Poesie inserite da Andrea De Candia

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Scritta da: Andrea De Candia
E il re s'inchina un po'
e a piedi viene di solito la notte
e dal tetto della fabbrica nel fiume
brillano due scarpe
alla rovescia e così presto bianche come neon
e l'una ci rompe la faccia
e l'altra ci rompe morbida le costole
e spente al mattino le scarpe di neon
il melo selvatico lunatico l'acero arrossisce
le stelle in cielo passano come popcorn
e il re s'inchina e uccide.
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    Scritta da: Andrea De Candia
    Ma sotto il fogliame
    di un assoluto isolamento
    che muore solo per se stesso
    dove si spegne ogni sguardo estraneo
    rifiutando ogni incontro
    anche d'amore
    tu
    che scruti nell'ignoto con i quattro volti del vento
    sei re sui campi dell'intangibile
    univoco come la dentatura dei morti
    che ha resistito al disfacimento
    e serviva solo a masticare
    nel suo regno

    – tramontato.
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      Scritta da: Andrea De Candia
      Siedi alla finestra
      e nevica -
      i tuoi capelli sono bianchi
      e le tue mani -
      ma nei due specchi
      del tuo viso bianco
      si è conservata l'estate:
      terra, per i prati sollevati all'invisibile
      fonte, per i pavidi cerbiatti verso notte -

      Ma gemendo cado nel tuo bianco
      nella tua neve -
      da cui lieve la vita s'allontana
      come dopo una preghiera detta fino in fondo -

      Oh, addormentarsi nella tua neve
      con tutto il dolore nell'alito ardente del mondo.

      Mentre le dolci linee del tuo capo
      già sprofondano nella notte del mare
      verso un'altra nascita.
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        Scritta da: Andrea De Candia
        Trapassare come gli uccelli l'aria
        fin dentro l'anima del bosco
        che si raggruma nella violetta
        fin nelle branchie sanguinanti del pesce
        ultimo canto del dolore marino -

        fino a diventare terra
        dietro la smorfia della pazzia
        dove la fonte dalla sotterranea foce
        conduce forse dietro il letto amaro
        delle lacrime.
        Composta venerdì 4 settembre 2015
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          Scritta da: Andrea De Candia
          Su una via asfaltata faceva bella mostra di sé un foulard e un
          istante più tardi c'era già un'ala d'oca rinsecchita
          mi veniva dietro una signorona non mi crede nessuno
          ma aveva la mia pelle e la mia carne e due pezzetti
          di mani di vetro e delle perline e una gonna lillipuziana
          troppo stretta, e a me spuntava una tazza
          bianca dove c'è il cuore e la dov'è la tempia una piccola
          pompa di caucciù e dov'è la bocca una zampa
          gialla di cuculo, sul serio che m'incalzava e allora ho detto
          alla signorona: mi scusi, madame, in realtà però
          dà alquanto nell'occhio ciò che fa,
          e lei mi ha risposto: insomma
          secondo me
          ciò che si può
          non è escluso.
          Composta martedì 1 settembre 2015
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            Scritta da: Andrea De Candia

            Le morte chitarre

            La mia terra è sui fiumi stretta al mare,
            non altro luogo ha voce così lenta
            dove i miei piedi vagano
            tra giunchi pesanti di lumache.
            Certo è autunno: nel vento a brani
            le morte chitarre sollevano le corde
            su la bocca nera e una mano agita le dita
            di fuoco.
            Nello specchio della luna
            si pettinano fanciulle col petto d'arance.

            Chi piange? Chi frusta i cavalli nell'aria
            rossa? Ci fermeremo a questa riva
            lungo le catene d'erba e tu amore
            non portarmi davanti a quello specchio
            infinito: vi si guardano dentro ragazzi
            che cantano e alberi altissimi e acque.
            Chi piange? Io no, credimi: sui fiumi
            corrono esasperati schiocchi d'una frusta,
            i cavalli cupi i lampi di zolfo.
            Io no, la mia razza ha coltelli
            che ardono e lune e ferite che bruciano.
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