Le migliori poesie inserite da Antonio Prencipe

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Scritta da: Antonio Prencipe

L'autunno mi parlò

Pensavo di non riuscire più
ad amare...
Poi arrivi tu,
con le mani in tasca
e quello sguardo dannato
che faceva esplodere il mio pudore.
L'autunno s'aprì il giorno
in cui le tue labbra toccarono le mie
e sfiorandomi lievemente le mani
mi disse che tu sei un'altra illusione.
Ma no...
Volevo averti qui,
amarti e baciarti come fa il sole
con la neve.
Avevo detto Addio già a tanti amori
incompresi come me
all'alba di questo nuovo inizio.
Come parlavi, come ti muovevi,
come mi toccavi il cuore
con le tue parole amare
che come spine pungenti e velenose
trafiggono la carne...
Le tue marlboro aspirate avidamente
dalla mia anima sorridente
come la notte tornata sul mio orizzonte.
Vedevo le foglie cadere dai muri
appassiti in paese,
le porte gridare e l'autunno parlare
ancora e ancora finché
non presi coraggio e tornai lì...
Dove tu mi venivi a cercare.
Dove tu mi volevi amare con
questo amore falso.
Dove tu mi facevi promesse
vendendomi il tuo orgoglio,
la tua dignità.
Ma ora lascio tutto bruciare nel passato.
Accompagno i sogni
e nel futuro annego sorridente
come sempre.
Composta martedì 4 ottobre 2011
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    Scritta da: Antonio Prencipe

    I fratelli si amano come il sangue

    Non pensare mai
    che questa libertà sia la fine...
    La mia vita ormai è stata censurata
    me lo disse un Dio mentre scavava
    a mani nude dentro il mio cuore.
    Il mio animo ribelle ho legato
    all'albero maestro della mia ragione.
    Non aver paura la notte comunque
    arriverà, fatti trovare pronto...
    Perché un giorno il tuo cuore
    si frantumerà al suolo
    e come tanti coriandoli
    nell'aria si disperderanno.
    E non credere mai agli stupidi poeti
    quanto ti diranno l'amore è tutto,
    l'amore ama e protegge.
    Si forse è così ma a volte l'amore
    tradisce, colpisce dritto al petto
    e ti lascia steso a testa in giù
    su delle labbra spente da rinnegare,
    senza aliti di vento sul viso tuo
    nudo e straziato...
    Ricorda sempre i fratelli si amano
    anche quando il sangue
    si discioglie nella polvere.
    Qualunque sia o sarà la difficoltà
    mai ti volterai indietro
    senza prima aver incrociato i miei sguardi.
    Ricorda ancora una volta
    i fratelli si amano come i sogni,
    come il tempo che sudato
    sfiora le dita sporche di salsedine
    Anche quando le mura dell'impotenza
    crolleranno su di te
    non aver dubbi mai.
    Io ci sarò...
    Le onde del mare sfioreranno anche te
    ed io sarò il tuo scoglio
    le sosterrò e quando sarai pronto
    te le lascerò affrontare.
    Ho negato la felicità a me stesso.
    Ricorda che c'è un bene in questo mondo
    per cui vale la pena vivere
    e in meno di un istante capisci
    cos'è il dolore.
    Fallo per te non tradirmi.
    Fallo per me tocca il cielo
    sempre con la speranza in tasca
    e le ali spalancate verso le stelle.
    Composta giovedì 17 novembre 2011
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      Scritta da: Antonio Prencipe

