Poesie inserite da Alexandre Cuissardes

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Scritta da: Alexandre Cuissardes

Tutto in "ciò che resta della famiglia italia"

Il tuo triste lavorare per quegli altri,
che se li vedi
ti domandi come fanno a stare lì.

Quel tuo obbedire cieco e sordo
per la busta di ogni mese,
ad ogni cosa che ti viene chiesta.

Hai schiacciato
ormai da tempo ogni ideale,
ed ogni forma di coscienza
e di rispetto,
sei fuori dal mondo con la testa,
proprio per non capire.

Caro fratello mio
che stai dall'altra parte
pronto a menar le mani,
per l'ordine dall'alto,
al debole di turno,
o ad ingannare un poveraccio
per farti ben volere da un padrone indegno.
Adesso fai la guardia a noi,
con gli scarponi,
in piedi
sulla merda ferma,
a controllare chi ci affonda,
in quella che si muove
ed inghiotte
come se fosse un mare scuro e puzzolente
che porta giù all'inferno.

Forse
mentre stai lì
col naso ben tappato
ad osservare che tutto vada a posto
non sai neppure più da quale parte stai,
chi ti ci ha mandato,
ma il fine mese arriva a tutti
e la tua busta ti ricorda con chi sei.

Quanto hai dovuto lavorarti dentro,
berti litri di regole e doveri,
di "non vedere e non sapere".

A litri
con l'imbuto,
mentre pisciavi via tutto il tuo meglio
per fare posto al resto,
"all'istruzione".

Caro fratello mio
per nome ma non più di fatto,
siamo già tutti attesi
in fondo alla discesa
o in cima alla salita,
noi su,
stremati
e con le mani a pezzi,
ma la coscienza intera.

Tu
e quelli come te
in fondo a ruzzoloni,
e con in tasca l'ultima busta
per lasciapassare,
anche se basta vedervi in faccia
per potervi riconoscere.

Caro fratello mio perso per strada,
tu ed io,
divisi da un mestiere che è un abisso,
io faccio l'italiano
per mestiere,
tu non so.

È indubbio il giovamento nel cambiar padrone, correre sempre per il forte del momento,
tutto fa andare avanti,
ma mentre corri
se ti guardi intorno
sei sempre più da solo.

Tu,
con quei pochi
o troppi
che ti stanno al passo,
quelli come te,
tutti a studiarvi,
tutti col sorriso.
Ed all'arrivo,
all'ultimo momento,
gettate via le maschere,
tutti a ringhiare,
ad azzannarvi
per il primo posto,
ma è un posto in ginocchio,
da servo,
non dritto
da uomo.

Se sentirsi qualcuno
dove non c'è più nessuno
deve costare così tanto a troppi,
vai pure avanti
se ci credi
ma non stupirti poi
che qualche matto,
schizzato su da chissà dove,
diventi all'improvviso
un grande eroe
facendo fare a te
quella discesa
contrapposta alla salita
che tutti vorreste rimandare ad un lontano poi,
e senza mai considerarlo come un fine vita.

Caro fratello mio
cosi diverso,
caro fratello mio
cosi bastardo,
non aspettarti che ti pianga
quando verrò a sapere.
Composta domenica 11 novembre 2012
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    Scritta da: Alexandre Cuissardes

    la soluzione (per loro)

    Hanno invaso il bel paese,
    presidiato il parlamento,
    occupato anche le chiese.
    Per le strade c'è fermento,
    ma non sono rivoltosi,
    -tutto a posto,
    non temete-,
    rassicura il presidente,
    -sono amici del paese-.
    -Se vi sembrano un po' strani
    è perché sono marziani. -
    Ecco intanto la notizia,
    una voce dai palazzi
    che racconta com'è andata
    tutta quanta la vicenda.
    Anni addietro fu deciso,
    "per il bene del paese"
    di tagliare i troppi costi
    e abbassare le pretese
    della classe dirigente.
    Ma ne per costi
    ne pretese
    si trovarono le intese.
    Ed allora
    con l'accordo generale,
    fu decisa in gran segreto
    la cessione del paese,
    trattativa riservata.
    Ma nessuno in questo mondo
    ci vedeva di buon occhio,
    causa classe dirigente,
    causa stato del paese.
    Dopo tanto ricercare,
    sembra a un abile prelato,
    venne in mente di sentire
    un amico molto in alto,
    così infine fu trovato quello strano compratore.
    Dopo lunghe trattative
    con governi e opposizioni
    susseguitesi nel tempo
    alla fine fu firmato
    un contratto regolare
    sottoscritto e registrato.
    Fu comprato tutto quanto
    case terre
    scavi e schiavi,
    pure i tanti ministeri,
    sacri templi dei misteri.
    Questo è quanto,
    per adesso,
    non è tutto.
    La notizia già rimbalza
    nella stampa in tutto il mondo,
    titoloni dappertutto,
    -alla fine ce l'han fatta -.
    Han coniato un nome nuovo
    "grande pacco all italiana"
    che la gente un po' ignorante già battezza
    "grande culo agli italiani".
    Ma a sinistra si son mossi,
    all'oscuro dicon loro,
    di quel patto scellerato,
    -fu venduta dai fascisti,
    da una destra criminale-.
    Cannonate di risposta
    dalla destra bellicosa
    -fu voluto dalla russia
    anche stalin lo sapeva.
    Poco dopo tregua fatta
    pari e patta,
    vien deciso
    -no la colpa è dei massoni,
    delinquenti e poco buoni,
    licio gelli certo sa
    venga in aula a riferire-.
    Sindacati sul chi vive,
    tutti pronti per la piazza
    in difesa del "non so cosa"
    e il diritto ad un lavoro.
    Ma la festa dura poco,
    c'è già ombra di tangenti,
    è già in moto la giustizia
    con la toga del momento.
    Ma stavolta sarà dura,
    figuraccia universale
    tribunale d'eccezione.
    Gira intanto già la voce
    di un contratto reso nullo
    per un fatto molto strano,
    è compresa nell'accordo
    la città del vaticano.
    Composta sabato 10 novembre 2012
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      Scritta da: Alexandre Cuissardes

