Poesie inserite da Alexandre Cuissardes

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Scritta da: Alexandre Cuissardes

La morte cieca

Che differenza c'è
fra i cento spediti nei forni,
tutti insieme,
ed i cento morti
uno al giorno,
per cento giorni.
E si tace
non come quando non si sa
ma come quando
non si vuol far sapere.
Ed ancora parla troppo
invece
chi dovrebbe tacere
perché non ha nulla da dire.
Che differenza c'è fra il dover morire
colpiti da un'arma con la matricola abrasa
in una rapina
una rissa,
per una pallottola vagante
o per colpa dello stato,
della sua inefficienza,
della sua crudeltà.
Fa forse differenza
che si muoia
per una sentenza sbagliata,
per un'ingiustizia subita,
o un errore di persona.
A causa di una toga,
una divisa,
oppure per mano di un uomo mascherato,
di un pazzo in libertà
oppure un rapinatore.
E tace la stampa comprata
nessuno più cade da un tetto
nessuno si appende a una corda.
Ognuno pensa al paese
con le parole,
ai cazzi suoi
con i fatti.
Buon proseguimento di mattanza.
Composta martedì 26 febbraio 2013
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    Scritta da: Alexandre Cuissardes

    Buon compleanno

    Se odio il mio,
    perché dovrei amare il tuo.
    Perché dovrei amare quel primo giorno,
    il giorno in cui mi sono sporto alla finestra
    ed ho deciso di buttarmi,
    o forse mi hanno spinto.
    E la caduta dura gli anni che deve durare,
    la chiamano vita,
    gli altri,
    lo chiamano calvario,
    o discesa all'inferno,
    quelli come me.
    L'unica cosa certa
    è il tonfo finale.
    Se cadi a testa in giù
    vedi avvicinarsi il fondo
    ed hai paura,
    se cadi a testa in su
    vedi quel cazzo di vita che ti gira intorno.
    O fai tutto ad occhi chiusi,
    o rubi al volo un paio di occhiali molto neri,
    come l'umore.
    Composta martedì 26 febbraio 2013
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      Scritta da: Alexandre Cuissardes

      Il giorno dell'annuncio e dei commenti

      oggi è giorno di gran lutto
      è spirata la giustizia.
      Finalmente.
      Da decenni
      era malata,
      incapace di operare.
      Tutti quanti l'han curata,
      sembrerebbe poco e male,
      senza mai farla guarire.
      Gira voce che nessuno
      la volesse poi salvare.
      Come è morta non si sa
      c'è chi dice soffocata
      dalla rabbia popolare.
      O sarà per i veleni
      tutti quanti fatti in casa,
      ... sarà morta avvelenata.
      C"è chi invece dice che
      era nata proprio male,
      non doveva neanche uscire
      dal quel primo suo ospedale,
      dopo il parto sfortunato
      procurato
      da uno stato sciagurato.

      Parte 2

      Ma improvvisa e inaspettata
      è arrivata la notizia
      dell'inizio di un inchiesta
      già affidata dall'europa
      ad emeriti periti
      dei paesi più assennati.
      Già qualcuno
      in parlamento
      s'è levato con coraggio
      ad urlare a tutto campo
      che non va
      che non si fa,
      -noi abbiam sovranità-.
      Ma il compagno
      di bisboccia
      l'ha tirato per la giacca,
      e con molto più buonsenso
      ha ricordato a quel melenso
      che è da un po' che il bel paese
      non ha più sovranità,
      e non può vantar pretese.
      Ma ecco intanto
      vengon dati
      gli attesi risultati
      dell'esame sulla salma.
      A conferma delle voci
      che giravano da un po',
      già sappiamo
      che han trovato
      in quel corpo martoriato
      molto marcio
      anche datato,
      forti tracce di veleno,
      fatto in casa,
      artigianale,
      fra colleghi si direbbe.
      Un eccesso di ambizione,
      unito a scarsa dedizione,
      molte tracce di peccati,
      mai scoperti
      e confessati,
      arroganza in eccedenza
      spesso scarsa competenza.
      Nella parte di cervello
      detta quelle del giudizio
      ampie ombre
      e chiaro scuri,
      ne saggezza
      ne buonsenso.
      E la faccia
      ripulita
      ha evidenziato
      bronzo puro in quantità
      e di prima qualità.
      Un esame del dna
      ha provato senza dubbio
      ciò che tutti sanno già
      un legame parentale
      fra politica e giustizia.
      La conclusione parla chiaro,
      questo caso non è il solo.
      Il contagio è già partito
      ha coinvolto anche il paese.
      Questione di qualche mese.
      Composta lunedì 25 febbraio 2013
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        Scritta da: Alexandre Cuissardes

