Poesie inserite da GIUSEPPE BARTOLOMEO

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Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

Novembe 2018

Siamo in novembre, mese dei morti
che rivivono nella memoria
con volti antichi e voci nuove
racchiuse nel cuore e nella memoria.

Mese di ricordi leggibili negli occhi
lavati nella nebbia mattutina
toccando carezze perdute nel tempo
fresche come rose
appena recise.

Le croci delle tombe richiamano voci
nascoste nel cuore di anni
quando la mamma ci accarezzava
o con gli amici giocavamo.

Il cimitero è pieno di fiori profumati
di gente compunta e silenziosa.
Rintocca una dolce melodia
mentre una lacrima
ci cade nelle mani.

Novembre di freschi e sacri crisantemi
ricco di lacrime e ricordi mai marciti.
Mese di singhiozzi e lacrime accese
scrigno di volti
appesi.
Composta giovedì 2 novembre 2017
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    Si spalancano le porte di una notte chiara
    mentre il silenzio accoglie lunghi echi
    prigionieri di strani esseri
    che svolazzano nel cielo.

    Il cuore batte appeso alla luce della luna
    che sbalordita si nasconde
    mentre le mani cercano il buio
    per aprirmi l'ultima porta
    della notte.

    Cosa cerco in questo silenzio
    quando la mia voce si perde in caverne
    i fantasmi vivono in frantumi di memoria
    aprendo una cieca finestra?

    Sento rimbombi di tamburi
    sotto un cielo di croci
    canti di pianto e parole strane,
    ritmi frenetici di piedi che battono la terra
    che a tutti sfama
    e tutti seppellisce per iguale.
    Composta domenica 25 febbraio 2018
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      Cammino sotto questo cielo di diamanti
      lanciati in aria da folletti nascosti
      dietro fiori nuovi
      nati con le grida
      della notte.

      Sotto questo cielo pieno di echi celesti
      che solo il cuore sente
      l'anima si specchia negli occhi
      di una donna vera.

      Cammino insieme al giorno che avanza
      rotto da rumori strani
      nati da gallerie fatte di vento
      di voci venute da caverne umane.

      Nascono singhiozzi,
      lacrime cadute da occhi stanchi,
      pioggia di polvere a colori
      trasformano la sera
      in musica e ardori.
      Composta lunedì 5 febbraio 2018
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
        Cammino su un carro di fuoco
        nel chiarore dell'aurora
        ripiena di tanti fili d'argento e oro
        nella nascita del sole.

        Si smuove nel chiarore mattutino
        un volto nato nella notte
        spinto da mille spilli ardenti
        in un cielo di piccole stelle.

        Galoppo su leggere ali di farfalle
        dietro cavalli senza briglie.

        Rompono con i duri zoccoli
        le nere ombre della notte
        rannicchiata nei miei occhi azzurri.

        In attesa che scoppi la luce
        su un nuovo orizzonte
        si accendono le colline
        di questo mondo.
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          Tutto tace sotto questo cielo aragonese
          dove la terra è secca aspettando l'acqua
          che le nuvole portano via sempre lontano.
          Tacciono anche le bocche degli aragonesi
          abituati a meditare soli all'ombra o al sole.

          Passano lente le ore del giorno senza lavoro:
          i pensionati passeggiano con il cane o da soli
          pensando di riempire il giorno con i loro amici
          che aspettano nel bar per bere un bel bicchiere
          di vino nostrano o giocare con le carte in mano.

          I bambini vanno a scuola da mattina fino a sera
          mentre le mamme lavorano dentro o fuori casa
          per portare avanti la baracca umana senza guai.
          Tutto tace sotto un cielo troppo limpido e strano
          come gli occhi degli aragonesi allegri e chiari.

          In questa Aragona ricca di storia e bei panorami
          non mancano monti, valli, laghi, chiese e vino
          con frutti squisiti e carne di veri agnelli nostrani.
          Non aspettare che un aragonese d'inviti a casa
          ma sarà generoso a invitarti fuori a bere e cenare.
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            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            Sono sbocciati i gigli che coltivo da anni
            nel giardino irrigato da gocce di rugiada:
            il calice bianco si riempie di raggi lunari
            i soffici stami occultano i primi baci solari.

