Poesie inserite da dantino

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Scritta da: dantino

Solo cenere

Piove ancora cenere
Dentro il freddo fumo
Cucio i passi dietro d'abitudine
Nella solitudine mia consueta

Disturbi di un cuore consumato
Nei miei ricordi d'affanno,
solo corse senza meta alcuna
Nei miei piccoli passi

E più non cerco
Mai più un lamento
Sto nel ventre della mia malattia
Freddo e solo.
Composta mercoledì 12 febbraio 2003
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    Scritta da: dantino

    L'amore è la medicina del mondo

    E salto di prua e di poppa, incurante
    del vento di libeccio e delle mie gambe stanche
    con identica luce nei miei occhi,
    ancora uguale e perso, vagabondo, mai domo
    come un bimbo in corsa
    ecco la meraviglia quotidiana
    eccomi incredulo, incantato, ancora mi sorprendo
    in questo intenso e caldo, cammino nel tramonto
    in questo mondo che corre, nascosto dalla fretta
    poco viene svelato in nostra colpa
    un po' come si dice, "giusto il pensare"
    ed ogni mille anni si fa un passo avanti, sopra il ponte
    che ci traghetta forse, verso il niente
    io... sono nato nel mondo delle nuvole basse
    con il respiro pesante di fatica
    l'uomo era curvo e privo di rumore
    tanto ci costò lo sguardo dritto
    e noi si andava con le scarpe rotte
    non ci importava di arrivare primi
    ciò che contava era arrivare insieme
    ci sembrava di morire piano, senza dolore
    mano nella mano
    ed oggi... siamo soli
    catapultati eroi, in un dannato mondo
    soli tutta la vita, a contenderci l'attesa
    conosco il profumo della verità
    ne ho vista spesso, tra le rovine
    nell'angoscia di un passero che muore
    nel viso, di chi stringeva le bandiere
    nei tuoi occhi innamorati e ancora
    nelle mani di mio padre
    tra la polvere di seta di riso
    nei campi di grano o di rossi papaveri
    nell'amore universale
    amami, mi guarirai con l'amore
    l'amore è la medicina del mondo.
    Composta venerdì 20 marzo 2015
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      Scritta da: dantino

      Sono solo morti

      Vorrei nonostante tutto, prender sonno
      assentarmi all'eco in lontananza delle bombe
      là dove il cielo piove e il fumo,
      modella di supplizio buchi ed ossa
      crateri lasciati come impronte, povere
      testimonianze sorde
      sono solo morti di bambini
      corpi trasformati che riempiono le fosse
      sono solo morti
      uomini, donne, animali, piante
      tutti accomunati in vinta sorte

      Vorrei nonostante tutto prender sonno
      chiudere gli occhi il tempo sufficiente
      che passi l'ingiustizia alla finestra
      che io non veda i torti e la miseria
      che io non veda
      uomini vivere di stenti
      ed altri vivere da ingordi
      chini obbedire inermi prede
      ed arroganti astemi al sentimento, comandare

      Vorrei nonostante tutto prender sonno
      svegliarmi ed essere presente per un mondo giusto
      non com'è, come dovrebbe
      un cibo uguale per tutti i viventi
      uguali i sensi e, uguali i sentimenti
      un mondo dove gli angeli imperfetti... paiono
      in un perfetto mondo di innocenti.
      Composta domenica 13 aprile 2014
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        Scritta da: dantino
        Mi addormenterò a fine guerra, sui tuoi seni
        dopo aver camminato nella terra del sangue
        tra cadaveri sparpagliati inutilmente e tra uomini persi
        provo la stanchezza dei santi, invano
        riposerò la mia coscienza di ghiaccio
        Fino alla prossima battaglia
        cercando amore ai tuoi capelli
        poi ti porterò nel vento e tu
        mi insegnerai a volare
        ti proteggerò dalla crudele vita
        se tu mi proteggerai dal mio malato mondo di egoismo.
        Composta martedì 10 marzo 2015
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          Scritta da: dantino
          Chiesero al dolore, con cautela
          e con insistente rituale
          scandendo le parole
          bussarono dopo alla tristezza,
          con la domanda uguale
          perché la gioia stesse così male
          il dolore se ne uscì
          mestamente con il volto scuro
          la tristezza non rispose addolorata,
          bianca di colore
          la gioia con un fil di voce disse:
          non mi riconosco, non ho più voglia di giocare
          sono molto stanca, incapace ancora,
          di illudere e mentire.
          Composta domenica 6 febbraio 2011
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            Scritta da: dantino

