Le migliori poesie inserite da Antonio Prencipe

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Scritta da: Antonio Prencipe

Cinque Ore

Me ne sono andato,
Sono sparito
e ti ho abbandonata li
Ora,
Spiegami perché ogni volta che
penso a te
dai miei occhi scende una lacrima
Forse perché,
nel profondo del mio cuore ho sempre saputo
che tu non sei mai stata realmente mia,
Forse perché,
nel profondo del mio cuore
ho sempre saputo che era solo sesso,
Quel bacio alla stazione
Il tuo sorriso che illuminava i miei occhi
e sussultare la mia anima
La tua voce
Quella sigaretta
Non ti ho più ritrovato
Non riesco a cancellare il tuo sguardo
Non riesco a non pensarti
e anche se,
ti ho vissuto solo per cinque ore
non riesco a far almeno di te
perché tu,
Ti sei fottuta il mio cuore.
Composta giovedì 29 luglio 2010
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    Scritta da: Antonio Prencipe

    L'autunno mi parlò

    Pensavo di non riuscire più
    ad amare...
    Poi arrivi tu,
    con le mani in tasca
    e quello sguardo dannato
    che faceva esplodere il mio pudore.
    L'autunno s'aprì il giorno
    in cui le tue labbra toccarono le mie
    e sfiorandomi lievemente le mani
    mi disse che tu sei un'altra illusione.
    Ma no...
    Volevo averti qui,
    amarti e baciarti come fa il sole
    con la neve.
    Avevo detto Addio già a tanti amori
    incompresi come me
    all'alba di questo nuovo inizio.
    Come parlavi, come ti muovevi,
    come mi toccavi il cuore
    con le tue parole amare
    che come spine pungenti e velenose
    trafiggono la carne...
    Le tue marlboro aspirate avidamente
    dalla mia anima sorridente
    come la notte tornata sul mio orizzonte.
    Vedevo le foglie cadere dai muri
    appassiti in paese,
    le porte gridare e l'autunno parlare
    ancora e ancora finché
    non presi coraggio e tornai lì...
    Dove tu mi venivi a cercare.
    Dove tu mi volevi amare con
    questo amore falso.
    Dove tu mi facevi promesse
    vendendomi il tuo orgoglio,
    la tua dignità.
    Ma ora lascio tutto bruciare nel passato.
    Accompagno i sogni
    e nel futuro annego sorridente
    come sempre.
    Composta martedì 4 ottobre 2011
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      Scritta da: Antonio Prencipe

      I fratelli si amano come il sangue

      Non pensare mai
      che questa libertà sia la fine...
      La mia vita ormai è stata censurata
      me lo disse un Dio mentre scavava
      a mani nude dentro il mio cuore.
      Il mio animo ribelle ho legato
      all'albero maestro della mia ragione.
      Non aver paura la notte comunque
      arriverà, fatti trovare pronto...
      Perché un giorno il tuo cuore
      si frantumerà al suolo
      e come tanti coriandoli
      nell'aria si disperderanno.
      E non credere mai agli stupidi poeti
      quanto ti diranno l'amore è tutto,
      l'amore ama e protegge.
      Si forse è così ma a volte l'amore
      tradisce, colpisce dritto al petto
      e ti lascia steso a testa in giù
      su delle labbra spente da rinnegare,
      senza aliti di vento sul viso tuo
      nudo e straziato...
      Ricorda sempre i fratelli si amano
      anche quando il sangue
      si discioglie nella polvere.
      Qualunque sia o sarà la difficoltà
      mai ti volterai indietro
      senza prima aver incrociato i miei sguardi.
      Ricorda ancora una volta
      i fratelli si amano come i sogni,
      come il tempo che sudato
      sfiora le dita sporche di salsedine
      Anche quando le mura dell'impotenza
      crolleranno su di te
      non aver dubbi mai.
      Io ci sarò...
      Le onde del mare sfioreranno anche te
      ed io sarò il tuo scoglio
      le sosterrò e quando sarai pronto
      te le lascerò affrontare.
      Ho negato la felicità a me stesso.
      Ricorda che c'è un bene in questo mondo
      per cui vale la pena vivere
      e in meno di un istante capisci
      cos'è il dolore.
      Fallo per te non tradirmi.
      Fallo per me tocca il cielo
      sempre con la speranza in tasca
      e le ali spalancate verso le stelle.
      Composta giovedì 17 novembre 2011
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        Scritta da: Antonio Prencipe