      Amore nero nel cuore ghiacciato

      Il cervello è caduto
      assieme all'anima sul pavimento di ceramica...
      Non si rompe... si squarcia
      come un cristallo troppo fragile.
      E le mie angosce divengono vertigini,
      i passi inquieti come le mura
      del mio egoismo si sgretolano
      funesti al suono della tua voce.
      In fondo all'estate non c'è più
      l'anima dispersa tua.
      Solo grasso dolore che invade
      il tuo grigio è scheggia assordante
      tra le polveri della tua anima infranta
      alle sorde orecchie dei finti cuori.
      Nascondendo le preghiere fatte sotto le coperte
      stringevo forte il respiro
      annunciando il mio canto spietato
      contro l'immane dramma che è la vita
      porgendo alla mia dignità
      le mie più sentite condoglianze.
      Diviene inverno e non so più muovermi
      il ghiaccio penetra e tu lecchi
      avventata il ghiacciolo
      amaro delle mie ferite.
      Speri di spegnere questa macchina
      infernale senza amore
      che spara sentimenti nel tuo ventre viscido.
      Io sono quello che il tempo
      e il dolore mi hanno fatto diventare
      scuoti la testa ignara,
      mi porgi il fagotto dolce
      del tuo cuore pulsante cercando
      di ridar vita a noi.
      Sei intrepida ma la risposta è sorda,
      cieca... si perde nel baratro
      delle preghiere nere.
      Guerra fredda, silenzio assoluto
      sotto le labbra sole
      come i raggi dell'amore che ormai
      non ci sfiorano più.
      Rinasceremo insani domani
      in un campo di grano nero
      emarginati dal tempo e da noi stessi.
      Composta venerdì 2 dicembre 2011
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        Scritta da: Antonio Prencipe

        Aliti bianchi

        L'ironia della notte è il trovar
        l'anima atea scalza per casa che prega
        l'assenza di un cuore pulsante
        nel corpo arido di vento.
        Dio necessita di anime innocenti in paradiso
        ecco perché prende con se le anime
        dei bimbi colpevoli di essere nati...
        Loro soffrono prima di conoscere
        gli aliti bianchi della morte inutile.
        La sofferenza non è mai innocente...
        Coloro che soffrono non sono mai
        "anime innocenti" ma anime dannate tradite
        da colui che a mani nude ripulirà
        i peccati mai commessi.
        Fermare il fuoco che brucia
        un corpo deturpato da un petalo di rosa.
        Gelare i sentimenti di un essere
        insano come me nell'oblio
        di un sogno irraggiungibile.
        Puntare una pistola sul capo martoriato
        di un angelo clandestino.
        Strapparsi le ali e venderle al demonio.
        E poi saltare dalla montagna
        di cielo più alta senza più vita in tasca
        e tornare tra le tue braccia
        Amore suicida di tiepide mancanze.
        Quanto costa naufragare negli sbagli
        incostanti di un ragazzo vivo
        per paura di non morire.
        Quanto vale una rinascita se la vita
        non scommette un po' sul
        dolore di un mare morente.
        Composta mercoledì 28 dicembre 2011
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          Scritta da: Antonio Prencipe

          Fiori rotti in ricordo del tuo cuore

          Strapperai le lacrime cadute
          dai miei occhi sulle tue labbra...
          A mani nude scavavi nel mio petto,
          cercando bastarda il cuore masochista,
          ti avevo anticipata...
          Nascosto nelle galere senza Dei o Santi
          cercavo di venderlo alle aste di quartiere
          in cambio di tempi migliori da ammazzare
          come pipistrelli scomparsi nella luce.
          Non fa rumore uno sguardo umiliato,
          resta solo nascosto sotto la roccia
          a contare i soffi di vento...
          Hanno costruito piramidi di cielo
          troppo grandi...
          Dividono le mie urla dalle tue.
          E come ti ho amato tenera egoista
          nemmeno il sole bagnato dalla sfuggente
          scia di stelle può saperlo.
          E come ti ho odiato nemmeno la disumana
          spiaggia di pietre e falsi idoli d'amore
          può saperlo e giudicarlo invano.
          Nel mare cristallino un cuore che muore
          riesce a specchiarsi e ad osservare
          i battiti scomparire nelle onde...
          Ridevo, piangevo, soffocavo
          l'unica che non se ne accorgeva eri tu.
          E rimanere di nuovo solo
          come un granello di cenere...
          Ricercare l'amore di nuovo mi fa male.
          Male come mi hai fatto tu perché
          hai scelto per te senza pensare a me
          che sulla tua lapide ripongo ancora fiori rotti.
          Rotti come l'amore e la vita che tu hai rotto,
          frantumato e schiacciato sotto
          i passi della tua anima distratta...
          Aspetto l'inverno per poter
          dar una scusa valida al freddo
          che lacera il mio corpo,
          la mia anima crudele, sensibile.
          Composta mercoledì 4 gennaio 2012
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            Scritta da: Antonio Prencipe

