Poesie inserite da GIUSEPPE BARTOLOMEO

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Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
Due alberi nel giardino, uno di olive verdi l'altro nere,
due colori nel mese di novembre guardando il cielo.
Gli uccelli vanno avanti e indietro mangiandole sui tetti,
mentre due tortorelle le beccano delicatamente a terra.
Due forme di mangiare sotto lo stesso cielo d'autunno,
due forme di guardare il mondo: dall'alto o dal basso.

Il giardino osserva, non parla, ma sente, ascolta e tace.
La luce avanza in questo mattino di luce novembrina,
il vento che da giorni taceva si è svegliato mormorando
avvisa i due ulivi di rallegrarsi: la pioggia sta arrivando.

Tremano leggermente le foglie alla luce tenue del sole:
alcune si lasciano trasportare allegre solcando l'aria,
altre preferiscono cadere a terra per essere baciate
dopo mesi di sospiri come una coppia di innammorati.

I due giovani alberi del giardino ogni giorno si salutano
aspettando i loro ospiti volanti che li solleticano sui rami
mentre fanno cadere come foglie secche varie lacrime
per ringraziare la terra che li nutre come una mamma.
Anche la natura ha occhi, orecchie, mani, piedi e cuore:
tutto quello che ha lo regala agli uomini e agli animali.
Composta lunedì 27 novembre 2017
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    È da mesi che aspetto una pioggia di diamanti
    cadere su ali del giorno che lentamente avanza
    nella mia caverna scavata di notte con le mani.

    Sento un fruscio scivolare nel cielo notturmo
    a odore di cioccolato caldo venuto da lontano:
    sarà la cupa voce della notte che vorrà parlarmi?

    Ascolto i passi della pioggia giocherellare sui tetti
    di vetri colorati che di notte giocano a nascondiglio
    per non disturbare il sonno di uomini già anziani.

    Ascolto delle voci senza età che cantano dei versi
    che sentivo da ragazzo recitare vicino al focolare:
    "la pioggia non bagna..., quando il cielo è blu".

    La pioggia continua a battere forte nella memoria,
    i diamanti si trasformano in stelle con fili d'argento:
    un bambino le raccoglie e lancia un bacio contento.
    Composta mercoledì 8 novembre 2017
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      Si scoprono nella penombra che scende nella lunga sera
      le voci nostrane che riempiono i vuoti di ore di puro silenzio
      appassite, mute e legate a fili elettrici leggendo messaggi
      inviati da telefonini morti di paura e rauche voci da lontano.

      Non si fa in tempo a leggere il lungo rosario giornaliero
      che ci cade addosso come massi in valanga e con neve.
      La libertà è morta da quando i WhatsApp ci bombardano
      con la loro voce stridula o imitando un tremolio di anziano.

      I giornali di un tempo si perdono in pattumiere giornaliere
      perché il tempo è diventato zoppo e gli squilli sono troppi.
      Un domani le dita dei futuri umani saranno lunghi tentacoli
      che battono lettere dell'alfabeto senza voci e senza volti.

      L'amicizia si sostiene con voci e parole racchiuse nell'etere
      senza un bicchiere di vino e qualche brindisi nato d'improvviso.
      Sarà perché io sono vecchio e non riesco a vivere il momento:
      dispiace che il tempo fugge e gli amici sono sempre più pochi.
      Composta mercoledì 6 dicembre 2017
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
        Siamo all'inizio di un nuovo umano millennio:
        guardiamo indifferenti come cadono molti altari
        dietro colpi di una lenta rivoluzione pseudo laica
        che non crede in Dio e nemmeno in un domani.

        Stanno cadendo simboli come fragile cartapesta
        in questo nostro mondo pieno di uomini scontenti
        e donne che cercano lavoro più che essere madri
        dimenticando che sono loro le chiavi del domani.

        Per fortuna su spiagge che molti riteniamo deserte
        vive gente con cuore limpido e occhi nelle alte stelle
        dove i bambini sognano ancora con fiabe senza lupi,
        con fiori caduti dal cielo insieme a baci d'innamorati.

        Se ci amiamo potremo costruire un nuovo millennio:
        dovremo seminare nuovi ideali dove sbocci l'amore,
        eliminare l'estrema povertà sulle strade dell'uomo,
        capire che siamo uguali senza padroni né schiavi.
        Composta martedì 27 dicembre 2016
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          Ho paura di navigare sulle alte e chiassore onde del mare
          quando mi sento sbattuto dall'acqua arata da forze giganti
          che spingono contro un cielo oscuro senza stelle accese
          la mia nave che si tuffa con la sua prua verso abissi neri.

          Il grandioso mare che abbraccia la nostra bella madre terra
          è un bel sommerso caleidoscopio nelle mani del dio Nettuno
          che si diverte nelle sue immersioni con pesci strani e colori.
          È il più bel museo nascosto che noi uomini non conosciamo.

          Navighiamo su questa immensa massa d'acqua ogni giorno
          ascoltando senza fiato i canti delle classiche sirene d'Ulisse,
          i sogni di molta povera gente che scappa da guerre fratricide,
          i pianti di bambini, madri e vecchi ingannati da veri disonesti.