        Amore nero nel cuore ghiacciato

        Il cervello è caduto
        assieme all'anima sul pavimento di ceramica...
        Non si rompe... si squarcia
        come un cristallo troppo fragile.
        E le mie angosce divengono vertigini,
        i passi inquieti come le mura
        del mio egoismo si sgretolano
        funesti al suono della tua voce.
        In fondo all'estate non c'è più
        l'anima dispersa tua.
        Solo grasso dolore che invade
        il tuo grigio è scheggia assordante
        tra le polveri della tua anima infranta
        alle sorde orecchie dei finti cuori.
        Nascondendo le preghiere fatte sotto le coperte
        stringevo forte il respiro
        annunciando il mio canto spietato
        contro l'immane dramma che è la vita
        porgendo alla mia dignità
        le mie più sentite condoglianze.
        Diviene inverno e non so più muovermi
        il ghiaccio penetra e tu lecchi
        avventata il ghiacciolo
        amaro delle mie ferite.
        Speri di spegnere questa macchina
        infernale senza amore
        che spara sentimenti nel tuo ventre viscido.
        Io sono quello che il tempo
        e il dolore mi hanno fatto diventare
        scuoti la testa ignara,
        mi porgi il fagotto dolce
        del tuo cuore pulsante cercando
        di ridar vita a noi.
        Sei intrepida ma la risposta è sorda,
        cieca... si perde nel baratro
        delle preghiere nere.
        Guerra fredda, silenzio assoluto
        sotto le labbra sole
        come i raggi dell'amore che ormai
        non ci sfiorano più.
        Rinasceremo insani domani
        in un campo di grano nero
        emarginati dal tempo e da noi stessi.
        Composta venerdì 2 dicembre 2011
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          Scritta da: Antonio Prencipe

          Aliti bianchi

          L'ironia della notte è il trovar
          l'anima atea scalza per casa che prega
          l'assenza di un cuore pulsante
          nel corpo arido di vento.
          Dio necessita di anime innocenti in paradiso
          ecco perché prende con se le anime
          dei bimbi colpevoli di essere nati...
          Loro soffrono prima di conoscere
          gli aliti bianchi della morte inutile.
          La sofferenza non è mai innocente...
          Coloro che soffrono non sono mai
          "anime innocenti" ma anime dannate tradite
          da colui che a mani nude ripulirà
          i peccati mai commessi.
          Fermare il fuoco che brucia
          un corpo deturpato da un petalo di rosa.
          Gelare i sentimenti di un essere
          insano come me nell'oblio
          di un sogno irraggiungibile.
          Puntare una pistola sul capo martoriato
          di un angelo clandestino.
          Strapparsi le ali e venderle al demonio.
          E poi saltare dalla montagna
          di cielo più alta senza più vita in tasca
          e tornare tra le tue braccia
          Amore suicida di tiepide mancanze.
          Quanto costa naufragare negli sbagli
          incostanti di un ragazzo vivo
          per paura di non morire.
          Quanto vale una rinascita se la vita
          non scommette un po' sul
          dolore di un mare morente.
          Composta mercoledì 28 dicembre 2011
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            Scritta da: Antonio Prencipe

