Le migliori poesie inserite da Giuseppe Catalfamo

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Scritta da: Giuseppe Catalfamo

Ana, per gli amici

Trovandomi per Giosc ad omaggiare gli amici di Pensieri Parole
potrei far le fusa come un Gatto, decantando i Valii dei vari
De Luca, Crispoldi, Giusva, potrei sorridere alla simpatia
di Donatella, del Luciano, od osannare il mio preferito Jo Black.

Ma un Eclissi nella mente Scheggia di porpora i ricordi.
Un Toffali nel candido Marimare nel mio cuore
ed ecco il desiderio di rivivere una vera amica.
Complice nella vita, che da qualche Valle, alle Stremiz del cielo
certamente mi guarda e sorride.

Ana, per gli amici.

Incommensurabile Dana nella mia vita.
Pronunciarlo mi fà sentire un Prencipe,
d'altronde mi hai sempre eletto gran Cavalera.
Brunason i tuoi Capelli
Che Rubini e Ametista i tuoi occhi.
Hai vissuto in un 'mondò Di Pinto da Baron e pirati,
Valli D'Urso, molti carnefici, nessun Salvatore.
Pensare che per esser felice ti bastava un cuore, Panizza e farinata.

Nonostante il tuo Cannistra fosse colmo d'orpelli di gioia,
neanche il tuo santo Patruno poté alcunché.
Il tuo non esser mai Barbara ti ha riservato il destino di San Giorgio.

Dalla prima volta che il tuo sorriso incontrò la sua maschera,
lo eleggesti a tuo Davide di Donatello.
In realtà altro non era che un Kagib di Kabul.
Fantasticavi sulla tua vita immaginandoti attrice accanto a lui,
uomo famoso fra i 'pollicì del 'casalingò in scatola.
In realtà non era Gassman ancor meno Mastroianni,
più o Mehis un triste, squallido pollicino da tele Novelli senza Grazia.

Ti ricordo con le labbra unte e verdi
quando con l'immancabile radioso sorriso
divoravi il pesto di mia madre.
Tengo sempre un vasetto nel frigo,
è lì per te dolce Ana.
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    Scritta da: Giuseppe Catalfamo

    Ma chi... age?

    Quante cose dicevi di fare per me, amore mio.

    Dicevi che per ridurre la sensibilità "putanea"
    ti davi l'idrante' per aver la pelle morbida.
    Che per donarmi capelli fluidi allo sguardo usavi "Enea".
    Che pensavi a me accarezzandoti fino all'inguine mettendo i "collanti".
    Che ti piace quando guardo l'"autoreagente".
    Giocavi col riflesso dei tuoi occhi usando il "sorbetto".
    Che la "scoglionatura" era per omaggiarmi i tuoi seni.

    Amore, se vuoi far qualcosa per me vai a scuola d'italiano
    che dici un sacco di cazzate.
    Composta mercoledì 14 luglio 2010
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      Scritta da: Giuseppe Catalfamo

      Vitaccia

      Un pianto.
      Lo schiaffo.
      Il sorriso.

      I profumi.
      Gli ardori.
      L'immortalità.

      Il primo bacio.
      La passione.
      Che uomo.

      L'incidente.
      L'amico.
      Che muore.

      La vendetta.
      Sul mondo.
      Le manette.

      L'aurora.
      L'amore.
      Mio figlio.

      L'amico tradisce.
      L'amore scompare.
      Un funerale.

      Avanti, combatti.
      Il tumore.
      Che muori.

      Il cono di luce.
      Se in fondo c'è Lui.
      Non lo voglio vedere.
      Composta lunedì 6 settembre 2010
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        Scritta da: Giuseppe Catalfamo

        Babbo Natale

        Una notte da Babbo Natale
        per poter dal camino entrare.

        Vedere quell'uomo che scalcia il suo cane
        e dello stronzo, per gioco, farne un tizzone

        Una notte da Babbo Natale
        per poter dal camino passare.

        La mano serpente sul bimbo fermare
        portarla col resto, nel camino, a bruciare

        Una notte da Babbo Natale
        per narrare un solo finale.

        Cuccioli e infanti accarezzati da bimbi
        Genitori ed anziani tornati un po' acerbi.

        Albeggiare sornione da Babbo Natale
        per poter nel caveau, della Banca d'Italia, entrare

        Sacchi riempire di soldi, monili e gioielli
        per lustrarmi la casa, non più con semplici orpelli.

        Va bhè che sò "babbo"
        è Natale, mi battezzo Gabibbo.
        Composta venerdì 17 dicembre 2010
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          Scritta da: Giuseppe Catalfamo

          Man machine

          Nuovo mattino, macchina uomo accende i fanali.
          Ottani di caffè, incontro a soliti voli.

          Stondate finestre per tanti son chiuse, climatizzato è l'uomo fiero.
          Imponenti altri, gomito al vento, intonano tronfi - Un italiano vero-

          Chi poggia posteriori ruote in claustrofobici uffici.
          Chi, ghignando, stantuffa pistoni arrugginiti.

          Tramonto, è finita, ascensore, garage, che bella è la vita.
          Altri milioni sfumano benza-Non esce un buco, Madonna che sfiga-

          Ecco ch'è sera, via l'abito d'auto, l'uomo "normale" vuol fare l'amore.
          I più integrati, ancorché consumati, aggiungono olio, si fan tamponare.
          Composta giovedì 4 marzo 1943
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            Scritta da: Giuseppe Catalfamo

            Ho visto

            Ho visto
            e sentito respirare le colonne granitiche e marmoree
            di piazza De Ferrari.

            Ho visto
            una mano con tre dita affusolate
            che girava il mio cervello con un mulinello.

            Ho visto
            strade sterrate e buie di periferia
            illuminarsi ai lati con fasci di colorate luci.

            Ho visto
            cose più vere nelle falsità ipnotiche
            che incrociando occhi di tutti i giorni.
            Composta giovedì 30 giugno 2011
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