                come il padre più attento.
                Ho la confidenza
                ed il senso di protezione
                di un fratello maggiore.
                Non ho occhi che per te,
                come l'amante innamorato.
                Ho mani per carezzarti
                e stringerti.
                sentire che ci sei,
                non ho orecchi che per te,
                per ascoltarti.
                Ho voce sommessa
                per darti consigli,
                voce sensuale per l'amore.
                Quello che è mio
                è da sempre tuo.
                Eppure mi volti le spalle,
                la giacca sulla spalla,
                la borsa in mano,
                i passi inversi dal tuo arrivo,
                solo due notti fa.
                Mi chiedo se sei mai esistita.
                Composta martedì 26 marzo 2013
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