          Ho paura di navigare su queste acque immense piene di morti
          dove gli scheletri parlano senza mai avere una umana risposta.
          Tutti noi viventi dovremmo fare un grande esame di coscienza
          ogni volta che ci bagniamo in questo immenso cimitero vivente.
          Composta lunedì 1 gennaio 2018
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            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            Si ferma il cuore a mezzanotte
            l'ora delle anime perdute,
            coltelli che gelano la schiena
            donne che ascoltano le ombre
            nella nuda sera.

            La delinquenza matura nelle tenebre
            la religione si trasforma in setta,
            i morti in zombi nella foresta,
            i riti in liturgie funeste
            con statue senza testa.

            I crocicchi sono fonti di tabù
            per popoli che temono l'universo
            racchiuso in simboli oscuri
            che scoppiano di notte
            quando gli occhi sono chiusi.

            Chi domani siederà in cattedra?
            l'occidente con la ragione
            l'oriente con la sua mistica
            o l'Africa dei crocicchi?

            Il tempo risponderà domani
            a noi uomini di creta
            che solo pensiamo ai soldi
            in banche senza cuore
            né preghiere.
            Composta martedì 19 settembre 2017
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              Il freddo è sceso dalle alte montagne e dal cielo
              cercando di consegnarmi all'alba un messaggio
              appeso a fili di luce racchiusi in pezzi di ghiaccio
              dove sono raccolti i tanti colori di un arcobaleno.

              Mi spia dal mio balcone semiaperto alla poca luce
              un venticello che sembra accarezzarmi silenzioso
              affinché capisca che mi vesta di panni di pura lana
              se voglio sopravvivere all'attesa bellezza della neve.

              Vedo lontano le cime bianche dei Pireni salutarmi
              invitandomi a salire in alto per comprendere il cuore
              di questo mondo che soffre per non abbandonarci.
              Ogni tanto fa bene essere pellegrino sulle alte cime.

              Il freddo lentamente penetra nelle mie vecchie vene
              dove scorrono i sogni di gioventù e nuove chimere.
              La vita in questo mondo solo vive e respira al sole
              mentre la morte ci prepara col freddo al vero amore.
              Composta giovedì 30 novembre 2017
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                Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                Sulle pietre del cammino che spesso mi porta al laghetto
                ho visto varie macchine pesanti andare avanti e indietro
                per abbellire e rendere più agevole questa via campestre
                dove di giorno c'incontriamo insieme cani e altri animali.

                Anche il mio cane si è fermato attento a guardare le ruspe
                che fischiettavano allegre mentre spianavano la dura terra.
                Il cielo limpido e il vento gelido di dicembre ci osservavano
                come noi avanzavamo sul nuovo cammino che ci ospitava.

                Le impronte delle scarpe nuove o vecchie sono le stesse
                ma mi guardano con un sorriso nuovo sotto lo stesso cielo.
                Vedo solo delle formiche girovagare in cerca della loro tana
                perduta sotto la nuova cappa schiacciata da rulli loro bara.

                Così è la vita che portiamo avanti con gli anni che ci maturano:
                le pietre spesso ci fanno inciampare per farci ricordare chi siamo.
                La polvere ci benda gli occhi per comprendere un po' le tenebre,
                mentre i rumori forti spesso ci aprono le orecchie al puro silenzio.
                Composta martedì 10 ottobre 2017
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                  Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                  È arrivato d'improvviso il signor freddo dell'inverno
                  invadendo senza preavviso i dolci mesi dell'autunno
                  ricchi di odori, di sapori di fruta matura e vino nuovo.

                  In fretta cercando cappotti e cappelli chiusi in armadi
                  con naftalina o altri odori strani siamo usciti al vento
                  che colpisce come spilli il viso oscuro di noi mortali.

                  Il freddo non rispetta il bell'autunno con i suoi colori
                  né i tanti calendari umani di 12 mesi e quattro stagioni:
                  l'inverno è come l'uomo spesso dimentica dove si trova.

                  La nostra vita si adatta al tempo, al vento e alla pioggia
                  ma quando arriva il freddo abbiamo timore del raffreddore,
                  non vogliamo perdere il grido di voce forte e ancestrale
                  per non essere ridicoli nel lavoro o difronte al nostro cane.

                  Il freddo è spesso amico dell'uomo: senza puzzo né odori.
                  Spesso però ci aiuta a riflettere chiusi dietro una finestra:
                  le buone idee le spazza il vento mentre il freddo le conserva.
                  Composta mercoledì 15 novembre 2017
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                    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                    La pianta di gelsi ha perduto tutte le foglie
                    che l'hanno abbellita nei caldi mesi estivi
                    dando rifugio a passeri, bruchi e farfalle
                    in cerca di ombra e di cibo per loro e i figli.

                    Questo mattino fresco del mese di dicembre
                    tre bambine passano il tempo pestando foglie
                    secche che parlano con il loro crepitio al sole
                    mentre le carezza dopo una notte di sogni d'oro.

                    Si rincorrono come le ombre delle nuvole nuove
                    che s'intrecciano con quelle delle bambine in gioco.
                    L'infanzia è una età dai riccioli che ogni mamma
                    carezza con delicatezza specchiandosi contenta.

                    La pianta dei gelsi si rinnova perdendo le foglie
                    in attesa della nuova primavera piena di colori,
                    mentre le bambine danzano sulle foglie secche
                    in attesa di essere adulte sotto un cielo di fiori.
                    Composta giovedì 30 novembre 2017
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