        Le ultime incombenze

        Dopo una storia finita male
        allora ho deciso di spiegare
        a questo cuore malandato
        che amare non è un peccato,
        farsi tradire invece lo è
        farsi giustizia da soli
        invece no.
        Alla mia testa ho detto grazie
        per avermi sempre ben consigliato
        anche se poi non ho usato lei
        ma quella d'altri
        ed ho sempre sbagliato.
        Al corpo stanco
        di portarmi in giro,
        purtroppo a vuoto,
        ho detto vattene
        vattene pure
        faccio da solo
        per il tempo che resta.
        Ho riflettuto
        se c'era altro da dire,
        cosa da dire,
        da dire a chi.
        È vero c'era
        c'è sempre stato
        ma è come me
        abbandonato.
        Allora meglio
        non perdere tempo
        ed affrontare il problema di petto,
        appunto
        di petto,
        squarciandolo netto
        per dimostrare
        a chi di dovere
        che ha sangue in corpo,
        cuore che batte
        anche chi adesso
        sta per cadere.
        Composta lunedì 25 febbraio 2013
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          Scritta da: Alexandre Cuissardes

          Decisione presa dopo una notte in corsia d'ospedale

          Sopra un lettino d'ospedale
          dopo una notte passata disteso
          per una dose tagliata male
          mi son deciso finalmente
          a mettere ordine
          nella mia mente.
          Ho messo mano
          a tutto quanto,
          pensieri brutti
          e sogni infranti,
          errori fatti
          e persone sbagliate.
          Di ciò che è brutto
          ho fatto un falò,
          quello che è in dubbio
          lo lascerò.
          E quando tutto era andato a posto
          ho finalmente pensato a me stesso
          ed ho strappato i teli dai vetri
          e dato luce
          al mio guscio d'uovo.
          Mi sono steso,
          stavolta sul letto
          ho spento la luce
          chiudendo gli occhi,
          ed ho posto fine
          all'inesistenza
          che mi ha accompagnato
          con tanta pazienza.
          Composta lunedì 25 febbraio 2013
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            Scritta da: Alexandre Cuissardes

            Lo spaccio di parole

            Io mi avvicino
            a quel piccolo gruppo
            di parole in libera uscita.
            Da loro
            trovo sempre qualcosa
            che mi può servire ad impostare un pensiero.
            È a libera offerta
            ma non fanno scontrini,
            non hanno il permesso per vendere nulla.
            Sono state espulse dal consesso della gente per bene
            perché le hanno scoperte
            che dicevano il falso.
            Una emme del gruppo
            è stata coinvolta in un brutto giro
            di false promesse in cambio di voti.
            Ne è uscita pulita,
            ma non più di tanto,
            insufficienza di prove.
            A una virgola invece
            hanno dato dieci anni
            e interdizione perpetua dai libri di scuola.
            Otto punti hanno avuto vent'anni ciascuno.
            Le - i - e le - o-,
            le più coinvolte di tutte
            hanno avuto l'aggravante dell'associazione a delinquere,
            insieme formavano l'- io-,
            la parola più usata dai vanesi al potere.
            Ma a me non importa
            di ciò che hanno fatto,
            se mi conviene non dico di no.
            Sembra però che siano richieste
            perché ci saranno nuove elezioni
            ed allora come sempre tutte le parole saranno buone,
            soprattutto quelle bugiarde.
            Composta lunedì 25 febbraio 2013
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              Scritta da: Alexandre Cuissardes

