Poesie inserite da GIUSEPPE BARTOLOMEO

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Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
Il vento ha rapito con violenza le nuvole bianche
che vestivano il cielo azzurro del mese di luglio.
Ha deciso che in questo piccolo verde angoletto
deve avere erba verde e moltissime foglie secche.

Il soave vento si diverte a muovere le piccole foglie
facendole ballare o giocare con estrema dolcezza
sul muro di pietre bianche dipinte con ali di farfalle
quando arriva l'ora che il giorno muore con tristezza.

Cosa sarebbe questo pianeta terra senza il vento?
Le nostre alte montagne intagliate nel cielo azzurro
il gran mare con le belle onde in continuo movimento
i nostri volti scolpiti da raffiche nel crudo inverno?

La vita dell'uomo non è una barca portata dal vento,
non è una foglia secca che danza nell'aria senza senso,
non è un bel fiore che nasce, cresce, si odora e muore.
È un sogno fatto carne di un Dio libero come tutti noi.

Facciamoci trasportare dal vento leggero della brezza
su ali di angeli nascosti in nostra ombra che non vediamo,
dalla bianca neve che cade tranquilla sulle nostre teste
in attesa di essere uomini veri in un nuovo mondo in festa.
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    Adesso è nonna, cammina curva poggiata al bastone
    con gli occhi fissi sul marciapiede per non cadere.
    Il cielo biancastro la copre con un velo da sposa
    sapendo che suo marito è morto lasciandola sola.

    Quand'era giovane dipingeva il suo futuro di rosa
    ma poi venne la guerra e i sogni caddero a terra
    insieme alle bombe, alla fame e nera incertezza.
    Il suo cuore non cedeva guardando dalla finestra.

    Un giorno verso sera sposò il suo uomo che amava.
    Vennero figli e figlie come fiori freschi di primavera.
    La prima la chiamarono allegria e l'ultimo benedetto
    vivendo come famiglia cristiana unita sotto un tetto.

    Lei stava sempre in casa con i figli per farli grandi
    mentre lui lavorava di giorno e a volte pure di notte
    per portare il pane quotidiano e spaventare la fame.
    Erano altri tempi quelli vissuti insieme sotto le stelle.

    Passarono gli anni, i figli crebbero, arrivarono i nipoti,
    il peso degli anni, le rughe del volto e sogni non risolti.
    Tutti abbiamo avuto da piccoli il dolce nido della mamma:
    oggi lei è rimasta sola e curva con il peso dei suoi anni.
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      Sui cigli del tramonto camminiamo ogni sera
      per ascoltare quelle voci nascoste nei colori
      del giorno che muore per rinascere altrove
      regalando raggi di sole e una nuova aurora.

      Sono gli estremi di una nostra umana giornata
      che nasce con il sole del mattino senza rumore,
      ci veste di luce, colori, nuvole bianche e nere.
      Poi ogni sera ci accarezza e ci chiude le finestre.

      È il nostro cammino pieno di molte gioie e dolori
      respirando i profumi che ci regalano i molti fiori
      che nascono, crescono e muoiono intorno a noi
      mentre riempiamo il giorno di pioggia e di sole.

      La giornata di noi uomini è piena di molti semafori
      i cui colori sono stampati nei nostri occhi e cuori,
      mentre le nostre donne maneggiano molto meglio
      il cuore, la mente, il tempo e i maschili lamenti.
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
        Non ritorneremo a bussare alla porta:
        non c'è più nessuno che ci apra.
        È l'ora del nostro ritorno.

        L'ascensore si è fermato al quarto piano:
        dove si sentiva l'affanno affaticato
        di una vecchietta che viveva sola,
        con l'abbaiare stanco di un cagnolino
        e il telefono che raramente squillava.

        Non ritorneremo a bussare alla porta:
        il riscaldamento è ormai spento,
        la televisione è rimasta muta,
        la radio a pile ha perduto la voce,
        le bianche finestre sono chiuse.

        Non ritorneremo a bussare alla porta:
        nessuno aprirà, nessuno sognerà.
        L'uccello chiuso nella gabbia
        è stato liberato nel cielo azzurro.

        Addio, signora del quarto piano:
        la festa della vita ti accompagni
        sui sentieri senza più orizzonti
        che pregando tu sognavi.

        È rimasto un grido di gioia nell'aria:
        un'ombra di una anziana signora
        si allontana nella luce del giorno:
        anche la nostra viaggerà un domani.
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          Quando il tempo si ferma ritornano le illusioni
          che galoppano su luna nuova senza far rumore.
          I cardi e le ortiche nascono nelle ore morte
          mentre la gioia nasce su sentieri pieni di odore.

          Gli splendidi fiori delle cicorie silvestri salutano
          il giorno che nasce sulla bianca luce del mattino.
          I loro petali azzurri sono il riflesso dei miei occhi
          o giochi e fantasie del signore nelle sue ore morte?

          Il tempo non ha inizio né fine se ascoltiamo il silenzio
          rintanato negli angoli oscuri di ombre nate nel vento.
          È inutile guardare l'orologio o sfogliare il calendario,
          è meglio apprendere a leggere il tempo e ascoltare.