            Quando decidi di morire

            Preferivo morire sai...
            Non senti dolore quando la pelle
            si scarta da sola e le vene
            si aprono come vento a Dicembre.
            Il dolore non lo senti quando
            il cuore sparisce dal ventre e la voglia
            di morire divora gli occhi, le palpebre
            si squartano come gigli a Novembre
            e la voce non la si sente più,
            è solo un ricordo lontano.
            Non senti dolore quando la lama
            del pugnale preme sulla pelle
            e un sorriso accarezza il sangue.
            Non è dolore lo scegliere di morire
            ridendo, bestemmiando Dio a bassa voce
            con la paura di piangere e non portarsi
            con se le mille lacrime di catrame.
            Quando decidi di morire non senti
            dolore masticando la lama fredda
            del pugnale tenuto stretto fra i denti,
            la lingua porta i segni della sconfitta,
            il palato si lacera e non fa male.
            Il corpo che balbetta nel pianto
            di una carezza mutilata fa ridere.
            Si ha bisogno di tutto,
            si ha bisogno di morire per vivere.
            Quando si decide di togliersi la vita
            il dolore non esiste,
            l'amore non esiste e il corpo
            è solo un ostacolo da abbattere.
            Ci si ammazza anche l'angelo più bello,
            lo troverò a terra accanto al mio
            spoglio ricordo di vita come uno scheletro
            senza ossa, sconfitto dal dolore,
            sconfitto da tutto semplicemente
            perché aveva bisogno di tutto.
            Composta venerdì 18 ottobre 2013
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              Scritta da: Antonio Prencipe

              Un solo sorso d'inverno

              Ho bisogno di un nuovo cielo,
              un Dio da inventare,
              un cuore da cucire,
              un dolore di cui morire,
              di un amore che mi faccia vivere,
              che mi spezzi le ossa dal dolore,
              che mi faccia odiare la vita immensamente.
              Di un amico che mi aiuti a seppellire
              il caldo cadavere che in una notte
              di Marzo decisi di diventare.
              Sono solo,
              come uno scheletro la cui gruccia
              non sostiene il peso della propria morte.
              Sono solo,
              come un respiro che si poggia
              sulle proprie urla agonizzanti.
              La mia vita,
              qualcuno un giorno mi chiese
              il prezzo.
              Un giorno valutai la tua,
              un diamante incastonato nelle palpebre di Dio,
              mi dissero balbettando.
              Chiesi il prezzo della mia,
              un solo sorso d'inverno.
              Mi dissero chinando il capo.
              Composta sabato 1 aprile 2017
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                Scritta da: Antonio Prencipe

                Nel cielo cerco ancora te

                La verità è che siamo tutti
                dei cuori... spezzati
                dall'abitudine che è
                una scelta.
                Il pianoforte si scatena,
                suona melodie Rock che devastano
                i pavimenti e lasciano crollare
                le mura dei cimiteri senza anime.
                Mi hai fatto una promessa.
                "Non ti lascerò mai solo in questa
                guerra fredda che è la Vita,
                se mai ti lascerò a farti compagnia
                ci sarà il mio Ti Amo".
                Così dicevi ed io sul mio braccio
                ho tatuato il nostro
                punto interrogativo.
                Non c'è...
                Non c'è nemmeno un Ti Amo
                che m'accarezza la pelle
                e le paure tempestose e acute
                che ora come ora lasciano tremare
                le mie mani assenti nel presente.
                Un grande amore non si dimentica,
                si piange tutti i fottutissimi giorni
                sdraiati sui letti tremando
                e sospirando assieme al freddo
                sofferto sopratutto nei giorni
                caldi d'agosto...
                Il tuo egoismo,
                l'egoismo di quel gesto atroce
                ha tolto il fiato
                perfino alla mia coscienza che sola,
                poggiata al palo in penombra
                della luce gridava come una pazza:
                "Addio Cuore Bastardo".
                I nostri amici parlano ancora di noi...
                E ormai noi ci siamo divisi per Sempre...
                Per Sempre soli nell'immensità
                di un sogno.
                Nella fobia di un orgasmo mancato.
                Chissà come stai lì
                sicuramente in mezzo alla neve
                e alle stelle immobile fumerai
                quella marlboro maledetta.
                Ogni tanto fuori sembra che piova
                e invece ora so...
                So che sei tu che cerchi di farmi
                alzare lo sguardo in cielo
                e così finalmente vicini.
                Occhi negli occhi infranti nei cristalli.
                Composta domenica 6 novembre 2011
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                  Scritta da: Antonio Prencipe