              C'è il che

              Offre rum e tequila,
              e femmina di cocco
              con una sola c,
              prepara per gli amici
              il cuba encarcelada,
              versione americana del cuba libre,
              nome da propaganda.
              Veste di un bianco fine
              e copre la testa
              con un panama all'antica.
              Indica col dito la sua guancia destra
              e racconta la storia di un cicatrice
              che nessuno vede.
              Forse scambia le ferite dell'anima
              con quelle del corpo,
              della pelle.
              Lui
              la rivoluzione
              l'ha conosciuta,
              o forse no.
              L'ha combattuta.
              Forse,
              o forse l'ha condannata,
              stando in disparte,
              col sigaro in bocca,
              e la condanna in mano.
              O se l'ha fatta,
              la rivoluzione
              l'ha fatta in retroguardia,
              oppure a parole,
              un racconto.
              Magari l'avrà descritta,
              come corrispondente
              di un foglio di carta
              in lingua spagnola.
              Di certo la cita molto.
              O forse no,
              quanto basta.
              Nessuno lo sa,
              siamo tutti sulla parola,
              sulla sua parola,
              ma è facile credere,
              finché offre da bere.
              Nessuno può testimoniare
              né il fatto ne il non fatto,
              né i fatti o i non fatti,
              la verità con la sua verità.
              Nel suo covo
              carte illeggibili
              sparse in giro
              e frasi di convenzione,
              fatte per le elezioni.
              Tratte da libri distrutti
              che non possono più testimoniare
              di essere stati rapiti
              e derubati dei contenuti.
              Restano ai muri ritagli di manifesti
              strappati con le mani.
              Fanno pensare che nell'altra vita
              fosse un candidato
              della prima o della seconda repubblica.
              A vedergli la pancia
              sembrerebbe di entrambe.
              Degli ideali che spiega
              restano a prova le etichette,
              non molto chiare,
              cucite all'interno di schiena
              sulla casacca da uomo politico,
              casacca cambiata più volte,
              come spesso succede in quel mondo.
              E l'unica casacca che ha,
              l'ha spesso fatta cambiare colore,
              ma non l'ha mai fatta lavare
              e disinfettare.
              Ma in fondo
              a noi cosa importa,
              finché fa belle feste
              e ci offre da bere,
              è passato il concetto
              che il voto è sprecato,
              tanto vale gettarlo per chi offre di più.
              Composta lunedì 25 febbraio 2013
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                Scritta da: Alexandre Cuissardes

                Nell'attesa

                Mi sono perso in casa
                in pochi metri,
                in ciò che mi rimane
                mentre aspetto i cani
                a far pulito.
                Mi sono perso in un passato antico,
                speranze condivise
                ma non so più con chi,
                sangue sputato sulle mani sporche.
                Mi sono perso dove ho scaricato il mitra
                e l'ho piantato in terra
                a canna in giù
                albero di ferro.
                È lo stesso luogo
                dove ognuno ha perso un po' di se
                il se migliore,
                e preso un po' del peggio
                per reinserirsi in ciò
                che lo aspettava
                a braccia aperte
                con le manette pronte
                ed una lettera di scuse
                per i modi.
                Tutti hanno bivaccato nell'attesa,
                lasciando a me lo sporco da spazzare.
                Fatemi uscire presto
                fatemi andare via
                perché non possa mai vedere
                ciò che si sta per consumare
                o tornerà la voglia maledetta
                di tirar fuori il mitra e di sparare.
                Composta venerdì 22 febbraio 2013
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                  Scritta da: Alexandre Cuissardes

                  Dopo il comizio

                  dice il burocrate all'onorevole
                  "tutto è filato liscio,
                  tutto è riuscito bene,
                  è suonata la grancassa
                  ha convinto molta massa-".
                  Pensa il burocrate nella sua mente
                  "è stato appena sufficiente,
                  pure lui non vale niente.
                  Ma anche per questa volta
                  la mia tasca è piena,
                  il posto è salvo,
                  ma devo stare attento
                  fra la gente c'è fermento.
                  Mentre seguo il mio padrone
                  sarà bene che cominci
                  ad agganciare le persone,
                  per potere se succede
                  essere pronto a cavalcare
                  il potere popolare."
                  Composta venerdì 22 febbraio 2013
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