            Sono una nuvola da pioggia

            Sono una nuvola da pioggia
            piovo e della mia vita
            faccio l'arcobaleno di colori
            riempio il cielo di pensieri, e le nubi di sogni sempre nuovi
            ciò che vedete non son altro che stupore,
            giornate di sole chiuse in piccoli cieli di passione
            sono una nuvola nera
            come un soffitto di parole amare le mie preghiere
            cadono come abbandonate foglie
            dai rami più alti, non ve ne accorgete?
            Anche gli angeli non trovano pace
            in questo cielo padrone.
            Composta martedì 31 marzo 2015
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              Scritta da: dantino

              Oh, vita mia mortale

              Zuppa del mio sudore è questa terra agre
              Tanto che se non piove, nasce lo stesso il grano
              È la prosperità di queste spighe d'oro
              che come le mie mani rivolte al cielo
              sembran lumini accesi, tanto che non peggiori
              Sono come dei figli quel che vedete
              E ad ogni mietitura
              Muore di me il sorriso
              Nascendo come in silenzio, il pianto e il sacrificio
              Oh, Vita mia che brami ancora nei mattini freschi d'ulivo, cedro e amaro
              Oh, Vita mia mortale
              Che mi costringi a prendere poi a dare
              Siam come girasoli incatenati al suolo
              Triste è il nostro destino e senza riparo
              Costretti con spalle al sole per morire meno
              Nell'ozio resterei nascosto
              Fermo ad ammirare l'orizzonte e il mare
              Meglio sarebbe se come i miei polli
              Me ne restassi ad aspettare l'alba
              Meglio sarebbe se ignorassi anch'io l'ultimo giorno
              Meglio di me senz'altro la cornacchia e il falco
              Meglio di me il gabbiano
              Meglio di me che vago per infinite mete
              Cercando nell'infinito i miei pensieri, invano
              ciò... che non ci è dato di sapere.
              Composta venerdì 16 giugno 2006
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                Scritta da: dantino

                Dialogo con Guglielmo, amico prete e filosofo

                Se non hai di che dargli da mangiare
                non chiudere nel pollaio il cane

                Ancora tanto ignoro in questo mondo
                Però conosco il gallo che mi sveglia
                E il topo che mi ruba tutti i giorni il grano
                Certo lo lascio fare ma non sempre,
                A volte è bello vederlo anche scappare
                Conosco il vento e lo sento nelle piante respirare
                E poi di notte osservo
                I passi della volpe e del cinghiale
                Per poi lasciarmi abbandonato andare sopra un prato
                A far che sia la luna nuova a ritornarmi il seminato

                Ignoro ancora tanto, per questo è mia attenzione
                Pesare della vita il vivere in comune
                Non in misero modo o per qual sia dolore
                Cercando l'assoluto, lontano è il materiale
                E nel cercare l'essere perfetto
                Cioè colui che non può nuocere e non può creare male
                Penso al falcone che per nutrirsi e per nutrir la prole
                Costringe negli artigli il suo cibare
                E pur la mucca, oziosa, lenta e svoglia
                Non toglie anch'essa vita per mangiare?
                Ed arrivando all'uomo, l'essere più innaturale
                Che uccide addirittura per giocare

                Che mondo strano è questo, dove i viventi
                Non son costretti solo a respirare
                A patir di stenti ed a goder di cose vane
                Ma a togliere altra vita, peggio, a trasformarla,
                In feci da evacuare
                Partecipando alla carneficina di un banchetto nuziale
                Dove chi vive si sposa con chi muore
                E c'è sempre vita nuova da sacrificare
                E non si venga a dire che è un passaggio, che il tutto è naturale
                Ma un giuoco si, che non vorremmo fare

                Proprio per questo mi rivolgo a Dio,
                Come potrò mai entrare nel tuo cuore
                Far parte del tuo "immenso amore"
                Se mi costringi a procurar dolore
                A nuocere e a partorire il male?

                Se nasco ancora voglio aver le foglie
                E come cibo solo cose morte
                Ma forse ignoro che le piante anch'esse
                Hanno degli altri vivi stessa sorte.
                Composta sabato 16 giugno 2001
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                  Scritta da: dantino

                  Per il vostro pensiero (voi che ignorate la vita, come ignorate la morte)

                  È il navigare
                  per continui giorni la tempesta
                  che della terra ferma scordo
                  e tra le ore e i fiordi
                  lo spumeggiar del mare
                  il vento porta trasformati i volti
                  ed i ricordi muti
                  confusi e spenti
                  così insolitamente fermi
                  che della scialuppa
                  l'oscillare lento e vorticoso, assorbo
                  così m'inebrio
                  calando dietro me
                  nel vostro quieto mare morto
                  come sgualcite reti, stanche
                  i versi...
                  un coricar parole
                  come povere vele ad asciugare
                  nei sontuosi e freddi
                  vostri porti.
                  Composta nel 1995
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