      La delusione

      Ad un amante che aspettava
      già nudo in camera d'albergo
      mandò un messaggio che diceva
      "faccio tardi,
      resta lì steso,
      arriverò".
      Prese l'aereo delle 4
      alla fermata più vicina,
      per chissà dove,
      e se ne andò,
      lasciando un uomo nudo a letto
      addormentato nell'attesa.
      Lasciò il paese allo scompiglio
      e lasciò molti a bocca asciutta,
      costretti a farsi raccontare
      di lei com'era
      da chi l'aveva avuta.
      Non era un gran spettacolo,
      vederli arrivare con la bocca asciutta
      ed andar via con alla bocca la bava.
      Quanto ci fosse di vero
      e quanto di inventato
      in quei racconti
      fatti forse solo per far male
      noi non lo sappiamo
      e chi lo sa racconta a modo suo.
      Ma sono in molti a guardare in alto,
      un aereo in volo,
      un treno che arriva,
      un passo di gambe,
      un profumo percepito.
      Composta sabato 10 novembre 2012
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        Scritta da: Alexandre Cuissardes

        Deboli e presuntuosi

        Noi discutiamo,
        ognuno mette la forza che ha
        per ottenere le sue ragioni.
        Intanto
        cala il sole
        senza chiedere permesso
        a nessuno,
        e cade l'acqua,
        come scende
        la notte,
        o si compie un destino
        che butta tutto all'aria,
        sforzi, progetti e sogni.
        Eccoli,
        I veri forti di sempre
        che ridono
        della nostra forza,
        concessa a tempo determinato
        e molto limitata.
        Composta domenica 4 novembre 2012
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          Scritta da: Alexandre Cuissardes

          sempre in caciara

          E tanto per non farsi mancar niente
          anche per le ricorrenze,
          tutti insieme al cimitero
          trovano il modo
          per litigare fra di loro.
          Per gli avversari
          le fosse son comuni
          e quindi comuniste.
          Per gli avversari degli avversari
          i mazzi di fiori
          sono fasci di fiori
          ed i fasci son fascisti.
          Non è politico pensare
          che sono solo i luoghi
          dove ci sono i morti
          a riposare.
          I tanti che li guardano
          guardano le buche pronte,
          sguardi d'intesa,
          chissà che qualche buca
          prima di stasera
          non ospiti qualcuno
          non arrivato con un super volo,
          ma con un volo popolare
          chiamato volgarmente
          calcio in culo.
          Composta domenica 4 novembre 2012
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            Scritta da: Alexandre Cuissardes

            L'ultima non visione

            Dalla cima dello stare
            seduto sul mio trono,
            una giacca gettata a terra
            basta che allunghi gli occhi,
            ecco il mio regno,
            lo vedo fino al mare,
            e lì mi fermo,
            per rispetto.
            Dal fondo del mio vivere
            basta che allunghi il collo
            e chiuda gli occhi
            e tiri il fiato,
            e riemergo
            da quel mare oltre confine.
            Ma se non voglio far fatica
            ne con gli occhi
            ne col fiato ne col collo
            basta che allunghi la mano,
            e la bottiglia
            da buona segretaria
            mi risolve ogni problema,
            di confini
            di riemersioni
            di beghe da monarca.
            Composta domenica 4 novembre 2012
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              Scritta da: Alexandre Cuissardes

              La risata che va di traverso

              La nostra gioia è impedita
              da uomini tristi,
              i nostri dolori
              sono gestiti dai pagliacci del momento,
              i peccatori confessano i fedeli
              ed assolvono a percentuale fissa.
              La risata sana
              quella,
              potremmo anche trovarla nelle parole dei potenti
              o nei comizi,
              se non ne andasse della nostra vita.
              Composta domenica 4 novembre 2012
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