Poesie inserite da GIUSEPPE BARTOLOMEO

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Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
I cani abbaiano salutando le prime luci del giorno
mentre i merli già picchiano l'erba nel mio giardino
prima che il gatto del mio vicino li faccia fuggire.

Vedo i passerotti saltellare contenti sui rossi tetti
mentre le colombe appollaiate sui rami dei platani
tubano per rispondere al richiamo delle loro vicine.

Lo stridere brusco di una saracinesca arrugginita
rompe i primi raggi di sole che sbocciano all'alba
mentre la dolce bimba della casa accanto piange.

Sono le carezze del nuovo giorno che si sveglia
mentre il sole sta superando la linea dell'orizzonte.
Inizia lentamene la vita su queste strade del borgo.

Non mi resta che aprire gli occhi e salutare il giorno
che mi richiama con un raggio di luce dalla finestra.
Continuo con allegria la bella lunga marcia della vita.
Composta giovedì 31 agosto 2017
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

    27 agosto di ogni anno

    Un sottile odore di ozono, una pioggerellina fina
    due bei baci, uno di mia figlia l'altro di mia moglie,
    sono i due regali più sinceri per il mio compleanno
    in questo mese di agosto afoso che sta per finire.

    Il tempo passa fuggendo cavando le umane rughe
    sul mio volto che si va adattando alle nuove forme
    che la vita scolpisce sulla nostra carne di ora in ora
    per essere uomini pronti e maturi per l'ultima dimora.

    Cadono leggere le gocce per non rovinare i miei fiori:
    rose rosse vellutate di ricordi venuti da anni passati
    in zone del mondo che solo il cuore odora in silenzio
    ripassando calendari vissuti e visi di persone allegre.

    Il compleanno che sboccia puntuale senza sbagliare
    è l'unico amico sincero che ci invita sempre a sognare.
    Non ci dirà mai bugie né ci programmerà nuovi piani,
    saremo noi soli a festeggiare il nostro ultimo domani.

    L'essenziale è essere se stessi tutti i giorni dell'anno
    per captare gli odori nascosti lungo l'umano cammino
    dove neve, pioggia, vento, freddo e calore ci maturano
    per essere solo noi stessi sia da bambini che da vecchi.
    Composta lunedì 31 luglio 2017
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      Un domani vivremo ai margini di un deserto fiorito
      dove i bambini potranno giocare con l'arcobaleno
      toccandolo con piccole manine dai bei colori umani
      facendo un gran girotondo prendendosi per mano.

      Il futuro dei nostri figli potrebbe avere un bel mondo
      se tutti i genitori fossero coscienti di essere uomini
      nati per essere educatori con sapienza e pudore.
      L'avversario non esisterebbe se fossimo dei signori.

      Vivere è un dono che abbiamo avuto da chi si ama.
      Non si può uccidere l'amore senza scatenare guai.
      Vivere in pace la propria vita è il grande dono divino
      consegnato agli umani per maturare il nostro destino.

      Sogniamo ad occhi aperti con il cuore nelle vuote mani
      se vogliamo una terra nuova senza essere condannati.
      Non siamo attori di cronache nere ma dei poveri umani:
      amiamoci per non uccidere l'amore di chi ci ha creati.
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
        Non saremo marionette in mano di coloro
        che muovono l'altrui sipario a loro favore
        muovendosi in mari pieni di vere burrasche
        senza sogni che fioriscano in notti a colore.

        A volte le marionette fanno anche riflettere
        su come dobbiamo dirigere la nostra barca
        nei giorni che gli occhi hanno la nera benda
        che chiudono i nostri pensieri in una tenda.

        I cammini della vita li tracciamo noi stessi
        guardandoci intorno senza perdere la meta
        decisa con la mente e racchiusa nel cuore:
        siamo stati chiamati a raggiungere la vetta.

