Poesie inserite da Andrea De Candia

Questo utente ha inserito contributi anche in Frasi & Aforismi, in Umorismo, in Racconti, in Frasi per ogni occasione e in Diario.

Scritta da: Andrea De Candia

Del tutto ignari

Del tutto ignari della nostra esistenza
voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti,
e delle nostre squallide ferite
voi fate un balsamo per le labbra di Dio.
Non vi è da parte nostra conoscenza degli angeli,
né gli angeli conosceranno mai il nostro martirio,
ma c'è una linea di infelicità come di un uragano
che separa noi dalla vostra stirpe.
Voi entrate nell'uragano dell'universo
come coloro che si gettano nell'inferno
e trovano il tremolo sospiro
di chi sta per morire
e di chi sta per nascere.
Composta mercoledì 30 marzo 2016
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Andrea De Candia
    Ogni giorno
    farsi più vicini di un passo
    all'oscuro miracolo
    dell'invisibilità
    a sera approdare nella notte
    a mattina nel giorno
    tastare il silenzio con la parola
    senza sapere
    e solo con lacrime
    come unico bene
    cercando l'uscita
    che con la vita seguita a errare
    fino a che un orizzonte si chiama morte.
    Composta domenica 13 marzo 2016
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Andrea De Candia

      La presenza di Orfeo

      Non ti preparerò col mio mostrarmiti
      ad una confidenza limitata,
      ma perché nel toccarmi la tua mano
      non abbia una memoria di presagi,
      giacerò all'informe
      fusa io stessa, sciolta dentro il buio,
      per quanto possa, elaborata e viva,
      ridivenire caos...
      Orfeo novello, amico dell'assenza,
      modulerai di nuovo dalla cetra
      la figura nascente di me stessa.
      Sarai alle soglie piano e divinante
      di un mistero assoluto di silenzio,
      ignorando i miei limiti di un tempo,
      godrai il possesso della sola essenza.
      Allora, concretandomi in un primo
      accenno di presenza,
      sarò un ramo fiorito di consenso,
      e poi, trovato un punto di contatto,
      ammetterò una timida coscienza
      di vita d'animale
      e mi dirò che non andrò più oltre,
      mentre già mi sviluppi,
      sapienza ineluttabile e sicura,
      in un gioco insperato di armonie,
      in una conclusione di fanciulla...
      Fanciulla: è questo il termine raggiunto?
      E per l'addietro non l'ho maturato
      e non l'ho poi distrutto
      delusa, offesa in ogni volontà?
      Che vuol dire fanciulla
      se non superamento di coscienza?
      Era questo di me che non volevo:
      condurmi, trascurando ogni mia forma,
      al vertice mortale della vita...
      Ma la presenza d'ogni mia sembianza
      quale urgenza incalzante di sviluppo,
      quale presto proporsi
      e più presto risolversi d'enigmi!
      E quando poi, dal mio aderire stesso,
      la forma scivolò in un altro tempo
      di più rare e più estranee conclusioni,
      quando del mio "sentirmi" voluttuoso
      rimase un'aderenza di dolore,
      allora, allora preferii la morte
      che ribadisse in me questo possesso.
      Ma ci si può avanzare nella vita
      mano che regge e fiaccola portata
      e ci si può liberamente dare
      alle dimenticanze più serene
      quando gli anelli multipli di noi
      si sciolgano e riprendano in accordo,
      quando la garanzia dell'immanenza
      ci fasci di un benessere assoluto.
      Così, nelle tue braccia ordinatrici
      io mi riverso, minima ed immensa;
      dato sereno, dato irrefrenabile,
      attività perenne di sviluppo.
      Composta domenica 27 marzo 2016
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Andrea De Candia

        Giovanni Evangelista

        Quando la giovinezza si fa buia
        prima che sopravvenga a dominare
        la luce dell'ascolto,
        ogni parte di me si fa tensione
        e le mani scrittura misurata.

        S'apre la vaga ellissi del volume,
        sopra cui la cadenza si fa scure
        che trapassa nel vivo la materia.