            Quando decidi di morire

            Preferivo morire sai...
            Non senti dolore quando la pelle
            si scarta da sola e le vene
            si aprono come vento a Dicembre.
            Il dolore non lo senti quando
            il cuore sparisce dal ventre e la voglia
            di morire divora gli occhi, le palpebre
            si squartano come gigli a Novembre
            e la voce non la si sente più,
            è solo un ricordo lontano.
            Non senti dolore quando la lama
            del pugnale preme sulla pelle
            e un sorriso accarezza il sangue.
            Non è dolore lo scegliere di morire
            ridendo, bestemmiando Dio a bassa voce
            con la paura di piangere e non portarsi
            con se le mille lacrime di catrame.
            Quando decidi di morire non senti
            dolore masticando la lama fredda
            del pugnale tenuto stretto fra i denti,
            la lingua porta i segni della sconfitta,
            il palato si lacera e non fa male.
            Il corpo che balbetta nel pianto
            di una carezza mutilata fa ridere.
            Si ha bisogno di tutto,
            si ha bisogno di morire per vivere.
            Quando si decide di togliersi la vita
            il dolore non esiste,
            l'amore non esiste e il corpo
            è solo un ostacolo da abbattere.
            Ci si ammazza anche l'angelo più bello,
            lo troverò a terra accanto al mio
            spoglio ricordo di vita come uno scheletro
            senza ossa, sconfitto dal dolore,
            sconfitto da tutto semplicemente
            perché aveva bisogno di tutto.
            Composta venerdì 18 ottobre 2013
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              Scritta da: Antonio Prencipe

              Un solo sorso d'inverno

              Ho bisogno di un nuovo cielo,
              un Dio da inventare,
              un cuore da cucire,
              un dolore di cui morire,
              di un amore che mi faccia vivere,
              che mi spezzi le ossa dal dolore,
              che mi faccia odiare la vita immensamente.
              Di un amico che mi aiuti a seppellire
              il caldo cadavere che in una notte
              di Marzo decisi di diventare.
              Sono solo,
              come uno scheletro la cui gruccia
              non sostiene il peso della propria morte.
              Sono solo,
              come un respiro che si poggia
              sulle proprie urla agonizzanti.
              La mia vita,
              qualcuno un giorno mi chiese
              il prezzo.
              Un giorno valutai la tua,
              un diamante incastonato nelle palpebre di Dio,
              mi dissero balbettando.
              Chiesi il prezzo della mia,
              un solo sorso d'inverno.
              Mi dissero chinando il capo.
              Composta sabato 1 aprile 2017
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                Scritta da: Antonio Prencipe

                Nel cielo cerco ancora te

                La verità è che siamo tutti
                dei cuori... spezzati
                dall'abitudine che è
                una scelta.
                Il pianoforte si scatena,
                suona melodie Rock che devastano
                i pavimenti e lasciano crollare
                le mura dei cimiteri senza anime.
                Mi hai fatto una promessa.
                "Non ti lascerò mai solo in questa
                guerra fredda che è la Vita,
                se mai ti lascerò a farti compagnia
                ci sarà il mio Ti Amo".
                Così dicevi ed io sul mio braccio
                ho tatuato il nostro
                punto interrogativo.
                Non c'è...
                Non c'è nemmeno un Ti Amo
                che m'accarezza la pelle
                e le paure tempestose e acute
                che ora come ora lasciano tremare
                le mie mani assenti nel presente.
                Un grande amore non si dimentica,
                si piange tutti i fottutissimi giorni
                sdraiati sui letti tremando
                e sospirando assieme al freddo
                sofferto sopratutto nei giorni
                caldi d'agosto...
                Il tuo egoismo,
                l'egoismo di quel gesto atroce
                ha tolto il fiato
                perfino alla mia coscienza che sola,
                poggiata al palo in penombra
                della luce gridava come una pazza:
                "Addio Cuore Bastardo".
                I nostri amici parlano ancora di noi...
                E ormai noi ci siamo divisi per Sempre...
                Per Sempre soli nell'immensità
                di un sogno.
                Nella fobia di un orgasmo mancato.
                Chissà come stai lì
                sicuramente in mezzo alla neve
                e alle stelle immobile fumerai
                quella marlboro maledetta.
                Ogni tanto fuori sembra che piova
                e invece ora so...
                So che sei tu che cerchi di farmi
                alzare lo sguardo in cielo
                e così finalmente vicini.
                Occhi negli occhi infranti nei cristalli.
                Composta domenica 6 novembre 2011
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                  Scritta da: Antonio Prencipe