        Mai saremo marionette se abbiamo la testa
        che educhiamo con sforzo e bravi maestri.
        I nostri giorni potranno essere lunghi o corti
        ma saranno pieni di vero amore e di conforti.

        Sappiamo essere sempre noi stessi nella vita
        perché i giorni sono corti e i sogni spariscono.
        La gioventù appassisce come una rosa recisa
        ma i sogni realizzati sbocciano e non periscono.
        Composta lunedì 31 luglio 2017
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          C’è gente che ogni giorno cammina su ferro spinato
          sognando di giungere in paradiso in cerca di piaceri
          con centinaia di donne vergini vestite di lino bianco
          ma loro con occhi strani e mani sporche di sangue.

          A che serve lavarsi le mani e i piedi prima di pregare
          quando Dio nasconde il suo volto per non guardare,
          perchè molti bussano alla sua porta uccisi da mostri
          con faccia umana ma con cuore e occhi di  animali?

          Il terzo millennio sta germinando con odio e violenza,
          linfa fatale che non vuole la guerra ma elimina fratelli,
          bambini, vecchi e mamme, solo per essere credenti:
          quante nere ombre ambulanti si ritengono innocenti.

          Camminiamo sul bordo di un precipizio senza fondo
          dimenticando che siamo tutti figli della stessa madre
          con lo stesso cuore che ci fa amare e dimenticare:
          non ci resta che vivere insieme per amare e sognare.

          I giorni che abbiamo a dispozione nel nostro calendario
          sono troppo pochi per maturarci e salire sulla montagna.
          Dio ci aspetta nel suo silenzio pieno di tutti i nostri ricordi:
          non chiederà se siamo cristiani o musulmani, ma UMANI.
          Composta mercoledì 4 ottobre 2017
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            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            Arriverà il giorno che gli abitanti di questo pianeta
            dal primo all'ultimo nato o morto sotto questo cielo
            alzeremo la bandiera con la colomba della pace:
            all'alba di una nuova pagina di vita senza strage.

            Non conosceremo coltelli, bombe, spade e fame
            ma solo campi coltivati e moltissimi fiori profumati.
            I bambini giocheranno da soli con leoni e leopardi,
            noi vecchi non avremo più reumatismi né lamenti.

            Non ci saranno più pochi ricchi e moltissimi poveri
            ma saremo tutti uguali, con una sola grande banca
            che riceverà da tutti e a tutti darà una paga uguale:
            cieli e terra nuovi ci faranno vivere senza sbagliare.

            Tutti noi avremo un unico Dio che ci guiderà dall'alto
            mentre le sue leggi saranno scritte sulle nostre mani.
            Visiteremo tutti i luoghi mai visti del nostro bel pianeta
            volando nel cielo come farfalle ricamando nuova tela.

            I nostri sogni saranno un domani una grande miniera
            di utopie umane mai raggiunte iniziando una nuova era.
            Cominciamo da oggi a liberarci di tante inutili zavorre
            per costruire l'uomo nuovo che abbandona la sua torre.
            Composta mercoledì 4 ottobre 2017
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              I futuri pilastri di questa nostra piccola terra
              saranno le montagne che svettano nell'azzurro:
              la loro voce sarà l'eterno vento che le accarezza.

              I loro colori sono le nostre due splendide pupille,
              sari di seta pura che avvolgono tenui il loro cuore
              perché vivino per richiamarci a salire con stupore.

              Sono esseri viventi come noi, forando il cielo,
              abbracciando le nuvole a volte bianche o nere
              che le baciano o le lavano da mattina a sera.

              Alcune sono ricamate con verdi boschi e muschio,
              altre hanno sempre un gran cappello bianco di neve
              che come sirene incantano tutti invitandoci a salire.

              La nostra montagna ha il suo ritmo di vita e di morte,
              ha un cuore grande che palpita con il sangue di lava,
              le sue vene sono fiumi e ruscelli che rivivono nel mare.

