Poesie inserite da Andrea De Candia

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Scritta da: Andrea De Candia

Una Maddalena

Uomo, mi hanno condotta dall'estremo
dove vivevo intera la "mia" vita
al Tuo opposto tremendo di giustizia:
che cosa dedurranno dal confronto
dei nostri due insondabili princìpi?
Qualcuno certo, conscio del Tuo inizio,
tratteneva i Tuoi volti successivi
in un travaglio cieco di rapporti
ma io, ancor prima che gli anelli tutti
della mia vita fossero congiunti,
mi distaccai precipite dal nulla
e proclamai la carne concepita.
Uomo Perfetto, cosa dannerai
di questo seme che, nel modularsi,
s'è rinforzato solo di se stesso
senza estasiarsi in giochi di virtù?
Certo conoscerai che equilibrando
ogni comandamento che mi esorta
a saturarmi tutta di peccato,
che riportando a questo intendimento
la perfezione delle mie lacune,
confluirei con adeguato passo
verso una vita lineare e assente.
Ma per ora, il peccato del mio tutto,
resta la tappa ultima e possente
ed un ritmo incessante di condanna
mi rigetta dal muovermi comune.
Quando, fanciulla appena, mi concessi,
quando mi sciolsi per la prima volta
da quel bruciore acuto di purezza
che sublimava ambiguità tremende,
sentii l'impegno che covavo dentro
crescere, quasi a forza di missione.
Non ho altra virtù che di condurmi
a prodigiose altezze di consenso
e una stanchezza illimite mi prende
se non mi adagio sopra un'altra forma...
Allineando tutte le mie ombre
volte perdutamente verso terra,
posso durare un tempo indefinito
accentrata in un'unica figura.
Ma che dolore sale le mie braccia
reggenti il grave fascio di me stessa:
l'essere dura giova solamente
a questa dubbia resistenza mia...
Sotto il piede che immagino sicuro
cerco il terreno viscido di sempre:
la tentazione è come un tempo lungo
ch'io devo bere, abbrividendo, in fretta...
Guarda, perché previeni il Tuo guardarmi
con errata coscienza di pudore?
Guarda, senza sapere l'astinenza,
queste carni purgate dal piacere,
questi occhi sinceri nell'orgoglio,
questi capelli dal profumo intenso
di vita e di memorie...
Peccato questo vivere me stessa?
So che la santità germoglierebbe
esercitando in me falsi connubi,
ma asségnami una giusta tolleranza
se l'indulgenza nega questo passo,
fa che il ritorno al vivere di sempre
non sprofondi nel buio di un abisso
e che non mi si dia maggiore colpa
se come gli altri, e con eguale indugio,
gioco il distacco dalla mia matrice.
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    Scritta da: Andrea De Candia

    Lirica

    Oh, dove prima al limite del giorno
    s'appiattava una forza ordinatrice,
    quale scoscendimento pauroso
    che mi rimonta sulla stessa ruota,
    sulla ruota del giorno e del tormento?
    E dove il digiuno di un incontro
    rovesciare codeste verità?
    Ah, fantasmi di te, mille fantasmi
    arsi di sete, tutti, alla mia fonte!
    Una forza stranissima si insinua
    nelle mie labbra docili e le incurva;
    io ruoto, sento, sul mio desiderio
    schiava di un magnetismo che mi ha vinta.
    La corsa dopo invaderà il mio corpo
    che la esercita in sé, nel suo tormento,
    per superare ciecamente il solco
    dove tu, assente, non puoi più fiorire.
    Ardo di mille musiche diverse,
    ma dove è tempo di un incontro nuovo,
    resiste il "poter essere" di te.
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      Scritta da: Andrea De Candia
      Il tempo muore visibilmente nell'ombra.
      Il sole fa una musica diversa dalla luna?
      I morenti hanno vasi di musica nelle orecchie.
      È sera, il sole getta in mare il tempo
      che s'infrange e sanguina.
      È sera e nessuna forma
      sopporta più il dolore.
      L'ardore sale dalle tombe
      e lacera la pelle.
      È sera
      la grande nostalgia di casa esce dalle piaghe
      delle costellazioni più antiche
      scrivendo col fuoco
      e le lacrime, per l'anima
      visibili meteore della nostalgia
      cercano nell'aria il loro nido terreno.
      È sera
      e tutte le eccedenze dell'amore
      costruiscono musicando
      nuovi mondi -
      appesi all'ardore -
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        Scritta da: Andrea De Candia