                  Maledetto giorno perso nel frastuono di un tuono

                  Io non ho mai amato la vita
                  e forse mai l'amerò
                  e forse è proprio per questo
                  che di notte scrivo...
                  Non ho chiesto io di nascere.
                  Non ho implorato io quello stronzo
                  chiamato destino, non gli ho chiesto
                  di stare qua a farti, a farmi male.
                  Però ci sono dentro
                  e comunque vada sono qua
                  e non so se ne vale la pena o no
                  comunque andrà anche se dovrò
                  sputare in faccia all'inferno
                  io ti saluto
                  Maledetto giorno perso
                  nel frastuono di un tuono.
                  Ora sono qui...
                  Stringimi le mani,
                  ora più che mai non lasciarle.
                  Sono alla porta e due scelte
                  mi toccano l'anima...
                  Sono armato: ho la pistola carica
                  e la verità disarmata ora tocca
                  al cielo mostrare le sue armi.
                  La paura di morire non mi è mai
                  venuta a cercare,
                  sono io che molte volte la cercavo
                  per potermi sentire umano.
                  Ero sveglio e avevo sonno.
                  Dormivo e avevo voglia di vivere.
                  Non m'importa più cercarti un nome
                  voglio solo ammazzarti ma so
                  che non riuscirò mai a farlo
                  perché resti la parte incompresa
                  di me stesso.
                  Ho sterilizzato l'aria di piombo
                  che avvolgeva questa stanza.
                  Affogato i silenzi nel fuoco
                  che bruciava la plastica
                  del puttanaio qui vicino.
                  Cancellato la disperazione dai letti
                  gonfi d'odio, stuprati dai
                  corpi astemi sui lenzuoli opachi, sporchi.
                  Ho dipinto il buio con la ruggine
                  che a fiumi grondava dai miei occhi.
                  Sprofonda nel sottosuolo chiamato tormento.
                  Addio forse per non morire
                  Maledetto giorno perso
                  nel frastuono di un tuono.
                  Composta giovedì 10 novembre 2011
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                    Scritta da: Antonio Prencipe

                    L'inchiostro dell'anima incontra la solitudine

                    Incasso con dignità.
                    Noi con una stella sulla fronte
                    raccolti da una fermata di autobus
                    in mezzo ad un strada deserta.
                    In tasca pochi anni ma con la consapevolezza
                    di saper già dove si va a finire.
                    Troppi stronzi padroni del popolo
                    si sono persi nel vento...
                    Perdendo il conto in banca di una vita
                    gettata in fondo dove gli occhi
                    del potere osservano vili i loro servi,
                    ed ora la carità riveste il viso.
                    Il cancello di bronzo ho preso a calci...
                    Nel suo interno troppi amori
                    con cui non ho avuto molta fortuna.
                    Le ragnatele sui sentimenti
                    ripudiati e mai comunicati a chi
                    ieri, oggi si è preso tutto.
                    Preferisco farla finita con questa
                    finta utopia ho una storia incompresa
                    con me stesso da vent'anni,
                    mi amo così poco ma ci finirò dentro
                    e con un po di malinconia m'innamorerò
                    degli occhi grandi e chissà forse
                    amare se stessi è bello come accendere
                    una sigaretta nei momenti di dolore.
                    C'è che in questa vita ho preferito
                    sempre farmi male e non dimenticare.
                    Senza mai prendere per mano il coraggio
                    e camminare solo per le vie funeste
                    del mio credere in una libertà virtuale.
                    La solitudine è la madre degli incompresi,
                    di chi di notte scrive in versi
                    con l'inchiostro della propria anima
                    le paure, i dolori, gli amori amati
                    così tanto da non pensar più che "ricevere"
                    ti possa rendere felice perché ti basta
                    il "dare" per poi soffrire per sempre.
                    Chi parte con una valigia di piombo
                    e non torna non è egoista
                    è solo una persona che ha perso
                    tutto compreso il cuore di cemento.
                    Diversi e dispersi sopra la follia
                    per poi marcire dentro
                    una preghiera fatta da una vecchia signora
                    sopra la bara di un figlio
                    caduto sotto la luna da solo.
                    Composta martedì 29 novembre 2011
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