              I veri pilastri di questo piccolo pianeta in cui sogniamo
              siamo noi uomini che dalla nascita alla morte l'amiamo:
              è la nostra culla e la nostra bara, la patria in cui viviamo.
              Composta lunedì 31 luglio 2017
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                Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                Nell'afa soffocante di questo pomeriggio di Agosto
                si è fermato il tempo all'ombra di una fila di cipressi
                che mi chiude l'orizzonte solcato da colline in ombra.

                Sui tetti delle case con tegole rosse brillano comignoli
                lucenti che il sole accende come fossero vicine stelle.
                Non ci sono ali di colombe o di nere piccole rondinelle
                che cinguettino inseguendo l'invisibile cibo del giorno.

                Tutto tace per non rompere il caldo silenzio di quest'ora
                pieno di luce solare che riposa in cuori di uomini rinchiusi
                in case nuove con aria fredda che loro hanno inventato.

                Le corte ombre della luce lentamente si vanno allungando
                seguendo la sera che avanza spingendo il sole più lontano,
                mentre una soave brezza fa muovere le foglie con carezze
                di ali di esseri celesti che ci spingono a vivere in pienezza.

                Tra la realtà dei giorni cotti sotto il sole e baciati dalla luna
                andiamo maturando come il grano che ondeggia con il vento
                alzando lo sguardo al cielo per ricordarci che siamo eterni.
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                  Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                  La luce del giorno inizia a perdere i propri toni e forza
                  calando leggermente sul limite infinito dell'orizzonte.
                  Le cicogne ritornano tutte insieme battendo le loro ali,
                  ogni tanto si lasciano portare dalla calda corrente d'aria
                  che dal vicino fiume le riporta sazie alla loro grande casa.

                  Le poche nuvole si tingono di colori mai visti nel giorno
                  per accompagnarci su placide onde nella culla notturna
                  che ci aspetta silenziosa nascosta negli angoli della notte.
                  La luce si va diffuminando sui vecchi muri delle alte case
                  mentre si accendono i lampioni per illuminare nuovi sogni.

                  In fretta ci sediamo sul balcone per carpire un fantasma
                  che si adagia silenzioso sulle ultime ombre che avanzano.
                  Noi siamo i guardiani della quiete silenziosa che germoglia
                  racchiusa in messaggi di visioni eteree e grappoli di ombre:
                  la notte è l'ombra del giorno che ci avvolge in verde foglia.

                  Fra le stelle che ci coprono come fossero sorelle del tempo
                  diamo l'ultimo sguardo al cielo per chiudere l'ultima finestra.
                  Nel buio della stanza da letto diamo l'ultimo tenero sguardo
                  alle ombre che lentamente vanno morendo nei nostri occhi:
                  ascolto l'intimo ritornello umano salutando le stelle e la notte.
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                    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                    Il vento soffia a intermittenza in questo pomeriggio sereno
                    mentre io leggo un romanzo spagnolo, che mi porta in giro
                    dal polo al deserto, che ha il bel titolo "le finestre del cielo".

                    Osservo le foglie che si muovono dietro i vetri del balcone
                    mentre le tortorelle si posano leggere su una pianta di gelsi
                    che immobile, s'innalza nel giardino, mi guarda e mi sorride.

                    Il giorno sta arrivando, vecchio come me, al suo bel tramonto
                    tappezzando il cielo di colori forti e tenui muovendoli col vento
                    che lentamente dà il suo addio sia agli uomini che agli uccelli.

                    Un tocco di campane della bella chiesa barocca del mio borgo
                    mi richiama a un gioco dell'anima che vive di silenzi e rintocchi.
                    Mi inebrio di dolcezza sentendo una mano celeste che mi tocca.

                    Il vento canta la sua nenia sulle foglie tremule del glicine azzurro
                    sospeso in alto che sporge dal balcone sul piccolo caro giardino
                    in attesa che anch'io spicchi il volo con l'anima leggera e pulita.
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