        Pax

        Leva morte da noi
        quell'intatto minuto come pane
        che l'amante non morse né la donna
        al colmo dell'offerta.
        Dove vita, di sé fatta più piena
        ci divide dal corpo
        e ci annovera al gregge di un Pastore
        costruito di luce,
        nasce morte per te. D'ogni dolore
        parto ultimo e solo
        che mai possa procedere dal seno...
        Eppure a noi lontano desiderio
        di quell'attimo pieno
        viene a fatica dentro giorni oscuri
        ma se calasse nella perfezione
        di sua vera natura
        presto cadremmo affranti dalla luce.
        L'albero non è albero né il fiore
        può decidersi bello
        quando sia forte l'anima di male;
        ma nel giorno di morte
        quando l'amante, tenebroso duce
        abbandona le redini del sangue,
        sì, più pura vicenda
        si spiegherà entro un ordine di regno.
        Ed il senso verrà ricostruito,
        e ogni cosa nel letto
        in cui cadde nel tempo avrà respiro,
        un respiro perfetto.
        Ora solo un impuro desiderio
        può rimuovere tutto, ma domani
        quando morte s'innalzi...
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          Scritta da: Andrea De Candia

          Presepe

          C'era, Alina, intorno a te un presepe
          di cose pure, appena toccate,
          un fiore d'arpa, angelico silenzio
          di labbra maledette. E non ti sembri
          oscuro questo canto: qualche volta
          la nascita è solenne e ridestare
          questi antichi ricordi mi fa male.
          Però ti dono questo canto mio
          come un pargolo infine benedetto
          ed è la poesia.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            Tu che sei il fratello del marito
            irsuto sempre dentro nella persona
            e buona come forse fu il paziente
            Giosuè tu che incanti la parola
            dentro il disegno a me facesti segno
            di grandissimo e placido ritratto
            onde rimasi come poetessa
            che tu tanto vedevi il cuore mio
            come l'amor di Pierri universale
            che tu sia benedetto per la donna
            che ti sei tolta al fianco come diva
            uomo di spalle luminose assorte
            dentro l'aperta musica del bene.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              Uomo che ingigantisci la tua ombra
              sicuro tuono di quella medusa
              che trionfa nell'algebra dei nomi
              Portatore di luce e nascimento
              di nuova legge tu al cospetto umano
              rendi moneta a Cesare sicura
              e ti vanti del ruolo di dominio
              onde percorso sei nelle tue vene
              Come ghianda si sfascia sulla terra
              ogni tanto il tuo resto viene meno
              alla fascinazione dell'Iddio
              ma ti immergi in Tomaso e vi ricavi
              quell'acqua nuova della scienza pura.
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                Scritta da: Andrea De Candia
                Ero al balcone della tua fortuna
                e guardavo un cavallo, o monumento,
                pari a un discorso fisso senza data.
                Se tu domandi ciò che vedo intorno
                alla giustizia, ti dirò che il volto
                della paura ha un senso maledetto,
                ti dirò che cercare il rosmarino
                o le felci nel buio di un teatro
                è come ricordare il paradiso
                e i colli della prima giovinezza,
                ti dirò di cercar la voce nuova
                di cui io forse sono sentimento
                e che profonda come la tua voce
                mi tolse dall'inferno del sapere.
                Quella cultura che forse mi devasta
                non è altro che un suono dell'amore
                e la chiusura della sua speranza:
                egli morì di folle sentimento
                come attaccato a un germe di vergogna
                e si rinnova in estasi profonda
                e si rinnova a ogni rinverdire
                di fronde, come fosse là nel solco
                di quel cortile cieco e maledetto
                dove questo poema si conclude
                dentro una forza fredda di natura.
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                  Scritta da: Andrea De Candia
                  O idolo tremendo che in galera
                  passi il tuo tempo a diventare pazzo,
                  o fustello di rabbia e di paura
                  come ti debbo domandare venia?
                  Anche se sei un ragazzo e mi cavalchi
                  come un puledro, a volte sei gentile,
                  pieno di morta grazia come sei,
                  le tue carezze dividono il mio viso
                  in due pareti piene di armonia:
                  lo spaccano in due mondi universali.
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                    Scritta da: Andrea De Candia
                    Angolatura dolce
                    del fragrante destino,
                    brivido dentro l'ossa
                    di un presagio leggero,
                    e mano di dominio,
                    forse persecuzione,
                    ma perché i manicomi
                    guardano verso l'alto
                    con le cuspidi accese
                    e il Gran Capo richiama
                    a sé le folte schiere
                    dei malati d'amore?
                    O accensioni protese,
                    guardatevi dal cuore,
                    Egli è dominio oscuro,
                    incantato signore,
                    guardatevi dai gigli
                    dalle espansioni di luce
                    e dai vorticosi canti
                    di chi geme la pace,
                    noi siamo sulla terra
                    come i grandi iniziati,
                    aspettiamo un richiamo,
                    ma il paradiso è in noi
                    coi suoi fermi segreti.
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