        Ed io incido col soffio del respiro
        mentre la morte s'alza in me supina
        per un connubio acceso di sospetti.
        Composta sabato 26 marzo 2016
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Andrea De Candia

          Sorgente

          Ah, non fate che il sole mi sorprenda
          coi suoi giubili pieni
          né mostratemi parchi
          gioiosamente in crescita di voce.
          Nascondetemi i fiori,
          i fedeli sorrisi dei fanciulli,
          gli amorosi convegni.
          Sospendete la musica e la danza:
          se giungo dalle tenebre feroci,
          fate che trovi intatto ogni confine!
          Composta venerdì 25 marzo 2016
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Andrea De Candia

            Colori

            S'io riposo, nel lento divenire
            degli occhi, mi soffermo
            all'eccesso beato dei colori;
            qui non temo più fughe o fantasie
            ma la "penetrazione" mi abolisce.
            Amo i colori, tempi di un anelito
            inquieto, irrisolvibile, vitale,
            spiegazione umilissima e sovrana
            dei cosmici "perché" del mio respiro.
            La luce mi sospinge ma il colore
            m'attenua, predicando l'impotenza
            del corpo, bello, ma ancor troppo terrestre.
            Ed è per il colore cui mi dono
            s'io mi ricordo a tratti del mio aspetto
            e quindi del mio limite.
            Composta venerdì 25 marzo 2016
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Andrea De Candia

              Io vorrei, superato ogni tremore

              Io vorrei, superato ogni tremore
              giungere alla bellezza che mi incalza,
              dalla rovina del silenzio, fonda,
              togliere la misura della voce
              e cantare all'unisono coi suoni;
              stamparmi nelle palme ogni vigore
              in crescita perenne e modulare
              un attento confine con le cose
              ov'io possa con esse colloquiare
              difesa sempre da incipienti caos.
              Vorrei abitare nel segreto cuore
              centro d'ogni più puro movimento,
              animare di me gli spenti aspetti
              dei fantasmi reali e riplasmare
              le parabole ardenti ove ogni grazia
              è tocca dal suo limite. Variata
              stupendamente da codesti incontri
              numererò la plurima mia essenza
              entro un solo, perenne,
              insistere di toni adolescenti.
              Nell'aperta misura delle ali
              del più libero uccello,
              nel vigore degli alberi,
              nella chiarezza-musica dei venti,
              nel frastuono puerile dei colori,
              nell'aroma del frutto,
              sarò creatura in unico e diverso
              principio, senza origine né segno
              d'ancestrale condanna.
              E so, per questa verità, che il tempo
              non crollerà spargendo le rovine
              dei violati contatti alla mitezza
              del mio nuovo apparire, né la sacra
              identità del canto verrà meno
              ai suoi idoli vivi.
              Composta martedì 22 marzo 2016
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Andrea De Candia

                Sarò sola?

                Quando avrò alzato in me l'intimo fuoco
                che originava già queste bufere
                e sarò salda, libera, vitale,
                allora sarò sola?

                E forse staccherò dalle radici
                la rimossa speranza dell'amore,
                ricorderò che frutto d'ogni
                limite umano è assenza di memoria,
                tutta mi affonderò nel divenire...

                Ma fino a che io tremo del principio
                cui la tua mano mi iniziò da ieri,
                ogni attributo vivo che mi preme
                giace incomposto nelle tue misure.
                Composta venerdì 18 marzo 2016
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: Andrea De Candia

                  Cristo portacroce

                  Quando lottavo duramente il giorno
                  per sradicare l'ora dal mio cuore
                  sola entità di tenebre, angosciosa
                  era questa fatica alle mie mani.

                  Ma non so quale leggerezza imbeve
                  logicamente adesso la natura
                  del mio corpo rinato; so che muovo
                  allucinato il passo alle mie pene,
                  sento che in me recede il rigoglioso
                  volume del mio sangue e che più dolce
                  mi è liberare sguardi di paura.
                  Composta venerdì 18 marzo 2016
                  Vota la poesia: Commenta
                    Scritta da: Andrea De Candia

                    Lamento di un morto

                    Aspettavo la ricomposizione
                    dei miei sensi disgiunti,
                    ma un Dio non sospettato
                    ha disciolte le rime del mio amore...
                    Credevo commutare
                    questi pilastri d'ossa con sorgenti
                    di finissimo cielo,
                    e in cambio n'ebbi basi di pantano.
                    Sono finito più che nel dolore...
                    Ma non è questo il punto
                    saturo di mia fede:
                    il mio Dio sta immerso
                    di là d'un palmo, e ho le dita monche
                    per raggiungerlo in pieno!
                    Composta martedì 22 marzo 2016
                    Vota la poesia: Commenta