          Quando sappiamo ascoltare muti il silenzio delle ore
          maturano le illusioni, fuggono le ombre, parla il cuore.
          Solo allora sapremo prendere ottime sagge decisioni
          uscendo dagli oscuri labirinti dove non sboccia il fiore.
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            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            La nostra terra respira da sempre l'azzurro del cielo
            che si specchia e riflette nelle libere acque del mare.
            I suoi polmoni sono il verde delle piante e dei boschi,
            i suoi custodi gli uomini generosi che aprono i solchi.

            La terra è uno scrigno pieno di timori, sudori e amori
            di gente di tutti i colori che coltivano fiori nei cuori.
            Ci sono anche mascalzoni che si credono suoi padroni,
            ma lei, come buona madre, tutti riceve senza rancori.

            È la casa di gente allegra, sincera, triste e piagnucolona,
            lei respira con la loro bocca, si lava con la stessa acqua,
            si veste sempre con stoffe nuove, ma senza pezze a colori.
            Ogni tanto anche lei si arrabbia e allora gli uomini piangono.

            Rispettiamo come figli questa nostra amata terra madre
            che ci offre sempre da mangiare sia in terra che in mare.
            Salutiamola quando sorge il sole e a sera quando riposa.
            Baciamola ogni aurora regalandole un arcobaleno di cuori.
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              Alla fine del primo millennio cristiano
              si sono distrutti molti templi e altari
              seguendo pseudo rivoluzioni laiche
              senza il vero Dio con un volto umano.

              Sono caduti i simboli di cartapesta:
              compassi, fasci, tiare, falci e martelli.
              Gli uomini stanchi delle loro guerre
              studiano per creare nuovi inventi.

              La terra non basta per l'uomo adulto:
              atterrizza incerto sulla bianca luna,
              visita pianeti con occhi ancora umani
              in cerca di esseri per poter cantare.

              Nel cielo ci saranno spiagge deserte
              senza lupi, né orchi o umane tragedie.
              I nuovi uomini che popolano lo spazio
              spero che siano bambini senza pianto.

              Politici, militari e ladri non avranno ali,
              né armi, né bombe, né soldi da rubare.
              I bambini giocheranno con le stelle
              gli adulti vivranno l'amore fraterno.

              Alla fine di questo secondo millennio
              forse anche i preti avranno una donna.
              Questo nostro vecchio e strano mondo
              non avrà più vergogna della sua storia.
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                Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                Uscivano nella notte vergine
                gli spiriti danzanti della foresta.
                Saltavano con le lunghe ombre
                sotto la pallida luce delle stelle.

                Il fuoco scoppiettava con le grida
                delle giovani mamme danzando
                per le figlie già diventate donne
                lasciando la pubertà nell'ombra.

                Come il fuoco che non muore
                sotto la cenere che lo copre
                così l'Africa canta la sua gioia
                aspettando la nuova aurora.

                I tamburi inebriano il silenzio
                con ritmi e miti nati nella notte.
                Il tempo in cui vissero i loro avi
                lo toccano col cuore e le mani.

                Le figure danzanti nella notte
                sono statue di ebano puro,
                sono movimenti di bellezza
                al ritmo mitico della luna.

                Escono dalla foresta umana
                le grida chiuse nelle maschere:
                sono i sogni e le grandi illusioni
                chiusi nei loro cuori con canzoni.
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                  Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                  Beati siamo noi che leggiamo l'alfabeto della vita
                  seguendo con gli occhi e alcuni anche con le dita
                  quello che qualcuno ha scritto su tanti codici antichi.

                  Abbiamo appreso a leggere da maestri o maestre
                  gente buona e onesta che ci preparavano alla vita
                  senza scioperi o soprusi amandoci come loro figli.

                  Quante cose abbiamo appreso dalla storia antica,
                  i viaggi erano fantastici leggendo carte geografiche,
                  la matematica si cantava sommando o restando.

                  A questi antichi maestri di vita e di vera dottrina
                  dobbiamo il nostro amore alla patria e alla famiglia.
                  Per loro innalzo un monumento di puro sentimento.

                  Spero che i moderni maestri dei nostri futuri bambini
                  continuino a insegnare l'alfabeto per leggere la meta
                  senza bugie iniziando dalla prima A fino all'ultima Zeta.

                  Da bambini la vita è vista come un gioco all'infinito
                  quando i giorni passano svelti giocando e insegnando.
                  Da vecchi ritorniamo all'infanzia per morire sognando.
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                    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                    L'umanità attende da sempre un ramo d'olivo
                    portato nel becco da una bianca colomba
                    su tutti i televisori accesi del nostro mondo.

                    Arriverà questo domani non molto lontano?
                    L'ora della pace è sempre bella sia di notte
                    che di giorno, quando siamo svegli o si dorme.

                    La pace l'abbiamo distrutta per secoli assassini
                    noi uomini vestiti di ferro e l'anima a brandelli.
                    La pace è un fiore che nasce dal cuore di fratelli.

                    La pace vive sulle alte vette bianche della terra,
                    lungo i fiumi e ruscelli limpidi senza detergenti,
                    in caverne dove la brezza del mattino è eterna.

                    Verrà il giorno che i leoni ruggiranno nella foresta
                    giocando con i bambini a nascondiglio con l'agnello
                    mentre il falco perderà i suoi artigli sotto le stelle.

                    Domani gli uomini vivremo tranquili senza guerre,
                    all'occhiello porteremo un rametto verde d'olivo,
                    nei cuori la gioia di essere tutti finalmente fratelli.
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