Scritta da: Andrea De Candia
in Poesie (Poesie d'Autore)
Il più bianco
Non la neve
più bianchi i segni
che l'eremita
scrive sulla lavagna
della solitudine
il più bianco
tempo.
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Non la neve
più bianchi i segni
che l'eremita
scrive sulla lavagna
della solitudine
il più bianco
tempo.
Da quella stella all'altra
si carcera la notte
in turbinante vuota dismisura,
da quella solitudine di stella
a quella solitudine di stella.
Sono un uomo ferito.
E me ne vorrei andare
e finalmente giungere,
pietà, dove si ascolta
l'uomo che è solo con sé.
Non ho che superbia e bontà.
E mi sento esiliato in mezzo agli uomini.
Ma per essi sto in pena.
Non sarei degno di tornare in me?
Ho popolato di nomi il silenzio.
Ho fatto a pezzi cuore e mente
per cadere in servitù di parole?
Regno sopra fantasmi.
O foglie secche,
anima portata qua e là...
no, odio il vento e la sua voce
di bestia immemorabile.
Dio, coloro che t'implorano
non ti conoscono più che di nome?
M'hai discacciato dalla vita.
Mi discaccerai dalla morte?
Forse l'uomo è anche indegno di sperare.
Anche la fonte del rimorso è secca?
Il peccato che importa,
se alla purezza non conduce più.
La carne si ricorda appena
che una volta fu forte.
È folle e usata, l'anima.
Dio guarda la nostra debolezza.
Vorremmo una certezza.
Di noi nemmeno più ridi?
E compiangici dunque, crudeltà.
Non ne posso più di stare murato
nel desiderio senza amore.
Una traccia mostraci di giustizia.
La tua legge qual è?
Fulmina le mie povere emozioni,
liberami dall'inquietudine.
Sono stanco di urlare senza voce.
Il carnato del cielo
sveglia oasi
al nomade d'amore.
Scalza varcando da sabbie lunari,
Aurora, amore festoso, d'un eco
Popoli l'esule universo e lasci
Nella carne dei giorni,
Perenne scia, una piaga velata.
Mai, non saprete mai come m'illumina
l'ombra che mi si pone a lato, timida,
quando non spero più...
E t’amo, t’amo, ed è continuo schianto!
Luna,
Piuma di cielo,
Cosi velina,
Arida,
Trasporti il murmure d'anime spoglie?
E alla pallida che diranno mai
Pipistrelli dai ruderi del teatro,
In sogno quelle capre,
E fra arse foglie come in fermo fumo
Con tutto il suo sgolarsi di cristallo
Un usignuolo?
Ora l'annientamento blando
di nuotare riversa,
col sole in viso
il cervello penetrato di rosso
traverso le palpebre chiuse.
Stasera sopra il letto, nella stessa postura,
il candore trasognato
di bere,
con le pupille larghe,
l'anima bianca della notte.
Come lieve
sarà la terra
solo una nube d'amore a sera
quando dissolta in musica
trasmigrerà la pietra
e rocce,
incubi ammucchiati
sul cuore dell'uomo,
pesi di tristezza,
sprizzeranno dalle vene.
Come lieve
sarà la terra
solo una nube d'amore a sera
quando la nero accesa vendetta
magnetizzata
dall'angelo sterminatore
morrà fredda e muta
sulla sua gelida veste.
Come lieve
sarà la terra
solo una nube d'amore a sera
quando scomparve qualcosa di stellare
con un bacio di rosa
fatto di nulla.