                  Maledetto giorno perso nel frastuono di un tuono

                  Io non ho mai amato la vita
                  e forse mai l'amerò
                  e forse è proprio per questo
                  che di notte scrivo...
                  Non ho chiesto io di nascere.
                  Non ho implorato io quello stronzo
                  chiamato destino, non gli ho chiesto
                  di stare qua a farti, a farmi male.
                  Però ci sono dentro
                  e comunque vada sono qua
                  e non so se ne vale la pena o no
                  comunque andrà anche se dovrò
                  sputare in faccia all'inferno
                  io ti saluto
                  Maledetto giorno perso
                  nel frastuono di un tuono.
                  Ora sono qui...
                  Stringimi le mani,
                  ora più che mai non lasciarle.
                  Sono alla porta e due scelte
                  mi toccano l'anima...
                  Sono armato: ho la pistola carica
                  e la verità disarmata ora tocca
                  al cielo mostrare le sue armi.
                  La paura di morire non mi è mai
                  venuta a cercare,
                  sono io che molte volte la cercavo
                  per potermi sentire umano.
                  Ero sveglio e avevo sonno.
                  Dormivo e avevo voglia di vivere.
                  Non m'importa più cercarti un nome
                  voglio solo ammazzarti ma so
                  che non riuscirò mai a farlo
                  perché resti la parte incompresa
                  di me stesso.
                  Ho sterilizzato l'aria di piombo
                  che avvolgeva questa stanza.
                  Affogato i silenzi nel fuoco
                  che bruciava la plastica
                  del puttanaio qui vicino.
                  Cancellato la disperazione dai letti
                  gonfi d'odio, stuprati dai
                  corpi astemi sui lenzuoli opachi, sporchi.
                  Ho dipinto il buio con la ruggine
                  che a fiumi grondava dai miei occhi.
                  Sprofonda nel sottosuolo chiamato tormento.
                  Addio forse per non morire
                  Maledetto giorno perso
                  nel frastuono di un tuono.
                  Composta giovedì 10 novembre 2011
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                    Scritta da: Antonio Prencipe

                    La foto baciata

                    Forse voleva dirti che ti amava
                    ma non ne ha avuto occasione...
                    Voleva dirtelo sotto voce.
                    Dai vetri soffusi in città voleva baciarti
                    la fronte come faceva una volta.
                    Tu madre che piangi per la perdita
                    di questo figlio straziato dall'infinito.
                    Un dolore che non muore
                    ma che rinasce ogni volta che gli alberi invecchiano
                    e le parole in sabbia rossa si trasformano...
                    Il dolore traspare...
                    Dalle rughe ansimate l'amore compare piano,
                    un amore deturpato e messo a tacere
                    dentro un cuore cresciuto troppo in fretta
                    che si chiede ancora perché
                    l'eternità ha gettato fango su
                    questa tua bella poesia chiamata vita...
                    La foto contemplata,
                    l'aria in due si squarcia,
                    la vita torna... la donna sorride,
                    il paradiso ritorna.
                    Ho sofferto con te in quella stanza d'ospedale,
                    sentivo nelle mie vene scorrere
                    quella sofferenza immane,
                    che logora l'esistenza e divora la misericordia.
                    Mentre osservavo i tuoi sorrisi
                    sentivo i fiori gridare e le mie orecchie
                    scoppiare nell'abisso massacrante
                    della mia mente.
                    Mentre osservavo i tuoi occhi
                    sentivo la mia anima suonare...
                    Crude melodie,
                    perché come un pittore dipingo su carta
                    i sentimenti delle anime che come me
                    rinascono dalla polvere assieme alla cenere
                    posata sui misteri della vita
                    Come un ladro rubo, assorbo
                    l'emozioni private delle anime
                    forti, sofferenti, folli.
                    Le trasformo in piccoli diamanti
                    e le incastono nei miei versi
                    che con lieve magia sfiorano il silenzio
                    ed annientano il rumore dimenticato dal rancore.
                    Composta venerdì 30 settembre 2011
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