            Il loro candore si riempie di luce del giorno
            mentre le leggere api gli danzano intorno
            baciandoli per succhiargli la loro bellezza
            ringraziandoli con la danza e una carezza.

            Il giardino è diventato un grande tappeto
            di fiori di tutti i colori e i gigli come signori.
            Li osservo ai primi raggi di sole del mattino
            inebriandomi di delicati e penetranti odori.

            Sboccia senza accorgermi un nuovo giorno
            aspetta che dia il mio contributo di carezze
            per arricchire il nostro grande piccolo mondo
            di nuovi profumi con tanta umana delicatezza.
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              In un mattino limpido baciato da una soave brezza
              la natura respira profondo muovendo cuori e foglie
              aprendo finestre della notte al nuovo viso del giorno.

              Le colombe cittadine svolazzano allegre sui rossi tetti
              mentre i tordi in schiera pizzicano silenziosi l'erbetta
              nata sotto i raggi della luna piena in una notte di stelle.

              Un uomo silenzioso cammina pensando al suo domani
              fissando gli occhi al cielo e alle pietre della sua strada:
              ricchezza e povertà sono gemelli della stessa madre.

              L'uomo va pensando con il capo chino e cuore nelle mani
              mentre il sole sorge pieno di vigore sul suo nuovo orizzonte:
              la vita è uno stretto cammino che ci va maturando con fatica
              in attesa di spiccare l'ultimo salto per salire in alto nel cielo.
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                Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

                Vacanze del 2017

                Sentivo le onde del mare infrangersi contro l'aurora
                che lentamente si svegliava dopo una notte oscura
                piena di musica stridente e grida di voci senza volto,
                scheletri umani danzando sotto stelle cadenti nel mare.

                La spiaggia era piena di conchiglie morte, ciotoli bianchi
                rotolavano inseguendo la spuma dell'onda che spariva
                nella grossa sabbia della riva calpestata da piedi scalzi
                in cerca di profumi della notte o di stelle perdute nel mare.

                Non so se ero a letto o sognavo sveglio un lunedì diverso
                certo è che mi trovavo volando con occhi aperti nel cielo
                tutto dipinto di labbra femminili con diversi colori di rossetto:
                erano orme lasciate nell'aria o sorrisi frantumati senz'anima?

                Le onde del mediterraneo ballavano al ritmo di remi a mano,
                non so se erano di punici, cartaginesi, greci o schiavi romani.
                Ricordo che le caldi notti di una settimana di vacanze corte
                furono rotte da suoni e voci poco umane chiusi in scogli morti.
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                  Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                  Nel passato i giocattoli erano di legno o di pezze,
                  la fantasia volava riempiendo i vuoti e il domani.
                  Le bambine vestivano e battezzavano bambole
                  con nomi che la loro fantasia di giorno sognava.

                  I bambini ricchi con dei vecchi cerchi di biciclette
                  correvano per le strade spingedoli con bacchette.
                  I poveri giocavamo con tappi di bottiglie di birra
                  come se fossero macchine facendo meraviglie.

                  Erano tempi di troppa miseria ma molta fantasia
                  che dava vita nelle strade strette di piccoli paesi
                  dove la guerra non era arrivata ma si piangevano
                  i morti ignoti e coloro che non fecero più ritorno.

                  Dopo quella seconda guerra chiamata mondiale
                  il mondo cambiò tanto dimenticando dolore e pianto.
                  In meno di un secolo la terra ha scalato molte vette:
                  non sappiamo se vivremo meglio o finiremo presto.
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                    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                    Ci sono giorni che il silenzio ci cade addosso
                    come un gran fardello caduto da stelle lontane
                    spedito da qualcuno che ci vorrebbe parlare
                    con messaggi che dobbiamo saper captare.

                    Il silenzio è come un bambino che dorme
                    in una piccola culla che la mamma muove
                    mentre i suoi pensieri leggono il suo cuore
                    carpendo voci per distruggere i suoi timori.

                    Il silenzio è carico di sogni e grandi progetti,
                    saperli ascoltare e farli maturare a tempo
                    è di coloro che sanno ascoltare il cuore
                    facendolo crescere in un contesto d'amore.

                    Maturare come uomini sotto una notte di stelle
                    vuol dire saper ascoltare e meditare in silenzio.
                    Ogni giorno nasce e muore nel nostro calendario:
                    tocca a noi saperlo leggere per per poter sognare.
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