Le migliori poesie inserite da Giuseppe Catalfamo

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Scritta da: Giuseppe Catalfamo

Emilia

Sbaglio non fecer i genitori tuoi
al nome darti alla venuta luce.
Perch'impersoni quell'Ital terra
per gentilezza e bontà, detta Dotta.

Nobil Emilia ch'in terrena vita
niun sacrificio ti scoraggia,
nell'assolver quei doveri sacri
per la tal fede che professi insegna.

Di Cristo insegnamenti osservi
nel lenir l'altrui sofferenze
con sentimento, amor e affetto
ripudiando qualsiasi compenso.

Tal sublim esempio fosse eseguito
da tutti color che sù terra vive
à miser che fatal destino impose
quelle ferite sarebbero guarite.
Composta giovedì 19 luglio 1973
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    Scritta da: Giuseppe Catalfamo

    Pit-bull

    Bauciao, tu devi essere il mio papà.
    Che strano questo mondo, poco più grande di me,
    perimetrato da sbarre, è un tuo dono.
    Grazie papà, qui fa freddo.
    Fortunatamente tu mi copri con un sacco
    riscaldandomi a bastonate.
    Grazie e scusa se non riesco a ringraziarti
    ma ho le costole che dolgono, non respiro.
    Dolce papà, non ci fossi tu che curi il mio look
    tagliandomi orecchie e coda, sarei bruttino, vero?
    E che buone queste pastiglie che dai come cibo
    buon sapore e poi mi eccitano tantissimo
    danno vivacità e ferocia direi "innaturali".
    Che fortuna avere un papà-amico.
    Amico, per te farei qualsiasi cosa.
    Devo ringraziarti per avermi portato in questo prato
    tanto verde, molta gente e che bello, miei simili.
    Vuoi che combatta con questo mio fratello?
    Per te, amico, tutto.
    Scusa amico, mi ha morso alla gola
    perdo molto sangue
    con la zampa mi ha staccato un occhio.
    Amico-papà dove sei, non ti vedo.
    Scusa è colpa mia se un occhio è fuori dal bulbo
    se l'altro è coperto di sangue.
    Amico, ti sento, sento che sei arrabbiato.
    Scusa se sanguino, dopo tutto quello che fai per me.
    Questo mio simile mi ha lacerato il petto, sangue.
    Che vergogna e tu che credevi in me.
    Scusa amico se non riesco a muovermi.
    Papà sento la tua rabbia, che hai perso molti soldi.
    Perdonami, non sento le zampe, perdonami.
    Non riesco a venire da te per consolarti.
    Amico, non lo vedi ma non è solo sangue negli occhi.
    Ci sono anche lacrime per te.
    Potrai mai perdonarmi!?
    Muoio qui, in questo prato, ormai rosso del mio sangue.
    Piango, non ti sento più.
    Ma so che verrai a darmi l'ultima bastonata
    sei sempre stato così buono.
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      Scritta da: Giuseppe Catalfamo

      Canzoni e poesia. Battiato.

      Risveglio di primavera la stagione dell'amore aspettando l'estate strani giorni
      stati di gioia.
      Una notte speciale
      segnali di vita di passaggio
      amore che viene amore che vai.
      Che cosa resta?
      L'oceano del silenzio, l'ombra della luce
      quello che non so di te.
      Il vuoto.
      La musica muore, e più ti amo.
      Tutto l'universo obbedisce all'amore
      te lo leggo negli occhi perduto amore.
      E ti vengo a cercare... voglio vederti danzare.
      Casta diva tra sesso e castità.
      Come un sigillo la porta dello spavento supremo
      ed io tra voi.
      Ritornerai?
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        Scritta da: Giuseppe Catalfamo

        Piccolo Fiore

        Anima nera, di pece,
        non percepisce ribrezzo
        palpando il suo odore.

        Non conosce ragione,
        sconosciuto l'amore,
        invisibile, falso alone.

        Come il mare la notte,
        recide un piccolo fiore
        indifeso e raggiante.

        Ho cucito lacrime di Bimbo,
        con un filo sottile di speranza,
        da occhi rigogliosi mantecato.

        Che il filo renda al fiore la speranza,
        partorendo ruvida corda,
        anelando gorghi di giustizia.
        Composta sabato 25 settembre 2010
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          Scritta da: Giuseppe Catalfamo

          Missioni

          Volare ancora due lustri
          questo chiedo alla Dea Nera.

          Per volare come il delfino
          che gioca col cerchio d'acqua.

          Affinché il mio volteggiare
          alla mia costola
          possa donare un mare.

          Poi.

          Nulla mi tratterrebbe
          nel venire da te
          al sole del tuo Brasile.

          Alzerei il bianco marmo
          come fosse quel lenzuolo
          che ti copriva finito l'amore.

          Finalmente mi coricherei
          al tuo fianco
          per sempre.
          Composta lunedì 13 dicembre 2010
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            Scritta da: Giuseppe Catalfamo
            Ogni fine ha avuto un inizio, la mia fine come inizierà e che senso avrà se tra inizio e fine non si è assaggiato, gustato, assaporato il più possibile delle cose... Assaggiare, anche per poi sputare e vomitare, gustare sino al punto di odiare un sapore assaggiare controvoglia per la cultura del sapere, sperimentare sino a sentire il palato impastato di sangue... Conoscere per scegliere, per esser libero e talmente ricco dentro da conquistare un'umiltà interiore tanto forte da non essere prosopopeico e supponente... solo saggio.
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              Scritta da: Giuseppe Catalfamo

              Canzoni e poesia. S. Rosso.

              Ma che ne sanno?
              Ho visto anche zingari felici, ma niente più.
              Ma dove andiamo dove vanno i ragazzi?
              Anche se fosse peggio bella è l'età
              domani è un altro giorno.
              Quello che mi resta?
              "La tana del sorcio" l'osteria del tempo perso libertà... e scusate se è poco.
              Odio chi... "miracolo italiano".
              Storia disonesta, non gioco più
              malati di Far West fiori del male.
              E allora senti cosa fò, vado via ragazza sola.
              Vado prendo l'America e torno.
              La nave và...
              a me mi piace vivere alla grande.
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                Scritta da: Giuseppe Catalfamo

                La vera puttana

                Altra luce ha il mondo se non ci sei, sbocciano scelte,
                sorrido alla gente, limpido, c'è l'orizzonte.

                Con te la punta delle mie scarpe è già una meta,
                tutto ovattato, sentimenti d'epiteliali tessuti, nessuno di seta.

                Questa volta l'ho turgido, è mesi che ti tengo in disparte,
                ma tu ghigni, mi conosci, ti ho lasciata cento e più volte.

                La mia bocca ti rivedrà
                la mia debolezza
                la tua bianca purezza
                mi ucciderà.
                Composta martedì 24 agosto 2010
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